Tra incuria, sporcizia e fatti di violenza: in via Ferrari non è Natale. La protesta dei commercianti lasciati al buio

Presto un comitato di residenti e commercianti: "Disposti anche ad andare in Procura"

Commercianti di serie B. O forse anche peggio. È così che si sentono i titolari delle attività commerciali di via Ferrari, che protestano per la mancata installazione delle luminarie.

Nel progetto del bando da 122mila euro per gli addobbi natalizi che hanno illuminato la festa in onore dei 300 anni del Di Zinno, l’area non è stata presa in considerazione.

“Un evento così importante e ci hanno lasciati praticamente al buio”, dice Valentina che da un anno ha inaugurato la sua attività nella strada della movida campobassana.

Qualcuno come Antonio, commerciante e anche residente, ha provato a mettere qualche addobbo: una renna di legno dinanzi al suo negozio di prodotti tipici.

“Sono passati i vigili e mi hanno chiesto se avessi pagato l’occupazione di suolo pubblico. Poi mi hanno detto di toglierla”. Un’assurdità per Antonio e per tutti i commercianti della zona che si sentono semplicemente abbandonati dalle istituzioni.

Le luminarie rappresentano, infatti, solo la punta dell’iceberg di una situazione da tempo divenuta insostenibile. Alla crisi del comparto, non solo si aggiungono gli alti costi e la tassazione che troppo spesso strangola la voglia e l’entusiasmo dei commercianti, ma un sistema che non sembra invogliare affatto chi ha un’attività in centro.

Qualche anno fa gli esercenti si organizzarono per addobbare la strada. “Con 1500 euro mettemmo le luci. Io – racconta Antonio, titolare di un negozio di abbigliamento – fornii anche la corrente”.

“L’anno scorso – gli fa eco Valentina – il Comune mise qualche addobbo. Ma quest’anno siamo stati proprio esclusi da tutto”.

Un particolare questo che è saltato perfino agli occhi dei turisti.

In zona ci sono, infatti, circa sei B&B e chi, in occasione dello scorso 2 dicembre, ha soggiornato lì non ha potuto non accorgersene.

“Due ragazzi di Roma – dice ancora Valentina – sono passati domenica e mi hanno chiesto come mai una strada così caratteristica non era stata illuminata”. Una domanda alla quale la commerciante non ha saputo dare una risposta.

“Saremmo stati disposti pure ad autofinanziarci”, dice qualcuno riferendosi a quanto fatto in parte dai colleghi di via Mazzini, la cui strada è stata però illuminata dal Comune. “Ma almeno avremmo voluto che l’amministrazione ci aiutasse a promuovere eventi e iniziative”.

La vita in quella via dove tanti negozianti negli anni 90’ hanno fatto fortuna, è drasticamente cambiata. E non solo perché mancano le luci di Natale.

La strada della movida, che la sera richiama i giovani, è spesso anche teatro di fatti di cronaca. Risse soprattutto. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è quello che ha coinvolto il 32enne libico finito in carcere per aver aggredito il titolare del caffè di Piazza Pepe. Lo stesso che nel mese di ottobre, proprio in via Ferrari, ha picchiato un ragazzo con una catena. Solo uno dei tanti episodi di violenza, perché la lista è, in realtà, molto più lunga.

Fatti di cronaca che accadono di una strada dove il giorno seguente i segni della movida restano sotto gli occhi di tutti. In primis quelli ormai disperati dei commercianti, che la mattina si recano a lavoro tra sporcizia, carte e bicchieri ovunque.È assurdo che proprio qui manchi un sistema di videosorveglianza. Che fine hanno fatto le telecamere”, chiedono amareggiati.

“Qualche anno fa – dice il titolare del negozio di abbigliamento – mi sono ritrovato la vetrina piena di sangue”. “L’altro sabato – aggiunge Giuseppe, proprietario di un negozio poco distante – ho dovuto discutere con un ragazzo che sbatteva con i piedi sulla vetrina”.

“Mancano i secchi” – aggiungono gli altri esercenti, che raccontano come tante mattine debbano fare lo slalom tra bicchieri di plastica, cartacce e cicche di sigaretta lasciate ovunque dagli avventori della notte.

“La differenziata ha finito di peggiorare la situazione, anche perché poco distante (piazza Cesare Battista ndr) ci sono ancora i secchi normali e in molti smaltiscono lì i rifiuti”, aggiunge qualcun altro che, poco dopo, ci tiene a mostrare la foto della montagna di immondizia trovata nelle ore successive alla grande festa in onore del Di Zinno.

“Negli anni ’90 volevo assolutamente acquistare in zona, ora non comprerei un locale qui nemmeno se me lo regalassero. Sto aspettando di trovare un altro negozio disponibile e poi andrò via”, dice Antonio, titolare da 25 anni dell’attività della zona.  

Lui sì che ha visto tempi migliori. “Questa strada era una macina di soldi”, ricorda con quel sorriso amaro che ha il sapore di una disfatta collettiva.

“Ora in via Ferrari ci vengono a portare solo i cani a fare i bisogni. Se la chiudono e ci mettono un po’ di fieno, almeno qualcuno potrà portarci le pecore a pascolare”. Sono le ultime parole pronunciate da chi rappresenta quel volto triste di una città dalla quale in troppi sono già fuggiti.

 fabyabb

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