Cronache marziane / “Tra cyber virus e richieste di riscatto, puoi scoprire che per cambiare la tua vita basta un semplice click”

CRISTINA SALVATORE

“Non aprite quella mail!”. Sembra il titolo di un film dell’orrore e, invece, è ciò che consigliano le forze dell’ordine dopo quanto accaduto a tanti molisani nel momento in cui si sono visti recapitare sulla posta elettronica un finto avviso di garanzia da parte di “una” Procura della Repubblica. Piccolo particolare di scarsa rilevanza: per avere maggiori informazioni sul tipo di reato (siamo nel penale, eh!) per cui si è indagati, viene chiesto espressamente di cliccare su un link che, all’insaputa dei malcapitati, apre le porte di ogni sistema operativo esistente a un virus che si appropria di tutti i dati presenti nel pc: in pratica ruba, cripta, spamma e cancella files, foto, documenti e ricette di cucina.

Inoltre blocca lo schermo, invita a casa i parenti residenti all’estero, prenota l’unica settimana di ferie a Carpinone, svuota il frigo, apre ai testimoni di Geova, compra tutti i materassi di Mondial Casa, leva la corrente mentre sei sotto la doccia, segna “parteciperò” ad ogni evento su Facebook e poi conquista il mondo partendo proprio da casa tua. È meno fastidioso beccarsi la varicella a luglio, non c’è dubbio.

Purtroppo non tutti sanno che l’avviso di garanzia, disciplinato dall’articolo 369 del Codice di Procedura Penale, non viene mandato tramite e-mail. Parliamo infatti di una comunicazione scritta, inviata tramite raccomandata dal Pubblico Ministero alla persona sottoposta a indagini al fine di garantirne il diritto di difesa, scevra da quiz tipo “scopri perché sei finito in un mare di guai, basta un semplice click”.

E quando per errore, per insanabile curiosità o per il panico che annebbia la mente in questi casi, si arriva a cliccare sul maledetto link che sguinzaglia il virus “Cryptolocker” (che già il nome spaventa più della Peste, che al confronto rievoca affettuosamente una simpatica bambina vivace), i mittenti senza scrupoli sono pronti a infliggere il colpo di grazia: “abbiamo le foto mentre con l’auto attraversi il sottopassaggio di via Gazzani ma al posto di girare obbligatoriamente a destra, tagli via Herculanea, diritto fino all’incrocio con viale Elena. Se rivuoi tutto il materiale indietro, paga.”

E c’è chi l’ha fatto, ricordandosi di tutti i film in cui si chiedeva il pagamento del riscatto per avere un ostaggio indietro. Come no: ostaggio che puntualmente, al momento dello scambio, era già bello che morto.

Ma ora dedichiamo un minuto di silenzio in onore di tutte le persone anziane che, quando hanno letto di dover pagare con “Bitcoin”, son corse  a chiedere ai nipotini dove avessero riposto il Monopoli subito dopo le feste di Natale, giusto per capire se la moneta di cui si parlava nella mail fosse la stessa che permetteva l’acquisto di Vicolo Corto e Piazza della Vittoria.  A quel punto i centralini telefonici, dalla Polizia Postale alla Finanza, passando per dottori, avvocati e periti informatici, sono andati in tilt. Intere famiglie senza computer costrette a parlare tra loro, a chiedersi “come stai?” guardandosi negli occhi, a raccontarsi come sono andati gli ultimi dieci anni di vita, a chiamare l’amico del cuore per invitarlo al cinema. Cose che fanno venire i brividi solo a pensarci.

Interi album di selfie, realizzati nello stesso bagno con la stessa bocca a ciambella di salvataggio, per dieci anni di fila, persi per sempre. Il book fotografico fatto al piatto su cui giacciono gli scampi stecchiti che abbracciano le ostriche pallide, al ristorante, non esiste più. Adesso bisogna mangiare e basta, senza postare le immagini online per far “involontariamente” schiattare chi segue la dieta del minestrone. E tutte quelle gambe senza corpo che vengono fotografate per sbaglio mentre da sdraiate si sta immortalando il mare, o la piscina, all’orizzonte? Tutto da rifare.  Questo virus Cryptolocker sta facendo più danni dell’olio di palma.

Occorre, dunque, fare molta attenzione e ricordare che non basta strappare i numeri di tutte lettere quando siamo alle poste, per ricevere un avviso di garanzia, mentre è importante ricordarsi di salvare su chiavetta usb tutto quello che di indispensabile abbiamo conservato nelle cartelle del pc.

Ultima cosa, fondamentale, da fare nel caso in cui un virus annientasse definitivamente il nostro dispositivo informatico: nell’attesa di una sua pronta e auspicabile riparazione, esercitiamoci semplicemente a vivere. Pare sia facile.

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