CBlive appoggia Micatrotta. Frattura e Battista visitano il trentaduenne in sciopero della fame, ma non basta. Servono serie politiche per il lavoro e non solo il toto-assessore

L’incontro del sindaco Battista con Sergio Micatrotta

ANDREA VERTOLO

Sono passate 24 ore dall’inizio del presidio di Sergio Micatrotta, pasticciere campobassano che da martedì 23 febbraio 2016 ha intrapreso lo sciopero della fame e della sete davanti Palazzo Moffa. Il messaggio che intende lanciare è chiaro, Sergio chiede le dimissioni del presidente della Regione, Paolo Di Laura Frattura, in quanto non è riuscito ad arginare la crisi occupazionale che affligge da tempo il Molise.

“Frattura – ha spiegato Sergio Micatrotta non è  riuscito, in tutto questo tempo,  a creare un solo posto di lavoro. Mi appello alla sua coscienza per chiedergli un passo indietro”.

La richiesta di dimissioni risulta, al contrario di tante altre, assai più credibile, quando lo stesso Sergio sottolinea come, da solo, è riuscito a mettere su carta un progetto per il mercato coperto, attraverso il quale si darebbe lavoro a molti disoccupati.

L’idea di Sergio, in sostanza, è quella di creare un gruppo di artigiani locali i quali, ottenendo il permesso di utilizzazione dei vari box del mercato, al momento chiusi per inutilizzo, si prenderebbero cura della ristrutturazione degli stessi. Inoltre, come si legge dal progetto di Sergio Micatrotta, gli artigiani si occuperebbero della pubblicità e la valorizzazione del mercato, investendo, in tali attività di promozione, parte dei proventi delle vendite. Una sorta di autotassazione per permettere al mercato di riprendere vita.

Il governatore Frattura e Sergio Micatrotta

Non è, quindi, solo una protesta nata dal disagio di chi vive da anni in una situazione di difficoltà economica, ma anche e soprattutto una proposta, che da tempo non viene ascoltata e che ha portato Sergio a restare, ancora oggi, davanti al Consiglio regionale, senza cibo né acqua. Una condizione, questa, che di certo non può essere protratta a lungo. A preoccupare è, infatti, oltre all’indifferenza sulla questione, di tutti i consiglieri di maggioranza e opposizione, anche la sua testardaggine, che non lo fa desistere da questa estrema forma di protesta.

Probabilmente qualcuno paragona il suo sciopero della fame a quello del più famoso Pannella, con la differenza, però, che il secondo, mangiava. Sergio, invece, come possono testimoniare i pochi che hanno provato a convincerlo a salvaguardare la sua salute, non mangia, e non beve, davvero.

Di certo non si può registrare la visita, concessa nella mattinata di ieri, martedì 23 febbraio 2016, da parte del presidente Frattura, come una gesto di reale vicinanza. Il governatore, infatti, gli ha concesso solo qualche minuto del suo tempo, regalandogli una semplice e automatica risposta, “lavorerò – ha promesso Fratturaper garantire più lavoro a tutti”.

È durato quasi un’ora l’incontro avuto con il sindaco Antonio Battista il quale, intorno alle 20 del primo giorno di sciopero della fame, ha raggiunto il presidio per parlare direttamente con Sergio. Oltre mezz’ora di confronto nella quale Sergio ha potuto confrontarsi liberamente.

“Non voglio un posto di lavoro – ha dichiarato rivolgendosi a Battistama voglio che si crei una situazione dove il lavoro lo possono trovare in molti. Io amo la mia città e vorrei che il mercato coperto possa diventare un’ opportunità per Campobasso e i campobassani”.

Il sindaco, mostrandosi attento all’idea avanzata da Sergio, gli ha garantito un incontro a Palazzo San Giorgio, nel quale, carte alla mano, si possono iniziare ad avanzare una serie di proposte sulla gestione dei box del mercato.

Un risultato, questo raggiunto con il primo cittadino, che ha reso meno amara la nottata di Sergio, passata all’interno del suo piccolo furgone parcheggiato di fianco alla Regione. Un altro motivo, infatti, lo ha spinto a rimanere lì anche oggi, stimolare la partecipazione al suo presidio da parte dei tanti disoccupati. Pochi, infatti, hanno risposto all’appello lanciato da Sergio su facebook, lasciando serie perplessità sulla scarsa reazione popolare nella vita reale.

Ormai i presidi realizzati da persone in carne ed ossa sembrano aver perso la loro utilità, più facile concentrare la protesta sui like ad uno, invece che ad un altro post.

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