Layla, Nicola e Maria: è il giorno dell’ultimo saluto. La città si stringe attorno al dolore della famiglia Daniele

I tre carri funebri sono uno accanto all’altro dinanzi la chiesa di San Pietro a Campobasso, dove nel primo pomeriggio di oggi, mercoledì 22 ottobre, si sono tenuti i funerali delle vittime del tragico incidente, accaduto lo scorso venerdì 17, sulla Bifernina, tra il bivio di Lucito e quello di Morrone del Sannio.
Il cortile di fronte la parrocchia è gremito di persone che hanno voluto manifestare il loro affetto e il loro cordoglio per la perdita di Layla Daniele, la bambina di due anni, per suo padre Nicola, 39enne dipende Seac e la suocera di quest’ultimo, Maria Perfetto. Tutti e tre deceduti nel terribile schianto avvenuto contro un tir, per cause ancora al vaglio degli inquirenti.

A guardare la piccola bara bianca e le altre due dove ora riposano le persone più importanti della sua vita c’è Stefania, madre, moglie e figlia delle vittime del sinistro stradale. Le lacrime le rigano il volto, provato e straziato dal dolore. Accanto a lei suo padre che la sostiene e la accarezza amorevolmente, mentre le lacrime sgorgano anche dai suoi occhi, increduli per una scena alla quale non avrebbe mai immaginato di dover assistere. Entrambi dovranno ora essere forti, anche e soprattutto per l’altra bambina, sopravvissuta insieme a Stefania al terribile scontro.
Dietro di loro è parcheggiato un autobus cittadino della Seac, uno dei tanti che dal giorno successivo alla disgrazia, ha viaggiato con un laccio nero legato attorno allo specchietto retrovisore e che oggi, in segno di lutto non hanno viaggiato dalla 15 alle 16.30.

Più avanti, uno accanto all’altro ci sono i colleghi di Nicola. Indossano la divisa di lavoro, quella con la quale ogni giorno guidano i bus di città. Uomini di mezza età che nel rigore con il quale prendono parte alla funzione, lasciano tradire la commozione e il dispiacere per chi non c’è più e per chi, uscito vivo dalle lamiere, dovrà per sempre fare i conti con un infinito dolore.

È la piccola bara bianca a essere trasportata per prima in chiesa. Gli uomini che la portano in spalla, tutti vestiti di bianco, calpestano i petali di fiori sparsi a terra. A precedere il feretro sono due pupazzi di Peppa Pig, che un altro uomo tiene in mano. Ce ne sono altrettanti sulla bara. I personaggi dei cartoni che Layla amava, continuano a tenerle compagnia. Così come le tengono compagnia il feretro di suo padre, Nicola e della nonna, Maria.

Un grande applauso per chi è volato in cielo troppo presto, rompe il silenzio di chi guarda attonito le tre bare pronte per l’ultima benedizione.
San Pietro è diventata troppo piccola per contenere tutti coloro che hanno voluto essere presenti all’ultimo straziante saluto. Sono tantissime anche le persone venute da Portocannone, paese di origine della nonna e luogo in cui quella maledetta sera del 17 ottobre la famiglia si stava recando per trascorrere un tranquillo fine settimana. In molti non riescono ad entrare in chiesa e restano fuori ad ascoltare le parole dell’arcivescovo Bregantini. Anche la sua voce tradisce la commozione nel celebrare la funzione. Usa parole semplici per dare conforto a chi è rimasto in vita. Il prelato invita tutti a “guardare la croce, la stessa sulla quale è morto il figlio di Dio” e che ora accompagnerà per sempre quel che resta di una splendida famiglia.

“La strada di Dio è fatta di misteriosi intrecci, la vita non è nelle nostre mani”, dice Bregantini che, subito dopo rimarca una delle certezze in cui invita tutti i presenti a credere. “I defunti sono sempre vicini ai loro cari, agiscono dando loro consigli e aprendo strade”. Prosegue poi ricordando Nicola, così come gli è stato descritto da chi lo conosceva bene: “cordiale, aperto e delicato”.

Infine, un monito alla città e al mondo delle parrocchie, affinché in ogni comunità religiosa possano trovare posto “volontari che sappiano essere vicini a chi soffre, recandosi nelle loro case per portare la parola di Dio, senza lasciare solo chi vive lutti simili”. “Non abbiate paura” è poi la frase che il vescovo chiede di ripetere a chi partecipa alle esequie.

Nel frattempo, fuori dalla chiesa sono stati sistemati numerosi palloncini bianchi. Volano in cielo per accompagnare il viaggio di Layla. In fondo volano anche per suo padre e sua nonna.

Ed è ancora un applauso, ed è ancora rinnovato dolore.

(f. a)

 

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