‘L’a-Dio’: il libero pensiero contro le intolleranze nel libro di Sante Biello

Lo scrittore Sante Biello

MARCO MASCIANTONIO

A prima vista sembra di trovarsi di fronte ad un lavoro d’élite: quelli dove in pochi possono riuscire a capirne il vero significato. Ma leggendo stralci e, soprattutto, ascoltando le parole dell’autore “L’a-Dio” risulta essere tutto, tranne che un libro d’élite. Abbiamo ascoltato proprio l’autore Sante Biello (sante.biello@gmail.com), casacalendese laureato in Filosofia alla “D’Annunzio” di Pescara, docente di Lettere e Filosofia nelle scuole private e pubbliche di Padova e Campobasso, e da sempre attratto dai concetti filosofici che legano l’uomo alla figura di Dio. Domani, sabato 7 giugno, alle ore 18 presso i locali della Fondazione Caradonio-Di Blasio di Casacalenda, e il 29 giugno, sempre alle ore 18, a Castelbottaccio presso il Circolo neoilluminista “Donna Olimpia Frangipane”, ci sarà la presentazione del libro di Biello. Un’occasione per approfondire i temi che noi di www.https://www.cblive.it abbiamo anticipato scambiando due chiacchiere con l’autore.

“Innanzitutto grazie a CBlive per avermi ospitato tra le sue colonne online e l’interesse che mostra verso la cultura in generale. Per realizzare questo libro ho lavorato ininterrottamente per circa un anno. In realtà avevo sempre pensato di scrivere temi che riguardassero l’idea di Dio nella storia del pensiero umano, il problema del male, il rapporto tra Chiesa e scienza e tutti quei temi esistenziali che riguardano ognuno di noi. Fin dagli anni dell’Università, ho acquistato e conservato libri, articoli e riviste che mi hanno consentito di portare a termine questo lavoro”.

Ci può spiegare la natura del titolo del suo libro: l’a-Dio, il suo significato da spiegare a chi non ha mai letto una virgola di storia e filosofia… “Ho utilizzato l’alfa privativo per sintetizzare un concetto chiave, cioè la “negazione di Dio” che filosofi e scienziati hanno argomentato e sviluppato, dai presocratici fino ai nostri giorni. La “a” quindi, posta come suffisso, indica proprio la negazione, la mancanza, la privazione”.

Come mai ha scelto una maschera per la copertina del suo libro? “La maschera ha un significato molto ampio e nello stesso tempo di grande forza simbolica. Ci sono stati uomini costretti ad indossarla per salvarsi la vita, per evitare le torture, la prigione e molto spesso hanno pubblicato le loro opere sotto falso nome come d’Holbach o lasciando il loro testamento come Meslier per fare solo qualche esempio. Tantissimi invece hanno rifiutato di indossare una maschera sapendo di andare incontro alla morte, ma hanno continuato a sostenere le loro idee di tolleranza e di libertà di pensiero come Socrate, Protagora, Ipazia, Bruno e tanti altri. Molti filosofi, scrittori e scienziati hanno pubblicato le loro opere pur sapendo di finire nell’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) e qui l’elenco sarebbe lunghissimo. Ciò che è drammatico constatare invece è che il Mein Kampf di Adolf Hitler e i libri di propaganda nazista non furono mai messi all’Indice. E poi ci sono gli uomini “banali” come dice Anna Harendt, che indossano una maschera senza sapere di averla, commettendo crimini atroci come i gerarchi nazisti, i militari dei regimi comunisti e tutte quelle persone che hanno condiviso e servito le dittature e gli estremismi religiosi e che ancora oggi purtroppo sono presenti in gran parte del mondo”.

Qual è l’idea del libro? “Questo libro vuole essere soprattutto una difesa del libero pensiero e di quegli uomini che hanno lottato per la libertà e il progresso scientifico; vuole essere un omaggio a tutte quelle donne che hanno subìto indicibili sofferenze e discriminazioni. È un libro contro coloro che credono di avere la verità in mano, contro quei principi assoluti che spesso hanno generato, e generano intolleranze inaudite”.

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