“Difendiamo il Biferno”, troppi silenzi sulle denunce in Procura. A Bojano l’incontro per “ricevere risposte”

ANDREA VERTOLO

Sugli sversamenti di rifiuti industriali nelle acque del Biferno, quattro denunce giacciono sui tavoli della Procura della Repubblica. Denunce effettuate da parte della Fipsas, Federazione italiana pesca sportiva del Molise, e che ancora non trovano nessun riscontro. Di questi strani silenzi, anche da parte della Regione Molise e delle amministrazioni dei comuni matesini, se ne è parlato ieri, venerdì 11 marzo a Bojano, nell’incontro pubblico ‘Difendiamo il Biferno’, tenutosi nella sede della redazione di ‘Un Mondo d’Italiani’. Scopo dell’evento, informare la comunità matesina in primis, ma anche tutti i cittadini della regione, sui rischi di avere un fiume, come quello del Biferno, prenda di sostanze chimiche che ne inquinano le acque.
Relatori dell’incontro Paolo De Chiara, giornalista autore del libro ‘Il veleno del Molise’. Vincenzo Pietrantonio presidente della Codisam, Comitato di difesa della salute e l’ambiente in Molise. Pino Acciaro, biologo nonché vice presidente del Codisam. Alberto Di Nonno, presidente Fipsas e Alfonso Mainelli di Area Matese.

Negli interventi è stata sottolineata la scarsa attività di controllo effettuata da Arpa Molise, per la quale sembrerebbe non esserci alcuna attività inquinante nelle acque del fiume il quale, invece, è da tempo preda di sostanze chimiche come il siero acido, utilizzato per lavorazione dei formaggi. Reati ambientali, quindi, che trovano condanne ben precise sia nel codice penale che nelle norme comunitarie europee. La legge prevede, inoltre, un preciso metodo di smaltimento del siero che tende alla conversione dello stesso, da rifiuto a risorsa. Il siero può essere una fonte di sostanze alimentari nobili, può essere riutilizzato a materia per alimenti e farmaci. A San Polo Matese, inoltre, tali strumenti di riconversione esistono ma, probabilmente, non bastano per evitare gli smaltimenti illegali.

Alla vigilia dell’istituzione del Parco nazionale del Matese, inoltre, sembra davvero paradossale dar vita a una simile iniziativa al cui interno vengono concesse tali attività. La tutela del Biferno dovrebbe essere garantita anche nel rispetto del documento comunitario ‘Natura 2000’, principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna.

Numerosa è stata la partecipazione dei cittadini all’iniziativa, che a breve si replicherà anche su Campobasso. L’intento è quello di ricevere risposte chiare da parte della Regione Molise e dall’Arpa su questa drammatica situazione. Bloccare gli sversamenti industriali nel fiume Biferno dovrebbe essere un’esigenza per chi amministra la nostra regione, per il momento, invece, ai responsabili si garantiscono sonni tranquilli.

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