
Salvatore Ocone, 58 anni, operaio, è accusato di duplice omicidio pluriaggravato, tentato omicidio e sequestro di persona. Durante un interrogatorio durato circa due ore, l’uomo ha ammesso le proprie responsabilità, spiegando di aver agito a causa di difficili dinamiche familiari. Secondo la sua versione, la moglie avrebbe avuto un atteggiamento dominante e aggressivo nei suoi confronti.
Il sostituto procuratore Gianfranco Scarfò, intervenuto in conferenza stampa a Benevento insieme al comandante provinciale dei Carabinieri Enrico Calandro, ha ricordato che Ocone soffriva di psicosi cronica e nel 2011 era stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Tuttavia, non risultavano né precedenti penali né episodi di violenza domestica.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo avrebbe colpito a morte la moglie Elisa Polcino, 49 anni, mentre dormiva, utilizzando una grossa pietra. Successivamente avrebbe aggredito la figlia Antonia, 16 anni, anch’essa nel sonno, e infine il figlio quindicenne, la cui esatta dinamica di morte è ancora al vaglio degli investigatori. La strage si sarebbe consumata tra le 5 e le 6 del mattino.
Dopo l’eccidio, Ocone ha caricato i figli in auto e ha lasciato l’abitazione. Per circa sette ore ha vagato nelle campagne molisane, fino a quando la sua Opel Mokka è stata individuata grazie a un’operazione congiunta dei Carabinieri di Benevento e Campobasso, supportata da un elicottero con sistemi di rilevamento avanzati. Il mezzo è stato rinvenuto nascosto in un uliveto, tra balle di fieno. I militari sono riusciti a bloccare Ocone, che non ha opposto resistenza. All’interno dell’auto è stato constatato il decesso del figlio, mentre Antonia è stata soccorsa e trasferita dapprima all’ospedale di Campobasso e poi al Neuromed di Pozzilli, dove resta in coma farmacologico.
A dare voce al dolore della famiglia è stato Mario Ocone, 23 anni, figlio maggiore della coppia. Il giovane, che aveva lavorato a Rimini per la stagione estiva e sarebbe dovuto rientrare a casa giovedì 2 ottobre, ha raggiunto la sorella ricoverata nel pomeriggio del 1° ottobre. Ha spiegato che il padre era in cura presso il centro di igiene mentale di Benevento e che, per quanto gli risultava, assumeva regolarmente le terapie farmacologiche. Ha inoltre raccontato che in famiglia non mancavano discussioni e piccoli litigi, ma non aveva mai percepito un clima di violenza tale da far presagire la tragedia.
Dalle indagini è emerso che, dopo l’omicidio, Ocone si era recato a pregare nella chiesa di Maria Santissima dei Pagani, a Paupisi, dove era solito recarsi per devozione. La Scientifica ha rilevato tracce di sangue sul pavimento del luogo di culto. Le telecamere di sorveglianza lo hanno poi ripreso mentre, intorno alle 6 del mattino, imboccava la Statale 372 Telesina in direzione del Molise.
Secondo chi conosceva la famiglia, Elisa Polcino aveva un carattere forte e deciso, spesso punto di riferimento all’interno della coppia.
Le condizioni della figlia, operata durante la scorsa notte al Neuromed restano gravi e la prognosi riservata. La ragazza è in coma farmacologico con parametri stabili.