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L’angolo del veterinario: la figura professionale del consulente comportamentale

animaliPASQUALE PIZZUTO

In Italia, negli ultimi anni, per far fronte alle nuove richieste dei proprietari di cani, gatti e altri animali d’affezione è nata una nuova figura professionale: il consulente comportamentale, ovvero un ‘esperto’ etologo o veterinario che si occupa di problemi comportamentali.

Il consulente comportamentale sarà in grado di diagnosticare una precisa patologia e mettere a punto una idonea terapia di tipo cognitivo comportamentale, anche tramite l’ausilio dell’educatore cinofilo, che sempre più spesso collabora con le varie strutture veterinarie.

Alle volte, su consiglio e valutazione da parte del  veterinario, potrà essere necessario associare anche una terapia farmacologica o semplicemente prevedere l’utilizzo di prodotti naturali (fitoterapici).

Per  poter fare una valutazione del paziente e un’analisi ambientale oltre che familiare, sarà necessaria una prima visita al domicilio del proprietario , osservando il luogo in cui vive l’animale e come ci si relaziona con esso e  valutando il loro rapporto.

L’approccio etologico è, quindi, indispensabile in questa prima fase. Spesso i proprietari interpretano i comportamenti del proprio animale da compagnia in modo errato, rafforzando nell’animale il comportamento indesiderato o addirittura peggiorandolo, basti pensare ai comportamenti aggressivi dei cani, oppure ai bisogni fisiologici sparsi per casa interpretati come “dispetti” (gli animali non fanno “dispetti” ), questa  è una prerogativa dell’essere umano. Ecco perché lo specialista potrà spiegare al proprietario come relazionarsi in modo corretto con il proprio animale.

Dopo la prima visita, si raccolgono tutte le informazioni, anche tramite la valutazione di test specifici , si   studia il caso in base alla propria  esperienza e casistica, si formula una diagnosi e si assegna una  terapia individuale che verrà spiegata ai proprietario in modo dettagliato. I miglioramenti andranno valutati settimanalmente o al massimo ogni quindici giorni.

Esistono quattro tipi di comportamenti indesiderati: propri, impropri, indotti e derivati. I primi sono i veri e propri problemi, in quanto si verificano all’interno di una situazione familiare e compaiono senza un reale vero motivo; i secondi sono considerati problemi solo per il proprietario, ma in realtà non lo sono (ad esempio il cane non abbaia ed il proprietario se ne dispiace); i terzi sono dovuti ad una mancata e/o errata e/o traumatica socializzazione. I comportamenti derivati originano da patologie quali artriti,  artrosi , dolore o sono conseguenti  alla vecchiaia.

Statisticamente il 90% dei casi è costituito da problemi indotti, generalmente risolvibili con le tecniche di desensibilizzazione e controcondizionamento. Queste sono alcune delle principali tecniche utilizzate  per la risoluzione di problemi comportamentali. Se il cane fin da piccolo non ha conosciuto ad esempio una grande varietà di persone (basse, alte, grasse, magre, anziane, giovani, ecc.. ) o di oggetti (bastoni ,ombrelli, cappelli..) potrà essere facilmente spaventato o innervosito quando si troverà in loro presenza. In questo caso il cane si sensibilizzerà nei riguardi di quel qualcuno o qualcosa. Quindi lo specialista ricorrerà alla tecnica della desensibilizzazione affinché l’animale familiarizzi con l’oggetto o la persona.

Mentre se il cane ha subito un trauma o vissuto una situazione spiacevole a causa di certi eventi (un temporale, un motorino) o di certe persone  o di certi oggetti , esso si condizionerà ogni volta che rivivrà la situazione. In questo caso si ricorrerà alla tecnica del contro-condizionamento affinché il cane superi la sua errata e/o traumatizzata conoscenza. Lo scopo del contro-condizionamento è quello di far reagire il cane in modo differente ad un determinato stimolo, insegnare all’animale ad attuare un comportamento diverso, più adatto. Un esempio tipico è il caso del cane che si eccita quando capisce che il padrone si prepara per uscire (cane con ansia da separazione). Bisogna dunque condizionare il cane a reagire allo stimolo in maniera diversa, nel caso in questione a non agitarsi quando il padrone si prepara, ma restare tranquillo nella sua cuccia.

In conclusione, la terapia comportamentale è utilissima, spesso indispensabile. Attraverso un corretto programma di modificazione comportamentale si possono risolvere molti problemi che spesso sono causa di frustrazione per il proprietario  e fonte di stress  per il cane,  che inevitabilmente comporteranno una conflittualità all’interno della famiglia con il rischio di trovarci di fronte a padroni  disperati e cani a rischio di abbandono.

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