‘Impara l’arte’ presenta Marcella Cicchino: scatti d’emozione

SERGIO MARCHETTA

Accade che i colori più semplici come il bianco e il nero riescano a riempire un pensiero di sfumature; accade che il gesto più ordinario come fare una passeggiata in un pomeriggio di giugno diventi l’occasione per incontrare la sensibilità dell’anima e la passione artistica di Marcella.

Ci incontriamo in pieno centro storico a Isernia e al mio arrivo la scorgo da lontano mentre scatta una foto nei pressi della Cattedrale. Iniziamo a camminare e dopo pochi passi – come rapita da uno slancio indomabile – si ferma a immortalare in uno scatto la scena di una signora che spazza la strada, raccogliendone l’immagine e lo sfogo.

Pochi minuti dall’incontro potrebbero già bastarmi per comprendere che la fotografia è per questa donna non solo una passione ma un vero e proprio prolungamento della personalità. Ma siccome voglio conoscerla ancora meglio, ora che ci siamo seduti all’ombra della storica fontana Fraterna, le voglio porre qualche domanda.

Sei stata tu a decidere di fare della fotografia la tua arte o lei si è impossessata di te? “Per me la fotografia è passione. E come ogni passione non si può scegliere; io ho avuto la fortuna di incrociarla e di ritrovarla, anche perchè fin da piccola mi piaceva soffermarmi a perdere lo sguardo nelle fotografie lasciandomi affascinare dalla loro capacità di evocare il passato per riviverlo infinite volte.  Attualmente faccio parte di “Officine Cromatiche”, un bel gruppo con il quale condivido progetti e sogni”.

Ricordi la prima foto che hai scattato mettendoci passione e gusto? “Certo che la ricordo: un tramonto! Con una spiga di grano in primo piano accarezzata da un fascio di colori intensi. Forse proprio a partire da quella foto ho compreso la possibilità di vivere la meraviglia, di catturarla attraverso un’immagine”.

Quando scatti una foto è come perderti o ritrovarti? “Fondamentalmente mentre scatto una foto mi saggio. E più che perdermi o ritrovarmi sento di liberarmi”.

Secondo te una foto va ammirata o interpretata? “Il grande fotografo Newton diceva che l’immagine deve solo suggerire, senza insistere. Avere di fronte una fotografia deve infondere libertà nello sguardo”.

Il tuo stato d’animo può condizionare il risultato di uno scatto fotografico o la tua è un’arte al di sopra dei sentimenti? “Non sono mai imparziale mentre fotografo. Quando scatto un’immagine fermo il pensiero in quei colori. Un grande artista francese diceva che la fotografia non è altro che la continuazione di un sogno e il soddisfacimento di un bisogno; quindi è ovvio che il risultato sia legato allo stato d’animo del momento. Attreverso la fotografia io cerco di esprimere un’emozione che rimanga indelebile pur non essendo necessariamente la stessa che mi ha guidato nello scatto di quella precisa immagine”.

La tua espressione viaggia soprattutto attraverso il bianco e nero; è solo una scelta di stile o qualcosa di più? “Nessuna scelta di stile. Mi piace la fotografia a colori ma sento maggiore possibilità di esprimermi e di emozionarmi nel bianco e nero. Poi è comunemente riduttivo parlare di bianco e nero quando in realtà si tratta di infiniti toni di grigio attraverso cui l’immagine che catturo diventa per me come una sorta di seconda pelle; luci e ombre che enfatizzano il pensiero”.

Una delle declinazioni della tua espressione fotografica è il nudo artistico; che significato ha immortalare un corpo nella sua essenzialità? “Attraverso il nudo cerco di enfatizzare la sinergia tra la meraviglia del corpo femminile e quella dell’ambiente intorno ad esso. Con semplicità e immediatezza. In particolare ho avuto la fortuna di avere intorno persone che hanno creduto in me e mi hanno spinto a sperimentare la bellezza della corporeità delicata e mai effimera”.

Ti sei mai pentita di aver scattato una foto in particolare? “Se è successo non me lo ricordo”.

Quanto è giusto ritoccare una foto? “Innanzitutto occorre precisare la differenza tra fotoritocco e post-produzione. Quest’ultima è sempre esistita, è nata con la fotografia stessa e deve esserci per dare maggiore risonanza e valore all’immagine. Il fotoritocco ha senso fino a quando non rende la fotografia artefatta, finta. Ogni contributo della tecnica può essere fondamentale ma non mi piace l’idea di affossare l’arte fotografica nel perfezionismo”.

Quanto è abbinata la tua fotografia al concetto di viaggio e di strada? “Recentemente ho vissuto un’esperienza meravigliosa a Milano fotografando la vita metropolitana, gli scorci della stazione centrale, la street, il caos quotidiano. Una delle foto scattate durante questa esperienza è stata selezionata dalla rivista Vogue”.

Avedon diceva: “Se passo un giorno senza fare una foto è come se mi fossi dimenticato di svegliarmi”. Anche per te vale questo? “Non passa giorno che non faccia fotografie. Forse non uso la mia Reflex quotidianamente ma oggi c’è la fortuna di avere la possibilità di scattare immagini in ogni istante grazie agli smartphone. La passione trascende i mezzi”.

Marcella è indubbiamente una grande artista e basta guardare le sue fotografie per comprenderlo; ma è innanzitutto una bella persona con cui non smetteresti mai di parlare. Anche perchè ha la dote di saper spaziare attraverso mille altri orizzonti a partire dalla fotografia: Marcella non è una fanatica del mestiere ma una appassionata dei sentimenti che riversa tutti nei suoi lavori. Una persona saggia eppure mai noiosa, una madre orgogliosa, una moglie riconoscente, un’amante dei filosofi classici e una donna che passa con semplicità e disinvoltura dalle pagine di Plutarco alla sella di una moto. Rigorosamente con la macchina fotografica nello zaino.

Exit mobile version