Pronto soccorso: primo girone dell’inferno sanità

MASSIMO DALLA TORRE

Mentre in Italia, Molise compreso, aumenta la moda delle docce gelate che non sono seguite da donazioni a favore della ricerca sulla Sla, negli ospedali regionali, la gente continua ad affollare le sale di attesa dei pronto soccorso. Situazione assurda perché, chi ha la disavventura di dover ricorrere alle cure di prima necessità, deve attendere anche cinque ore se non addirittura giornate intere, è accaduto l’altro ieri al nosocomio Cardarelli, per essere preso in carico dalla struttura sanitaria che dovrebbe, ma non può, assicurare efficienza e immediatezza nei soccorsi. Questo in estrema sintesi la cronaca di un pomeriggio passato in attesa di avere assistenza e di conseguenza la diagnosi e la cura dell’abbisogna.

Un qualcosa che lascia esterrefatti e sconcertati, perché denota, ancora una volta, di come il sistema sanitario regionale, è in completo stato di abbandono, senza che nessuno metta la parola fine alla debacle che aumenta a dismisura. Un dissesto che è palese quando si varca la porta d’ingresso della prima emergenza che, nell’assurdità della questione, è ridotta a un luogo di “parcheggio umano” mentre le ambulanze fanno la spola come ci si trovasse ai varchi d’ingresso delle autostrade, almeno quelle sono efficienti, forse! Un dissesto causato dalle continue “rapine” che quotidianamente mettono a rischio il sistema ospedaliero, leggasi tagli al personale, ai posti letto, alle strutture e ai materiali. Tagli cui si aggiungono altri problemi che non depongono assolutamente a favore di chi dovrebbe essere garante per la salute del cittadino. Il quale, per tornare al caso di specie, è abbandonato a se stesso e solo nel caso in cui “conosce” riesce ad ottenere quello che è un suo diritto. Un diritto che a quanto pare ha assunto i connotati di una “roulette” basato su codici rossi, gialli, verdi e bianchi, ritenuti, a noi non sembra, la soluzione allo “smaltimento”, ci scusiamo la crudezza della parola, di chi è in fila pur di vedere soddisfatte le aspettative che si pagano a caro prezzo. Un prezzo che, e i fatti sono alquanto palesi, costringe più delle volte a rinunciare se non addirittura a farsi carico di viaggi oltre regione, anche se la situazione extra confini non è certamente più rosea.

Un prezzo che è esoso e mostra come è assolutamente insufficiente, anzi nullo. Un prezzo che ricade pesantemente sulla collettività che assiste inerme al dissolvimento di un qualcosa di primaria importanza. Un prezzo che ha due facce della stessa medaglia, come il Giano bifronte: il primo le continue combine tra chi gestisce il potere e chi è portatore d’interessi privati, che apportano benefici unicamente a pochi e a chi ha un portafoglio a mantice e di conseguenza può permettersi le migliori cure, i migliori medici e la migliore assistenza; il secondo l’estenuante attesa su una barella o su una sedia, in sale di aspetto schiavi del freddo o del caldo condizioni che non favoriscono assolutamente il paziente. Un prezzo che penalizza gli stessi operatori della sanità e questo non è assolutamente accettabile, che quotidianamente denunciano carenze e quant’altro necessita affinché il tutto possa funzionare senza alcun disagio per la collettività. Un prezzo che, visto i risultati, non ci sentiamo più di pagare più perché, mentre le liste di attesa si allungano a dismisura, c’è chi gioca con i nostri destini.

Personaggi più o meno noti che perdono tempo a sedere dietro tavoli di concertazione che procrastinano l’agonia della sanità. Personaggi che danno il contentino alla collettività promuovendo dibattiti o riunioni d’urgenza di organismi politici, pur sapendo che allontanano ancora di più i tempi di risoluzione. Un qualcosa che, se le cose non cambiano velocemente, causerà ancora di più lo stato di “coma de passe”. Condizione che i Molisani non meritano, perché quando si tratta di sanità non esistono né corsie preferenziali né scale cromatiche che valutano lo stato delle patologie.

 

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