Rapporto Svimez, cresce il Pil del Molise ma i giovani vanno via. Nel 2065 solo 236 mila abitanti

É stato presentato nei giorni scorsi il Rapporto Svimez sull’economia e la società del Mezzogiorno. In base all’analisi effettuata, anche nel 2018 la crescita del Pil nel Mezzogiorno è risultata inferiore al resto del Paese, con un ulteriore allargamento del gap di reddito e benessere tra il Nord e il Sud.

Nel 2018 il Meridione ha fatto registrare una crescita di appena lo 0,6%, rispetto al +1% del 2017.

Il dato più preoccupante che segnala il dossier riguarda la brusca frenata che hanno avuto i consumi  (+0,2, contro il +0,7 del resto del Paese). il Centro-Nord, dunque, ha ormai recuperato e superato i livelli pre crisi, nel Mezzogiorno, invece, i consumi sono ancora al di sotto del livello del 2008 di -9 punti percentuali.

Il dato relativo alla Regione Molise segna un aumento del PIL dell’1,0%. Un segnale di crescita significativo e in controtendenza, se confrontato con il -1,0% dell’anno precedente, quando il Molise ha fatto registrare l’unico dato negativo tra le regioni meridionali. L’economia del Molise è stata sostenuta soprattutto dall’industria in senso stretto che ha registrato una risalita (+5,4%), capace di compensare la debole crescita dei servizi (+0,7%), e il calo delle costruzioni (-1,0%) e, soprattutto, dell’agricoltura (-2,3%).

Cresce nei primi due trimestri l’occupazione in regione. Secondo i dati SVIMEZ, infatti, nel Mezzogiorno, l’occupazione è in calo in Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia, mentre cresce sensibilmente in Molise, Puglia, Basilicata e, soprattutto, Sardegna.

Al Sud, il tasso di occupazione giovanile nel 2019 è intorno al 29%, un dato unico in Europa. Misurando la differenza con il 2008, i livelli occupazionali sono ancora molto distanti da quelli pre-crisi in quasi tutte le regioni meridionali. Il dato più grave in Sicilia con -7,8%, in Molise siamo al -5%. rispetto al 2008.

Altro tema affrontato dal rapporto annuale riguarda il processo di spopolamento dei piccoli centri, in particolare dei comuni della dorsale appenninica e insulare, non compensato dall’afflusso di immigrati. Svimez infatti, riporta che dal 2015, il rallentamento dei flussi di immigrati, unito alla nuova migrazione italiana, hanno contribuito al calo della popolazione totale, che ha interessato anche i medi e grandi centri urbani della penisola.

Il Molise si conferma una delle regioni con il più basso tasso di natalità in Italia, con 6,2 nascite ogni mille abitanti. Una situazione preoccupante, a tal punto che se il trend dovesse continuare in questo senso, l’Istat prevede che nel 2065 il Molise arriverà a contare circa 236 mila abitanti, con un saldo di -71 mila residenti.

Altra causa dello spopolamento è l’emigrazione, fenomeno ormai consolidato nella nostra regione, che vede ogni anno la partenza di migliaia di giovani al Nord o all’estero. La nuova migrazione italiana riguarda molti laureati, che decidono di cercare un’occupazione altrove, generando la cosidetta fuga dei cervelli.

L’analisi Svimez, poi, ha puntato l’attenzione, in maniera molto critica, sugli effetti che ha avuto l’attuazione del Reddito di Cittadinanza. Negativo, infatti, è stato il giudizio del rapporto, che ha definito scarso se non nullo, al momento, l’impatto del Reddito di Cittadinanza sul mercato del lavoro.

Con l’entrata in vigore del reddito si attendeva un aumento del tasso di partecipazione e del tasso di disoccupazione che nei cinque mesi trascorsi, che secondo il dossier, non ci sarebbe stato. Le persone in cerca di occupazione si sono ridotte dai circa 2,7 milioni del primo trimestre dell’anno a valori intorno i 2,4- 2,5 milioni negli ultimi mesi. Il tasso di disoccupazione è sceso gradualmente dal 10% di aprile al 9,5% di agosto 2019. Secondo le analisi della SVIMEZ, sembra che il Reddito di Cittadinanza stia allontanando le persone dal mercato del lavoro anziché richiamarle in cerca di occupazione. Per quanto riguarda l’attribuzione dei fondi Europei, invece, negli anni “post-2020” il Molise vedrà una recessione di classificazione. Da Regione in transizione economica tornerà ad essere inserita nel gruppo delle regioni meno sviluppate, al pari di Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia.

Una situazione a dir poco preoccupante quella delineata dal rapporto annuale, con numeri che fanno capire quanto sia necessario un radicale cambio di rotta nelle politiche da attuare, sia in ambito economico che in quello sociale. Il Molise, come il resto del Sud, non ha più tempo da perdere. Servono infrastrutture, sviluppo tecnologico e soprattutto lavoro, altrimenti, proprio come dice l’Istat, saremo destinati all’estinzione della regione.

                                                                                                                              Pierpaolo Gabrieli

 

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