Anche in ‘Peste’, l’autore mantiene intatta la formula vincente che caratterizza la sua narrativa e decreta il suo successo indiscusso: romanzo incalzante, il cui ritmo è scandito quasi interamente dai dialoghi dei protagonisti, talmente ben delineati che pare vederli prendere vita tra le righe.
Ambientato a Napoli anno 1655, racconta la storia di Cecilia, giovane figlia di saltimbanchi, testimone suo malgrado di un incontro segreto in cui di delinea il destino di Napoli e di una congiura che potrebbe riportare la città nelle mani dei francesi. Cecilia non sa nulla di politica, ma comprende subito il pericolo in cui si trova: è l’unica testimone dell’atroce tradimento. Quella stessa notte, infatti, la sua famiglia viene assalita da tre sicari. Lei è la sola a sfuggire al massacro, grazie al provvidenziale intervento di un uomo che le permette di nascondersi in un palazzo deserto e misterioso. Sebastiano Filieri non ha più nulla nella vita, se non la sua pittura. Ha perso la famiglia e gli ideali in pochi giorni, durante la breve, sfortunata rivolta di Masaniello. Quando scopre il segreto di Cecilia, Sebastiano sa che il conte Guzmán non riposerà finché non l’avrà uccisa. La ragazza potrebbe riportarlo a combattere per la sua patria, per i valori che un tempo guidavano la sua esistenza, ma la città di Napoli è minacciata da un nemico più pericoloso della Francia, più infido dei governanti spagnoli: la peste.