Storie di giovani: Manuela, il sogno dell’insegnamento e una vita da barista e cameriera

Manuela Pernatozzi

MARIA CRISTINA GIOVANNITTI

Il nuovo mondo dei precari coinvolge tutti: figli e padri, giovani ventenni e maturi cinquantenni. Una situazione lavorativa sparuta dove tutti sono schiavi dei contratti a progetto, di collaborazioni saltuarie, impegni temporanei e lavori in nero. Tra questi c’è l’enorme esercito delle nuove reclute dell’insegnamento: gli aspiranti professori e il loro tortuoso iter per avere una cattedra.

Nell’era dell’insegnamento 2.0 il sistema scuola, tra riforme e contro riforme, tagli e spending review sta implodendo. A questo si aggiunge anche l’impossibile reclutamento del nuovo corpo docenti. Non basta più solo una laurea in lettere per entrare nel giro delle supplenze: servono corsi di specializzazione, master, perfezionamento e Tfa. Chi più ne ha, più ne metta.

Chiusa la SSIS – Scuola di Specializzazione per l’Isegnamento Secondario – Mariastella Gelmini docet: l’unico canale d’immissione per l’abilitazione è il Tfa, un tirocinio con una retta di 2.500 euro e che, al suo primo ciclo, si è rivelato un calderone di confusione ed errori ministeriali da diventare tragicomico.

Ora ritorna: il II ciclo di immissioni è tutto on line sul sito CINECA, peccato che – come riferiscono all’ufficio CGIL Scuola di Campobasso – il sito è in allestimento per cui – il bando è attivo – ma bisogna aspettare, nonostante la scadenza sia il 16 giugno 2014. In Italia sono 170 mila i precari, di cui 2 mila molisani, tra questi 460 mila iscritti alle graduatorie d’istituto – per intenderci, quelle che permettono di fare qualche supplenza – ed oltre 10 mila ‘tieffini’ nazionali mentre in Molise si contano oltre 600 in corsa per i tirocini formativi.

Nell’esercito dei ‘nuovi prof.’ c’è Manuela Pernatozzi, over 30, una laurea magistrale in lettere moderne conseguita a Napoli con lode e vari corsi di perfezionamento e specializzazione accumulati in questi anni di ‘calma piatta’. Sogna di insegnare in futuro ed intanto, nel presente, si divide tra il lavoro di barista a Matrice e cameriera in pizzeria a Montagano.

Una vita da precaria, quali sono i pro e i contro? “Trovare dei pro alla vita da precari è davvero difficile! A pensarci bene, però, ho molto tempo per me stessa, posso dedicarmi alle mie passioni, lo sport e la lettura. I contro sono tanti: non sentirsi realizzati, non avere sicurezza economica, avere paura del futuro”.

Una laurea magistrale in lettere moderne. Cosa ti manca per essere una professoressa? “ Innanzitutto l’abilitazione per l’insegnamento che si dovrebbe conseguire grazie al TFA, un corso di specializzazione al quale si accede attraverso una dura selezione, e poi la possibilità di fare supplenze nelle scuole, “gavetta” fondamentale per accumulare esperienza e punteggio in graduatoria. Purtroppo l’esiguità delle risorse destinate alla scuola fa sì che si ricorra sempre meno ai supplenti”.

Secondo te, cosa hai fatto “per non meritare” ancora una cattedra? “Forse non mi sono adeguata ai tempi. Ciò che intendo dire è che pensavo bastasse la laurea in lettere per iniziare il classico percorso verso l’insegnamento: supplenze,concorso,cattedra. Poi mi sono scontrata con la realtà (che negli ultimi quindici anni è profondamente cambiata), e ho potuto vedere che attualmente è molto difficile essere chiamati per una supplenza e bisogna essere davvero competitivi, se si vuole lavorare si deve puntare ad essere dei numeri uno in tutti i campi e per essere un numero uno è necessario frequentare corsi di specializzazione,master, fare tanti sacrifici e studiare,studiare, studiare. Occorre uno studio “matto e disperatissimo”. Ero convinta che un 110 e lode mi spalancasse le porte della scuola e invece non è stato così”.

Qual è il tuo attuale lavoro? “Di mattina faccio la barista, di pomeriggio impartisco ripetizioni ai ragazzi con qualche difficoltà e nel weekend lavoro in pizzeria”.

Da professoressa a barista, che si prova? “A volte mi sento frustrata, ma allo stesso tempo sono felice e orgogliosa di lavorare e darmi da fare. Nel frattempo attendo con pazienza la mia buona occasione. E poi sono convinta di essere una barista speciale, perchè lavorando accanto alla splendida chiesa di Santa Maria della Strada a Matrice, spesso mi improvviso guida per i turisti curiosi e così soddisfo anche la mia anima da prof. appassionata di storia dell’arte!”

Vivi con la tua famiglia o sei indipendente? “Vivo con i miei genitori a Montagano”.

Cosa ti fa rabbia in questo ‘sistema-scuola’? “Ciò che mi fa rabbia, anzi che mi spaventa, è lo scarso valore dato all’educazione e alla cultura e di conseguenza la mancanza di rispetto nei confronti di quella che dovrebbe essere l’istituzione più stimata di un paese avanzato: la Scuola”.

Getti la spugna o sei ancora decisa nel voler insegnare? “Decisa e paziente”.

Hai qualche rimpianto guardando al tuo passato fatto di studi e sacrifici? “ No, quello impiegato nello studio è stato il miglior tempo della mia vita e nonostante la laurea che ho conseguito non mi abbia aperto le porte del mondo del lavoro sono felicissima del mio percorso culturale. Non avrò un grande conto in banca, ma mi sento una donna molto ricca! Sento che in questi anni ho posto delle fondamenta importanti, dei solidi valori, un’autosufficienza emotiva che mi rende più forte in un momento di difficoltà generalizzata”.

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