Psicosi Coronavirus, anche a Campobasso negozi e ristoranti cinesi semideserti

La psicosi da coronavirus ha coinvolto anche la città di Campobasso. Numerose, infatti, sono le attività gestite da cittadini cinesi che in questi giorni stanno riscontrando non poche difficoltà nelle vendite.

A distanza di un mese dalle prime notizie che attestavano la diffusione del virus, abbiamo fatto un giro nei negozi orientali per vedere l’aria che si  respira. In quasi tutti i negozi abbiamo subito notato una certa diffidenza da parte dei commessi a rispondere alle nostre domande, forse per timore di dire qualcosa di sbagliato o difficoltà a comprendere le domande, tanto che nessuno ha deciso di sottoporsi ad una piccola intervista. Per questo abbiamo solo potuto constatare l’atmosfera difficile che si sta vivendo in queste ore passando davanti alle varie attività cinesi. Il risultato, parcheggi deserti e clienti che si contano sulle dita di una mano.

“È una psicosi che non ha senso – ha affermato Antonella, assidua cliente dei ristoranti giapponesi del capoluogo – io non mi sono mai fatta influenzare da questa situazione. Certo, il livello di attenzione deve essere molto alto, ma credo che i primi a mettersi in quarantena qualora ce ne fosse il bisogno, sarebbero loro al ritorno dal loro paese”.

Antonella ci ha raccontato di essere stata a pranzo in un “all you can eat” nella zona nord di Campobasso proprio la scorsa settimana, e la prima cosa che ha notato sui tavoli del ristorante era un volantino, a fianco dei menù, sul quale c’era scritto: “Noi stiamo tutti bene e i nostri prodotti provengono tutti dall’Italia”.

Anche in un altro ristorante orientale, nel centro del capoluogo, non sono stati giorni facili, tanto che su una vetrina nei giorni scorsi è apparso un cartello con scritto: “Stiamo tutti bene”. L’idea è nata da Piera, una dipendente del locale che ha accettato di parlare con noi, cercando con questa provocazione di attirare l’attenzione di tutti.

“Da quando è scoppiata questa fobia stiamo lavorando decisamente di meno. Ci sono state due settimane dove i clienti erano pochissimi a pranzo. Non ti nego che a cena, alcune volte, abbiamo fatto zero coperti, praticamente tutto vuoto. Così, vedendo l’andamento mi sono detta che dovevo fare qualcosa, e ho deciso di smuovere un po’ le acque con quel cartello”.

A dir la verità Piera ci è riuscita benissimo, tanto che la notizia ha avuto un grande eco sulla stampa locale e che da qualche giorno lascia intravedere un timido segnale di ripresa.Da qualche giorno noto dei piccoli passi in avanti, la speranza è tornare a lavorare come prima, quando facevamo sold out a pranzo e a cena”.

E alla domanda sulla paura che i cittadini hanno ci ha risposto: “Spero che questa paura insensata finisca, e spero che questo cartello smuova le coscienze, altrimenti in questo modo è difficile andare avanti”.

Pierp.Gabr.

 

 

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