Cronaca

Buon 1° maggio a tutti i giovani lavoratori in nero: senza diritti e senza prospettive per il futuro. E poi ci sono i giovani molisani che non si arrendono all’economia sommersa

l'italia repubblica lavoroMARIA CRISTINA GIOVANNITTI

Gli invisibili della società, vittime della crisi e del sistema che li ha ingabbiati, sono i figli e i nipoti che, messe da parte lauree, titoli di specializzazione e master, pur di racimolare qualche soldo, lavorano senza contratto. Lavorando in nero, però, rinunciano ai propri diritti e non hanno garanzie per il futuro, diventando i nuovi schiavi di casa nostra.

Così lavora in nero la ragazza che serve la pizza il sabato sera, la barista che versa il caffè la mattina, il giovane manovale nel cantiere oppure il ‘fastidioso’ centralinista del call center di turno. Oppure troviamo giovani camuffati da tirocinanti negli uffici ma ufficiosamente sono dei veri lavoratori a tempo pieno, spesso messi lì a lavorare al posto del lavoratore contrattualizzato.

Sempre più spesso davanti agli enti regionali si trovano file interminabili di ragazzi pronti all’ennesimo colloquio con la speranza di essere selezionati per un nuovo corso di formazione, solo per ricevere l’indennità di 2 euro l’ora – denaro che poi diventa un miraggio – oppure speranzosi alle selezioni per il servizio civile.

Sono i dati dell’indagine #sottoterra dell’Eurispes a mettere in luce la parte ‘nera’ di questi lavori: il 50 percento dei giovani tra i 18 ed i 24 anni non ha un contratto, percentuale che diminuisce lievemente nella fascia tra i 25 ed i 35 anni. Significa che 1 giovane su 2 lavora in nero.

Oggi, 1 maggio, festa dei lavoratori, riproponiamo alcune storie di giovani intervistati da CBlive: ragazzi molisani che non si arrendono alla crisi e non gettano la spugna.

  • La storia di una città come quella di Campobasso passa anche per un punto di incontro come lo è la  ‘Caffetteria Carriero’ o meglio conosciuta in città come ‘Bar Camardo’, di via Pietrunto. Così Nino, 27 enne laureato in Economia Aziendale, mette per ora in tasca la sua laurea e investe nel Bar Camardo, consapevole che in tempo di crisi è un gioiellino nelle sue mani. Clicca qui per leggere la storia.
  • Il nuovo mondo dei precari coinvolge tutti: figli e padri, giovani ventenni e maturi cinquantenni. Una situazione lavorativa sparuta dove tutti sono schiavi dei contratti a progetto, di collaborazioni saltuarie, impegni temporanei e lavori in nero. Tra questi c’è l’enorme esercito delle nuove reclute dell’insegnamento: gli aspiranti professori e il loro tortuoso iter per avere una cattedra. Nell’esercito dei ‘nuovi prof.’ c’è Manuela Pernatozzi, over 30, una laurea magistrale in lettere moderne conseguita a Napoli con lode e vari corsi di perfezionamento e specializzazione accumulati in questi anni di ‘calma piatta’. Sogna di insegnare in futuro ed intanto, nel presente, si divide tra il lavoro di barista a Matrice e cameriera in pizzeria a Montagano. Clicca qui per leggere la storia.
  • Negozi che chiudono, case in vendita, aziende che riducono il personale e pile e pile di curricula accumulati senza speranza. La triste realtà del Molise e di Campobasso, riflesso di una situazione nazionale, è ormai questa. La storia di Lorenzo Baldini è, invece, la storia di un investimento al contrario: mentre in Italia la grave depressione economica rende spietata la concorrenza cinese, lui è un giovane campobassano che, con una laurea in ‘Comunicazione dell’enogastronomia’, emigra proprio in Cina e lì decide di investire soldi e competenze. Così, con il supporto di alcuni amici, apre una società ed a breve inaugurerà un ristorante italiano di cucina molisana a Changsha, cuore pulsante dell’ espansione economica cinese. Clicca qui per leggere la storia
  • Si chiama Luca Di Claudio, è laureato in Scienze della Comunicazione e per ben tre anni ha lavorato come programmista in Rai fino a quando, come la maggior parte dei giovani d’oggi, alla scadenza del contratto non è seguito il rinnovo. Quindi messa in valigia la passione, si ritorna a casa, in Molise dove però fare il programmista tv è impossibile perché è una figura professionale al limite. Così il dubbio diventa: abbandonare la voglia di fare il lavoro dei propri sogni o inventarsi qualcosa? Nasce così ‘Molyou’, la prima Play Tv del mondo. Clicca qui per leggere la storia.
  • Paola Montino, una laurea umanistica in tasca, la consapevolezza che in Italia non avrebbe mai lavorato per quello che ha studiato ed alle spalle tanti lavoretti saltuari e precari svolti a Campobasso. Così, tre anni fa, decide di dare una svolta alla sua vita trasferendosi ad Amsterdam dove, tra le normali difficoltà iniziali, oggi lavora in un’azienda farmaceutica senza “dover ringraziare nessuno”. Clicca qui per leggere la storia.

Buon 1 maggio dalla redazione di CBlive.

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