Campobasso, frazione di Santo Stefano: bollette del gas tra i duemila e i settemila euro. Tutta colpa della Eni

MARIACRISTINA GIOVANNITTI

E io pago” diceva Totò. In effetti nel caso delle bollette Eni che da 5 anni non arrivano, a pagarne le spese, per un errore della azienda di Stato, saranno i cittadini che si sono appellati alla Adoc – Associazione per la difesa e la tutela dei consumatori – di Campobasso.

Stangata per gli abitanti della frazione di Santo Stefano, alle porte della città. Una situazione che i cittadini denunciano da sempre senza avere riscontri: sono oltre 5 anni che nessuna famiglia ha ricevuto le mensili bollette del gas e nessun controllo dei consumi per tutto l’anno. Una zona della città inesistente per la Eni. Una situazione da pacchia – potrebbe pensare qualcuno – se non fosse che la magagna preannunciava un conto, prima o poi, da salasso. In effetti lo scorso anno, in occasione di alcuni lavori di installazione del Gpl in quella frazione, come per magia la società apre gli occhi e si rende conto che in quella zona usano gas senza aver avuto la possibilità di pagare. Succede così che vengono inviate delle bollette che vanno dai 2 mila ai 7 mila euro. L’Eni, però, avendo fatto un mea culpa per la situazione, da alle famiglie la possibilità di pagare in comode rate, oltre che la promessa di regolarizzare in quella zona l’invio delle bollette.

Nulla di tutto questo è avvenuto ma solo promesse da marinaio. Ai cittadini nessuna possibile rateizzazione di queste somme incredibili, nessun controllo nelle letture dei consumi e tanto meno – dallo scorso anno – arrivano bollette del gas a Santo Stefano. Ma stavolta i cittadini, pur di non pagare con i loro soldi errori di altri, promettono di procedere per vie legali.

“E’ una situazione assolutamente paradossale” sostiene Nicola Criscuoli, Presidente regionale dell’Adoc:Sino ad ora, del tutto inutile è stato ogni tentativo di conciliazione diretto a  sollecitare la società a provvedere a ricalcolare gli esatti importi, nonostante l’aperto riconoscimento degli errori”. “Oltre a ciò” continua Criscuoli “le fatture continuano a non essere emesse e gli utenti si troveranno a pagare conti sempre più alti”.

Se non ci saranno risposte in tempi brevissimi, l’Adoc è pronta ad adire tutti gli organi giudiziari per la tutela degli interessi dei cittadini interessati.

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