“Chiedersi perché non si è agito dinanzi a un’ingiustizia. È così che si diventa coraggiosi”: studenti del capoluogo a lezione da De Raho e Galantino

“Indagini a campo largo su ogni elemento che possa generare sospetti, perché le isole felici non esistono e le mafie arrivano proprio nei posti dove nessuno immagina e dove, per questo, c’è meno reazione”.  Sono queste le parole sul Molise che il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, ha rilasciato ai giornalisti poco prima di prendere parte al seminario ‘A lezione di coraggio’, promosso dall’Ufficio Scolastico Regionale del Molise, che si è tenuto al Liceo Classico di Campobasso, in un auditorium gremito di studenti e rappresentanti istituzionali.

Nelle parole che De Raho affida alla platea c’è il ricordo dell’omicidio di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi e divenuto simbolo della lotta alla mafia, c’è il processo Spartacus e una serie di aneddoti di chi ha fatto della lotta alla mafia molto di più che una professione. Ma come si diventa coraggiosi De Raho lo ha spiegato in modo molto semplice agli studenti, pur accennando all’importanza dei valori costituzionali. “Nessuno – ha detto – nasce coraggioso, perché avere coraggio significa prepararsi a un comportamento. Prepararsi è, però, possibile. Ogni volta che non interveniamo dinanzi a un comportamento ingiusto, bisogna guardarsi allo specchio e chiedersi perché non abbiamo agito. È solo così che si può diventare coraggiosi. Ognuno di noi rappresenta una posizione etica e chi crede nei diritti non snatura la propria presenza nella collettività, azni. Anche una parola è, infatti, fondamentale per cambiare la storia del mondo. Pensate alla libertà e alla solidarietà”.

E proprio a questi termini si erano riferiti sia il procuratore generale della Corte d’Appello di Campobasso Guido Rispoli sia il procuratore della Repubblica del capoluogo Nicola D’Angelo, introdotti da Vincenzo Morgante, direttore generale Tgr-Rai. Parole a cui aveva accennato anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana Nunzio Galantino. “Avere coraggio – ha detto – significa scegliere di avere cuore e responsabilità. Tuttavia, non dobbiamo più pensare di educare alla legalità, semmai alla giustizia. La legalità è uno strumento e, uno strumento se non coniugato con la giustizia, non ci poterà mai da nessuna parte”.

Infine non è mancato un chiarimento sulla dichiarazione riferita all’attuale campagna elettorale, in cui Galantino aveva chiesto un “sussulto d’onestà da parte di coloro che chiedono il nostro voto”. “Ho dato voce – le parole del segretario generale della Cei – a quello che tutti chiediamo: onestà, realismo, umiltà, e moralità. Quest’ultima non riguarda solo il sesto e il nono comandamento, perché dire cose e fare promesse che si sa di non poter mantenere è immorale, così come lo è speculare sulla paura delle persone”.

Il motivo del partecipato incontro è stato, invece, spiegato, dal Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Molise, Anna Paola Sabatini. “Parliamo di coraggio – le sue parole – perché siamo convinti che esso sia il primo ingrediente della legalità e la prima cosa che i ragazzi debbano imparare a partire da testimonianza autorevoli di vita pratica. Gli studenti di oggi devono imparare a superare l’indifferenza e la rassegnazione di comportamenti illegali a partire dalla loro esperienza di giovani. Parliamo di piccoli soprusi che avvengono tra coetanei, bullismo, consumo di alcol, stupefacenti, gioco d’azzardo e anche un cattivo uso del proprio corpo che, purtroppo, – ha concluso la Sabatini – stanno diventando realtà anche tra i nostri giovani”.

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