Cronache marziane / La sanità dei tagli: dai medici improvvisati, agli escamotage dei pazienti per farsi ricoverare. Quando la soluzione è non ammalarsi mai

CRISTINA SALVATORE

Art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Ineccepibile. Non fa una piega l’articolo, è il nostro Stato che fa direttamente i tagli.

Questo della povera sanità che cerca di salvarsi le maniche della camicia da chi la sta tirando verso la privatizzazione e chi la vuole principalmente pubblica, tra chi si assume responsabilità e chi le molla, è uno spettacolo a cui tutti noi cittadini siamo costretti ad assistere sentendoci abbastanza impotenti. Un po’ come quando sei a pranzo da ospiti e la mamma della tua amica in tv sta vedendo Uomini e Donne: te lo devi vedere TUTTO, senza poter pensare di cambiare canale. Al massimo puoi augurarti un bel colpo di culo, tipo la luce che salta, tipo.

Questo essere semplici spettatori mentre i potenti, i ricchi, decidono non solo di cosa dobbiamo morire noi poveracci, ma pure quando, come e dove, ci sta letteralmente facendo arrivare ad un’unica e unanime conclusione: fare necessariamente attenzione a non ammalarci mai, così il problema è risolto a monte. Ormai negli ospedali pubblici il personale è scarso, anziano e stanco: deve far fronte a tutte le esigenze e le necessità dei pazienti improvvisandosi neurologo anche quando nella sua vita professionale si è sempre e soltanto occupato di svuotare e cambiare pappagalli ai pazienti. Che poi un nesso, volendo,  si può anche trovare visto che tanta gente non sempre pensa con l’organo preposto al ragionamento, ma quella è un’altra storia.

Il personale medico, decimato, deve riuscire a coprire ogni reparto, ad essere efficiente e a salvaguardare il malato cercando di non addormentarsi mentre esegue un massaggio cardiaco o di restare lucido senza dimenticare il coltello Ikea (i bisturi costano troppo) all’interno dello stomaco di un paziente. Poi, se ce la fa, può pure tornare a casa ad occuparsi di una famiglia, che intanto aveva già contattato la Sciarelli da settimane per lanciare un appello disperato. In alternativa, se non si ha famiglia (perché ora è un lusso pure quella), si può approfittare di un momento di pausa dal lavoro per andare a prendere la carta igienica nel bagno di casa e portarla in ospedale dove, per una mancanza del genere, ci si pulisce il pulibile con i getti d’acqua, come al lavaggio auto. Comunque al Cardarelli si sono ingegnati: quando mancano i farmaci anestetici, ad esempio, i medici si giocano la chiamata da casa e fanno arrivare direttamente il governatore Frattura in persona al capezzale del malato: tempo di spiegare in che stato versa la sanità attualmente e il paziente, come per incanto, cade in uno stato catalettico profondo.

La situazione, poi, al pronto soccorso è anche peggio: in tutto tre persone normalissime, dottori senza super poteri, devono fronteggiare codici di ogni colore, file interminabili e persino i pazienti non gravi (detti pure ‘ansiosi ipocondriaci cronici’) giunti perché, tirandosi la pellicina di una falangetta, sono arrivati a sfilarsi pure l’occhio di pernice sotto il piede e si fingono quasi morti pur di passare avanti. Intanto nel corridoio, in attesa di trovare un posto libero, c’è gente che aspetta sui lettini girandosi giusto un pochino per far capire ai presenti di essere ancora in vita temendo di poter essere sottoposti erroneamente ad autopsia.

C’è chi va al pronto soccorso per calcoli renali e quando sente che due posti liberi sono venuti fuori solo da Ortopedia, scappa a chiudersi violentemente le dita tra le porte posteriori dell’ambulanza.

Ormai gli studenti si iscrivono alla Facoltà di medicina giusto per cultura personale, perché potrebbe essere utile sapere come aiutare la famiglia a casa quando le liste di attesa per un controllo importante superano le due settimane di vita auspicate dalla tac oppure perché non si hanno abbastanza soldi per ricorrere al privato.

Che poi i politici non sanno come risolvere il problema sanità non solo a causa della mancanza di personale medico, ma soprattutto per la mancanza di buonsenso e umanità. E al posto di proteggere e tutelare noi cittadini, ci fanno ammalare tra discariche abusive, inquinamento, acque al cianuro e rifiuti tossici. Sì perché la tutela della salute è anche prendersi cura della qualità di vita dei cittadini.

Io però ho trovato una soluzione eccezionale per evitare di finire in qualsiasi ospedale del mondo, privato o pubblico: non dimenticarmi mai di cambiarmi i calzini… perché solo nel momento in cui rimetti quelli del giorno prima… zac, ricovero assicurato.

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