
Dal 15 al 19 ottobre nel capoluogo regionale si raccoglieranno le più interessanti voci poetiche del panorama mondiale contemporaneo. Voci assolute di chiara riconoscibilità internazionale la cui poetica attinge a tematiche di stretta attualità, quali la guerra, la pace, la migrazione di popoli, il mondo islamico, la figura della donna, l’ambiente e le risorse. Ciascuno di essi lo farà dal proprio punto di vista, da una specifica prospettiva geografica e sociale.
Ad inaugurare gli Incontri Internazionali di Poesia il poeta e pittore tuareg MAHMOUDAN HAWAD, meglio noto come HAWAD, che interagirà sul palco con la scrittrice e docente Simonetta Tassinari e le letture di Valentino Campo.
Scrittore, poeta e pittore tuareg, Hawad è nato nel 1950 in una famiglia nomade a nord di Agadez in Niger, in un accampamento della tribù Ikaskazen. Hawad vive in Francia dal 1982. Giovanissimo ha vissuto nei monasteri Sufi in Egitto e in Libia e negli accampamenti nomadi intorno alla città di Baghdad. La sua attività letteraria e grafica si ispira alla “furigrafia” (per giocare sulla parola calligrafia), un metodo che mira a scomporre le visioni, le forme e le percezioni e liberarle da ogni stereotipo. I temi comuni del suo lavoro includono sete, movimento, vagabondaggio, anarchia e temi politici legati alla questione Tuareg nella regione. È sposato con Hélène Claudot-Hawad, studiosa del popolo tuareg e traduttrice della poesia di Hawad in francese. Allevato dalla sua famiglia secondo la tradizione tuareg nutrirà un odio profondo per tutta la sua infanzia per l’educazione islamica.
Hawad è autore di numerose opere, alcune pubblicate in versione bilingue e tradotte in varie lingue (francese, olandese, spagnolo, italiano, catalano, arabo). In Italia ha pubblicato “Carovana della sete” (Gallino 2001); “Dentro la nassa” (Edizioni Via Montereale 2016).
Il pensiero nomade
Hawad definisce in questo modo la cultura nomade di cui è erede: “Per il nomade, il pensiero esiste solo quando è in marcia o quando canta; tutto ciò che nomade deve essere cantato o in cammino per essere veramente tale”. Questo pensiero si fonda dunque su supporti mobili – lo spazio, il corpo, l’architettura – e si oppone ai pensieri rigidi in quanto necessita del movimento per definirsi. Così, come si vedrà in seguito, è proprio attraverso il nomadismo che si esprime il vero pensiero tuareg. Negli accampamenti, durante le veglie, la notte si passa a descrivere degli oggetti o degli animali; ad esempio una gazzella o un cammello. Ciascuno si lancia in una descrizione, così che alla fine si ha l’impressione che le parole siano state esaurite.
Bibliografia
- Caravane de la soif et de l’égarement (1987)
- Chants de la soif et de l’égarement (1987)
- Testament nomade (1987)- tradotto dall’arabo in siriano da Adonis
- L’Anneau-Sentier (1989)
- Froissevent (1991)
- Yasida (1991)
- La danse funèbre du soleil (1992)
- Buveurs de braises (1992)
- Sept fièvres et une lune (1995)
- Le coude griçant de l’anarchie (1998)
- Les haleurs d’horizon (1998)
- Notre horizon de gamelles pour une gamelle d’horizons (2001)
- Détournement d’horizon (2002)
- Sahara. Visions atomiques (2003)
- Le goût du sel gemme (2006)
- Poésies, 1985-2015 (2017)