San Martino in Pensilis, successo per il libro di Lucia Bocale nella sala della Società Operaia

di Luigi Pizzuto

Nella dimora storica della Società Operaia di San Martino in Pensilis, dove vibra forte, in pieno centro cittadino, la cultura della memoria, presentato con successo il libro “L’uomo della vita mia” di Lucia Bocale.

Tra i cimeli pieni di gloria di una società di muto soccorso a vantaggio dei più deboli, tra le più antiche del Mezzogiorno d’Italia, certamente la narrazione letteraria, incentrata sulla voce delle proprie radici e sul concetto più ampio della figura del padre, ha suscitato tra i presenti non poche emozioni. L’abbraccio ai valori di alto profilo sulla figura paterna dell’autrice e all’intreccio delle storie vissute in prima persona nei luoghi del cuore, ha lasciato il segno. Le riflessioni sono partite da qui. Dalla freschezza espressiva del romanzo di Lucia Bocale traspare un racconto per molti versi spontaneo e coraggioso, capace di tirar fuori esperienze  di famiglia  per tanto tempo custodite segretamente dentro di sé. L’autrice è stata brava a raccontarle con l’intento di suscitare un ventaglio di riflessioni su quei processi relazionali indispensabili per migliorare il proprio vissuto e il proprio cammino di vita.

Si è espressa così la dottoressa Bice Monaco su una storia personale decisamente singolare tra padre e figlia, segnata da passaggi emotivi non sempre gioiosi e da rapporti emotivi intensi. La stagione dei ricordi, animata da una elaborazione sensibilissima, illumina così anche quei momenti più tristi difficili da accettare. La perdita del padre è un’esperienza di dolore bagnata da una fitta rete di lacrime che si addensano sul mondo dell’autrice. E’ uno stimolo a portare piacevolmente e per sempre dentro di sé chi non c’è più. E’ per questo che l’incipit del romanzo, nella sua forma colloquiale, si rivela  un’autentica fortezza delle stanze dell’io, dove la figura speciale del padre lancia non pochi messaggi. E invita, appunto, la figlia, in questo caso l’autrice, come si legge dal suo diario, ad imparare a camminare da sola, per apprezzare la gioia e il valore di una vita in piena autonomìa. La scrittrice Rossella De Magistris si è soffermata sulla figura del padre che viene fuori dal racconto dell’intimo, sempre pronto a segnalare nel suo divenire  toni chiari e toni grigi. Il padre è pieno di energia. Emigra come facevano tanti. Nel 1962 parte per Venezia. Lavora poi duramente nelle miniere francesi a mille metri di profondità. Nel 1972 va in Germania dove lavora per costruire pezzi d’aerei. La lontananza si fa sentire. Si pensa a un addio. Ritorna a casa solo a Natale dove il profumo delle bucce d’arancia sui ferri di ghisa della stufa vibra nell’aria come qualcosa di sacrale. Da galantuomo supera comunque ogni difficoltà con “un’eleganza che da buon sarto s’era cucita addosso”. E’ tenace. Si sacrifica per assicurare il pane quotidiano alla propria famiglia.  Improvvisamente, per via di una ipotermìa crudele,  il destino lo vuole per sempre nel regno dei cieli. La geografìa dei ricordi racconta una bella pagina di vita vissuta. Il ricordo diventa la medicina più efficace per curare le proprie ferite.

L’abbraccio sulla copertina del libro riempie di luce i sentieri dell’io. Nella sua metafora esistenziale svela una terapìa da praticare. Sempre. L’abbraccio è un dono che si fa all’altro. Attiva la stagione del cuore costituita da tanti attimi di felicità. Nella sua comunicazione il libro regala dunque confidenze familiari e tante belle emozioni. Mette in bella vista il valore delle tradizioni, l’attaccamento alle proprie radici e i sentimenti di ogni persona. Lucia Bocale è brava a raccontarlo. Diversamente il respiro di questo piccolo mondo di ieri, pieno di sussulti armoniosi e toni emotivi sarebbe rimasto sicuramente nel silenzio tra le svariate ombre dell’io. Si ringrazia il presidente della Società Operaia Raffaele Di Bello e la presidente dell’Associazione Volontari Ospedalieri dottoressa Celeste Vitale.

    

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