Buon 1° maggio a tutti i giovani lavoratori in nero: senza diritti e senza prospettive per il futuro. E poi ci sono i giovani molisani che non si arrendono all’economia sommersa

MARIA CRISTINA GIOVANNITTI

Gli invisibili della società, vittime della crisi e del sistema che li ha ingabbiati, sono i figli e i nipoti che, messe da parte lauree, titoli di specializzazione e master, pur di racimolare qualche soldo, lavorano senza contratto. Lavorando in nero, però, rinunciano ai propri diritti e non hanno garanzie per il futuro, diventando i nuovi schiavi di casa nostra.

Così lavora in nero la ragazza che serve la pizza il sabato sera, la barista che versa il caffè la mattina, il giovane manovale nel cantiere oppure il ‘fastidioso’ centralinista del call center di turno. Oppure troviamo giovani camuffati da tirocinanti negli uffici ma ufficiosamente sono dei veri lavoratori a tempo pieno, spesso messi lì a lavorare al posto del lavoratore contrattualizzato.

Sempre più spesso davanti agli enti regionali si trovano file interminabili di ragazzi pronti all’ennesimo colloquio con la speranza di essere selezionati per un nuovo corso di formazione, solo per ricevere l’indennità di 2 euro l’ora – denaro che poi diventa un miraggio – oppure speranzosi alle selezioni per il servizio civile.

Sono i dati dell’indagine #sottoterra dell’Eurispes a mettere in luce la parte ‘nera’ di questi lavori: il 50 percento dei giovani tra i 18 ed i 24 anni non ha un contratto, percentuale che diminuisce lievemente nella fascia tra i 25 ed i 35 anni. Significa che 1 giovane su 2 lavora in nero.

Oggi, 1 maggio, festa dei lavoratori, riproponiamo alcune storie di giovani intervistati da CBlive: ragazzi molisani che non si arrendono alla crisi e non gettano la spugna.

Buon 1 maggio dalla redazione di CBlive.

Exit mobile version