A pochi metri dall’attentato terroristico di Manhattan: lo stilista campobassano Leopoldo Durante racconta quei momenti terribili

Le sirene, la Polizia, il panico, la paura. Esattamente una dietro l’altra, in un ordine temporale che quasi si sovrappone. E’ così che Leopoldo Durante, lo stilista campobassano titolare di un marchio di oggetti haute couture, molto noto sia al di fuori dei confini regionali che nazionali, racconta come ha capito di trovarsi a pochi metri di distanza dal luogo dell’attentato terroristico di Manhattan.

Tornato da poche ore a Campobasso Leopoldo, fratello dell’attuale presidente del Consiglio comunale di Palazzo San Giorgio, si trovava nella Grande Mela insieme alla compagna per una vacanza.

Abbiamo sentito gli spari – racconta – ma in quel momento non ho pensato si potesse trattare di colpi d’arma da fuoco.  La città di New York era in pieno clima Halloween, per cui davvero non abbiamo pensato al peggio”.

Eppure quel peggio è accaduto a pochi metri da loro, dove “un soldato del califfato” ha ucciso otto persone nell’attacco rivendicato dall’Isis. Erano le tre del pomeriggio quando un 29enne di origine uzbeka si è lanciato con un furgone su una pista ciclabile. Lì, a poche decine di metri dal World Trade Center, il ‘Ground Zero’ dell’11 settembre, lo scorso martedì si è verificato il primo attentato di rilievo dalla drammatica strage delle Torri Gemelle del 2001. Un attentato che avrebbe potuto avere un bilancio maggiore se l’attentatore non fosse stato ferito da un poliziotto, ribattezzato dalla stampa “eroe per caso”.

E proprio in quella zona Loepoldo e Francesca avevano da poco finito di pranzare. “Se ci fossimo trattenuti di più, se fossimo andati dopo o, magari avessimo sbagliato traversa, forse non starei nemmeno qui a raccontarlo”, dice lo stilista campobassano al telefono.

Per fortuna tutto ciò non è successo e quella foto postata sul profilo Istagram che lo testimonia non è passata inosservata. Non solo perché più di qualche testata giornalistica ha chiesto a Leopoldo di poterla utilizzare, ma anche e soprattutto perché in tanti da Campobasso e dall’Italia intera, dove il nome dello stilista è molto noto, hanno postato commenti di preoccupazione. Sempre sui social Leopoldo ha rassicurato tutti. “Stiamo bene, siamo in taxi”, ha scritto poco più tardi su Istagram.

“Quando abbiamo capito cosa era accaduto, – dice ancora – eravamo praticamente impossibilitati a muoverci, anche perché nel frattempo si era diffusa la voce, come spesso accade in simili avvenimenti, che ci fosse una bomba nella metropolitana. Tutto era bloccato. Dopo un po’ ho visto scendere una signora dal taxi e, in quell’auto, mi ci sono praticamente tuffato. Siamo stati non so quanto tempo in taxi  per raggiungere l’albergo. Anche la sera New York era una città blindata, con forze di polizia ovunque”.

Una brutta esperienza, quella vissuta da Leopoldo e Francesca, che ha fatto trascorrere momenti di preoccupazione alle rispettive famiglie, le quali in queste ore hanno potuto apprendere direttamente dalla voce dei due il racconto di quei momenti terribili. Avvenuti nel posto al quale, in questi giorni, è stata rivolta l’attenzione mediatica di un Occidente intento a chiedersi se mai finirà tutto questo spargimento di sangue di persone innocenti.

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