Lavoro, sociale e crescita, Messere: “Il PD riparta da questo. In Molise? Si esca dall’autoreferenzialità”

“Credo che il Partito Democratico debba ripartire dai temi del lavoro, del sociale e della crescita”, così Nicola Messere componente dell’assemblea nazionale PD.

“Questo – prosegue – non significa che nulla è stato fatto in questi anni, anzi, va detto che gran parte della responsabilità, per le  cose che non hanno funzionato nel precedente Governo,  va ascritta alla disastrosa situazione economica in cui si venne  a trovare il nostro Paese dall’inizio della grande crisi internazionale dal 2008  a venire avanti,   fino all’assunzione di responsabilità  quando,  dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio 2013,  il Presidente della Repubblica Napolitano, constatata l’impossibilità da parte del Centro Sinistra di formare un Governo in quanto aveva ottenuto  la maggioranza solo Camera ma non al Senato, incaricò Letta di formare  un Governo di Larghe Intese”a guida PD”.

“Sono convinto  – dice ancora Messere – che in questi anni sono stati commessi errori nella gestione del Partito e nell’azione governativa, ma sono altresì convinto che nel 2013 il nostro Paese stava peggio di come sta oggi; anzi fino a ieri!  Certo si poteva fare meglio particolarmente sui temi sociali, infrastrutturali e del lavoro ma questo ragionamento ormai appartiene al passato.

Smettiamola di inseguire leadership forti, ci sarà il momento anche per quello –  continua Messere – siamo un partito non un movimento a cui è permesso di dire tutto e il contrario di tutto, ora dobbiamo rimettere al centro del nostro dibattito, senza paura, i temi del lavoro, della crescita, del sociale, della cultura, della solidarietà e un nuovo modo di stare in Europa, riservando un capitolo a parte per tutto quello che riguarda un serio piano infrastrutturale moderno del nostro Paese. Ormai bisogna fare i conti con “Industria 4.0” ma soprattutto con Edilizia 4.0 e si vuole rilanciare l’occupazione non si potrà prescindere da questo”.

“Purtroppo si sa, la strada è molto impervia, i cittadini hanno pensato e pensano che basta non vedere più qualche immigrato per strada, ricevere un sussidio a casa, avere una pistola per difendersi da soli o addirittura tornare a stampare la propria moneta nazionale per vivere più felici, benestanti e tranquilli. Purtroppo non funziona così. Una società è più forte se riesce a sostituisce le paure con il coraggio, se non smarrisce l’Umanesimo, se pensa anche agli ultimi e ai più deboli, se è equa e solidale e ovviamente che salvaguarda i diritti di tutti, insomma se ha un’anima; anche Il PD deve capire questo”.

“Il Partito Democratico – specifica ancora Messere – ha un dovere nei confronti del nostro Paese, quello di ricostruire una “campo politico” al quale potranno tornare a partecipare anche tutte quelle persone che, a causa del non ascolto, sono rimaste ai margini della lotta o addirittura hanno scelto di farla altrove. Inoltre bisognerà ritrovare il modo di riconnettersi con i corpi intermedi della nostra società, e non solo di ascoltarli, ma far diventare il rapporto con questi ultimi carburante per l’azione politica, perché non si può fare a meno di chi vive i problemi sulla propria pelle e quindi li conosce. Insomma riordinare l’agenda politica non dal Nazareno ma tra la gente, le associazioni, i sindacati, il volontariato e solo dopo la condivisione della nuova agenda politica si potrà tornare a parlare con i cittadini e a quale gruppo dirigente affidare l’incaricare di portare avanti questo nuovo corso del PD”.

“Anche nel nostro piccolo Molise abbiamo il dovere di uscire dalla autoreferenzialità degli eletti e dall’autosufficiente della classe dirigente. Bisogna ritrovare  – prosegue –quella voglia di fare politica per il solo scopo di vedere affermate le proprie idee, ma soprattutto di tagliare i ponti definitivamente con i “transumanti” (temo che ne vedremo delle belle anche alle prossime elezioni amministrative) e con chi pensa di stare sempre con due piedi in una scarpa”.

“Sinistra, destra, centro, populisti, sovranisti, non si tratta di sola terminologia, si tratta di dividersi sulla soluzione ai problemi non sulla loro enunciazione, questo identifica l’appartenenza ad un campo politico anziché un altro. Insomma, bisogna ripensare ad un nuovo PD al passo con i grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, se non un vero e proprio re-settaggio, certamente un revisione”.

“Se ci sarà la possibilità di dialogo, su alcune questioni importanti per il bene dei cittadini e del Paese,  – conclude Messere – credo bisogna lasciare aperti spiragli di discussione con quella parte del M5S dialogante che non vuole una deriva populista né di arretramento culturale del nostro Paese. Vi riporto un pensiero, che mi ha colpito molto,  di Mark Lilla (uno scienziato politico americano, storico di idee, giornalista e professore di studi umanistici alla Columbia University di New York) inviatomi giorni fa da Tommaso Nannicini delle Segretaria Nazionale: La visione politica non è qualcosa che puoi acquistare. Non puoi coltivarla, estrarla o cacciarla. Non ci sono laboratori per scoprirla. La visione politica emerge spontaneamente dall’incontro tempestivo di una nuova realtà sociale, idee che catturano questa realtà e leader capaci di collegare l’idea e la realtà nella mente pubblica in modo che le persone sentano la connessione. (La comprensione è meno importante). L’avvento dei leader benedetti con quel dono è impossibile da prevedere come il ritorno del Messia. Tutto ciò che possiamo fare è prepararci”.

                                                                                                            

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