Per arrivare a ciò, per il medico chirurgo, sarà però necessario un ricorso alla Corte Costituzionale per chiedere di cancellare la normativa che di fatto annulla la possibilità dei molisani di curarsi nelle strutture pubbliche.
Una vera e propria battaglia contro il Governo nazionale e tutti i burocrati che dalla Capitale, di volta in volta, hanno fatto scelte tali da mettere a rischio la salute degli abitanti della piccola regione. Ecco perché Di Stefano annuncia anche di voler chiedere ai cittadini di intentare una vera e propria class action alla Corte dei Conti, per avere indietro tutto il denaro versato attraverso le tasse. “Dal 2007 – ha tuonato il primario – a causa del deficit, la regione sta pagando 80 milioni di euro in più, eppure abbiamo ancora 400 milioni di debiti. I molisani continuano a essere vessati da tasse. A casa mia, un sistema simile si chiama usura”.
Al fianco di Di Stefano l’ex assessore comunale al Bilancio di Palazzo San Giorgio, Donato Toma, che “fa sapere come i numeri bisogna saperli leggerli e non utilizzarli soltanto per chiudere il Molise”.
Tornando a come da Palazzo Moffa debba partire la mobilitazione per riavere indietro il potere della programmazione sanitaria, Di Stefano ci è poi andato giù duro. “Nessuno si può appropriare della sanità, in quanto il popolo molisano ha votato i rappresentanti di Palazzo Moffa e quest’ultimi, in base agli indirizzi da Roma e ai trasferimenti statali sono chiamati a costruire l’offerta sanitaria regionale nel migliore dei modi. Nel momento in cui lo Stato mi toglie la salute dei cittadini, io mi dimetterei. Ecco perché la politica locale deve battersi per riportare il tema salute in Consiglio regionale. Poi se non sono in grado di gestirla, allora è meglio che vadano a casa”.
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