Sicurezza scuole, alla ‘don Milani’ lavori fermi e studi degli altri edifici in ritardo. Le minoranze chiedono risposte per i cittadini

“I calli tornano a far male”. Così chiosa il presidente del Consiglio d’Istituto della Petrone, Nicola Simonetti, nonché genitore e componente del nascente Comitato Scuole Sicure Italia che torna a riflettere sulla delicata questione della sicurezza e dell’edificio della don Milani di via Leopardi, ma anche e soprattutto sulle promesse dei lavori di adeguamento dell’edificio da concludersi entro la riapertura e l’avvio del nuovo anno scolastico, ovvero entro il 12 settembre 2017. Per Simonetti, infatti, la scuola riprenderà con gli stessi disagi per gli studenti e le famiglie costrette a fare sacrifici, come minimo fino a dicembre prossimo.

Dello stesso parere anche il capogruppo del Movimento 5 Stelle a Palazzo San Giorgio, Simone Cretella che evidenzia come “dopo oltre sei mesi di nullismo, in via Leopardi ancora non parta nessun lavoro di adeguamento (durata prevista da bando 90 giorni)” e, come “calendario alla mano, sarà praticamente impossibile garantire la regolare riapertura dell’anno scolastico per la Don Milani, già costretta lo scorso anno a doppi turni, nomadismo”e frammentazione”.

Intanto, sulla questione della sicurezza delle scuole sono intervenuti anche gli esponenti della Coalizione Civica, Pilone, Cancellario, Tramontano e Fasolino che hanno chiesto chiarimenti al sindaco, Antonio Battista.

In modo particolare, gli esponenti di minoranza hanno interpellato il primo cittadino sugli studi di vulnerabilità di altre scuole commissionati all’Università. Sembrerebbe, infatti, che a ore l’Unimol possa consegnare la relazione di un solo edificio, quello di Mascione, dato che per gli altri l’Università sembrerebbe non essere venuta in possesso della necessaria documentazione per formulare gli studi.

Dunque, per gli altri edifici i termini potrebbero decorrere ulteriormente. Oltre alla don Milani all’Università sono stati commissionati gli studi anche della scuola materna di via Jezza, quella di via Tiberio, di via Verga, di via Roma, di piazza della Repubblica, della Montini, di via De Gasperi e di via Gramsci.

Intanto, sulla questione vogliono vederci chiaro anche gli esponenti della Coalizione Civica, Pilone, Cancellario, Tramontano e Fasolino che in merito hanno chiesto chiarimenti al primo cittadino, Antonio Battista.

“Se ciò dovesse risultare vero – dicono i civici che al proposito hanno depositato un’interrogazione – risulterebbe gravissimo poiché a distanza di otto mesi siamo in possesso di sole due relazioni sulla vulnerabilità sismica. Un altro aspetto oscuro della vicenda, sempre se confermato, – dicono ancora – sarebbe quello relativo al fatto che solo oggi, , l’Università comunichi che il Comune non abbia fornito la documentazione necessaria allo studio. Perché comunicarlo solo ora? Perché non avvisare prima la collettività circa questo impedimento sopraggiunto dato che tale studio costa al contribuente 80mila euro. Perché affidare uno studio di vulnerabilità sismica ad un soggetto terzo senza aver prima verificato la completezza della documentazione in possesso?”.

Proprio su questi interrogativi le minoranze attendono ora risposte esaustive.

Exit mobile version