Cosa ne sarà del Campobasso Calcio e dei colori rossoblù? Aliberti spera nella holding, il Macchia d’Isernia guarda al capoluogo e strizza l’occhio a Falcione, i tifosi aspettano di ritrovare l’entusiasmo dietro a un sogno

Cosa ne sarà del Campobasso e del calcio nel capoluogo molisano? A chiederselo sono in tanti, o almeno coloro i quali, in città, ancora sono interessati ai colori rossoblù.

Il campionato di serie D, il terzo consecutivo dell’attuale gestione, è terminato già da una settimana. Una salvezza raggiunta con un mese di anticipo rispetto alla fine dei giochi, ma al termine di un’annata caratterizzata dalle vertenze per gli emolumenti non pagati la stagione precedente.

Il presidente del club, Giulio Perrucci, è dimissionario, l’ex patron della Salernitana, Aniello Aliberti, invece, sembra stia provando a reperire tra le cinque e le sette persone che possano costituire una holding, per far ripartire la società.

Gli ex sponsor Pugliese e Audiello, rispettivamente, imprenditore irpino e avvocato foggiano, vorrebbero rientrare, ma a condizioni differenti, rispetto alla loro precedente, ma breve, esperienza, terminata per l’impossibilità di prendere decisioni.

La questione stadio resta sempre aperta: un impianto vetusto e, soprattutto, mai assegnato in gestione.

Intanto, il tempo scorre e occorre trovare linfa vitale alla società, che, secondo quanto trapelato nell’ultimo mese, sembra non godere di ottima salute dal punto di vista contabile.

In sostanza, compito della costituenda holding e, dunque, degli eventuali nuovi soci sarà, in primis, l’opera di risanamento dai debiti accumulati negli ultimi quattro anni.

Se da un lato si proverà a far ripartire l’attuale società, che dovrà riaccendere la fiammella dell’entusiasmo attorno al fenomeno calcistico, sopita da tempo, sin dalla gestione Capone, ovvero da quando, a parte qualche eccezione, il dato sulle presenze degli spettatori sugli spalti è stato in costante discesa; dall’altro, c’è chi guarda al capoluogo molisano per ripartire.

È il caso del Macchia d’Isernia, che per questioni di numeri, logistiche e di regolamenti cerca un bacino d’utenza più grande per disputare la serie D.

I vertici biancoazzurri, reduci dal double campionato di Eccellenza e Coppa Italia regionale, hanno già incontrato l’ex sponsor dei lupi, Edoardo Falcione, per verificare la fattibilità di spostare ‘armi e bagagli’ a Campobasso, regolamenti federali permettendo.

La speranza in città è che non si perda tempo, per conservare, in qualsiasi modo almeno la serie D, e non essere costretti al quinto fallimento in 27 anni.

Di titoli sportivi da cui ripartire dall’Eccellenza ce ne sono tanti, ma sarebbe una sconfitta per tutti esser costretti a giocare nuovamente un torneo regionale. Se così dovesse essere, la speranza è che chi prenderà in mano le redini del calcio in città possa ripartire da un fiorente settore giovanile, avviando una scuola calcio col brand Campobasso Calcio, che potrebbe rappresentare il vero tesoretto della società calcistica principale della città, la base di ogni club che si rispetti, ma soprattutto la linfa economica principale, nel corso degli anni, se si riuscirà a valorizzare i calciatori prodotti del proprio vivaio.

Per far ciò, servirà un’azione di forza e coraggio, perché col brand Campobasso Calcio si rischierebbe di mandare in crisi più di qualche scuola calcio cittadina.

Non si può far altro che aspettare. Se la città di Campobasso dovesse perdere nuovamente anche il calcio, altro non sarebbe che l’ennesimo fallimento di una intera città, incapace di reagire a una crisi che ha aumentato l’età media dei residenti nel capoluogo molisano.

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