Carcere di Campobasso. Dopo la maxi rivolta dei detenuti, gli agenti costretti a lavorare al limite della decenza

La denuncia arriva da Di Giacomo, segretario generale del sindacato S.PP.: a pochi giorni dalla maxi rivolta dei detenuti, l’attenzione si pone sulle precarie condizioni in cui lavora la Polizia Penitenziaria, “come bestie da macello”. Annunciata una visita nell’Istituto di via Cavour

A meno di cinque giorni dalla drammatica protesta avvenuta nel carcere di Campobasso, l’Istituto del capoluogo torna protagonista attraverso la denuncia mossa dal segretario generale del sindacato S.PP., Di Giacomo che parla di “agenti che lavorano come bestie”, puntando il dito contro le condizioni al limite della decenza che la Polizia Penitenziaria affronta ogni giorno.

Dopo i fatti accaduti, le condizioni di lavoro del personale  impiegato  nel  reparto  interessato  dai  disordini  sono  davvero  inaccettabili  tanto  per questioni di salubrità ambientale quanto per ragioni più strettamente connesse alla sicurezza, secondo Di Giacomo.

All’indomani della sommossa posta in atto dai detenuti all’interno di un reparto detentivo, nessuno dei vertici dell’amministrazione penitenziaria si è preoccupato di verificare in  quali condizioni versa il reparto interessato dai disordiniafferma Di Giacomo.

È bene sapere che i facinorosi hanno dato fuoco  a  materassi  e  suppellettili  e  chi  i  roghi  sono  stati  appiccati  non  all’interno  delle  camere detentive, ovvero nelle celle,  ma   nel   corridoio   della   sezione,  nell’immediata  vicinanza  del  cancello  di sbarramento  di  ingresso,  cancello  che  a  seguito  delle  elevate  temperature  raggiunte  si  è  deformato.

Di Giacomo si fa portavoce degli agenti di Polizia Penitenziaria e testimonia le condizioni in cui, attualmente, si trova la seconda sezione del carcere di Campobasso: “Va evidenziato che i facinorosi nel corso dei disordini hanno letteralmente distrutto l’ufficio  in  uso  alla  Polizia  Penitenziaria  e  con  esso  tutti  i  sistemi  di  video  sorveglianza  del  settorehanno  inoltre distrutto il bagno in uso al personale di Polizia Penitenziaria.

Tutto ciò comporta che  il  personale  operante  è  costretto  a  svolgere  le  proprie  mansioni in condizioni indegne, non ha la possibilità di fruire di un ufficio per detenere tutti gli atti e  le disposizioni, anche quelle riservate, non ha la possibilità nel corso dello svolgimento del servizio di  poter  fruire  dei servizi  igienici.  All’interno del reparto  interessato  dai  disordini,  a  causa degli incendi appiccati dai detenuti, le mura risultano ancora annerite, ma per chi gestisce la struttura e per i  vertici  dell’amministrazione  che, nemmeno   hanno  voluto  personalmente  rendersi  conto   dei  disastrosi effetti prodotti dalla      furia distruttiva dei detenuti, tutto è apposto, come per loro è  apposto anche  la  presenza  di  fili  elettrici  divelti  e  penzolanti  che  rappresentano  un  grave  rischio per l’incolumità del personale”.        

Le parole del segretario Di Giacomo diventano così sempre più severe e senza mezzi termini si rivolge all’Amministrazione penitenziaria che “tratta i suoi uomini e le sue donne  come  bestie da macellovittime  scarificali  di  un  sistema  ormai  allo  sbando,  senza regole certe”.

Muove così le richieste del sindacato S.PP.: “Noi chiediamo che lo Stato, tramite le proprie articolazioni, rispetti i diritti di chi ad esso  dedica  la  propria  vita  mediante  il  proprio  lavoro,  lavoro  difficile,  spesso  non  apprezzato  svolto  in silenzio  e  lontano  dai  riflettori  mediatici. Chiediamo all’amministrazione penitenziaria di essere la prima garante dei diritti del personale di Polizia Penitenziaria, di mostrarsi almeno  in gravi situazioni come quella di Campobasso e almeno per una volta, madre e non matrigna.

Il  Reparto dove sono accaduti i gravi eventi dello scorso 23 maggio, deve essere chiuso ed il personale di Polizia  Penitenziaria,  non  può  essere  impiegato  in  servizio  ed  obbligato  a  svolgere  la  propria  opera  in  un ambiente malsano e privo di sicurezza”.

Per tanto il segretario Di Giacomo anticipa una visita nel carcere di Campobasso, prevista per giovedì 30 maggio, per verificare le condizioni in cui verte l’Istituto.

mcgiovannitti

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