Nel decreto Genova la norma sui presidenti incompatibili: Toma non sarà il commissario ad acta alla sanità

La norma che sancisce l’incompatibilità tra la carica di presidente della Regione e quella di commissario ad acta per la gestione del piano di rientro dal debito sanitario è contenuta nel cosiddetto decreto Genova, arrivato oggi al Quirinale.  Sul discusso provvedimento la Ragioneria dello Stato ha messo la bollinatura per la copertura delle spese ed ora il testo è pronto per la valutazione del Colle e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il Governo ha utilizzato, così, la normativa riguardate le Disposizioni urgenti per la città di Genova’, arrivate a 44 giorni dal crollo del ponte Morandi per inserire la clausola dell’incompatibilità tra governatori e commissari ad acta per quelle regioni afflitte dal debito sanitario.

Nel comma 2 dell’articolo 45 del testo, detto anche decreto Emergenze, il Governo giallo-verde ha indicato il precetto che di fatto pone fuori dai giochi anche il governatore Toma dalla carica.

“Il commissario ad acta – si legge, infatti, nel documento – deve possedere qualificate e comprovate professionalità nonché specifica esperienza di gestione sanitaria ovvero aver ricoperto incarichi di amministrazione o direzione di strutture, pubbliche o private, aventi attinenza con quella sanitaria ovvero di particolare complessità, anche sotto il profilo della prevenzione della corruzione e della tutela della legalità”.

Come indicato dal medesimo provvedimento “dall’entrata in vigore del decreto il Consiglio dei Ministri provvede entro novanta giorni alla nomina di un commissario ad acta per ogni regione in cui si sia determinata l’incompatibilità del commissario”.

Dunque, il Governo e il ministro Grillo sono rimasti sulle loro posizioni, optando per una decisione che più che il Molise, coinvolge l’acerrimo nemico di Di Maio, il governatore della Campania, De Luca. Lo stesso destino in questo modo viene riservato anche a Zingaretti, numero uno del Lazio.

A dirsi soddisfatti i parlamentari Cinque Stelle. In modo particolare Antonio Federico che ha parlato di una “nuova prospettiva per la sanità regionale”. “Ora – le sue parole – bisogna lavorare tutti insieme per individuare una figura terza, slegata da interessi di bottega e che abbia un profilo istituzionale e professionale tale da ridare ai cittadini fiducia nel sistema sanitario regionale. Una figura che dovrà ascoltare il territorio, le sue particolari esigenze, garantire l’accesso a cure certe e gratuite per tutti. Qualcuno che punti senza esitazioni su una sanità pubblica e di qualità. Con un privato che affianchi il pubblico senza sostituirlo né montargli sulle spalle”.

Sugli equilibri politici post Decreto in Molise è ancora incognita. In modo particolare resta da capire la reazione della Lega che se a Roma è alleata dei Cinque Stelle in Regione sostiene la maggioranza capeggiata dal presidente Toma.

E proprio dalla Lega nei giorni scorsi era arrivato l’appello al vice premier Salvini, affinché la nomina potesse ricadere sul presidente del Molise. Una scelta sostenuta con forza anche dall’alleato che, nei risultati elettorali del Molise, ha fatto sempre la differenza, prima con il centrodestra, poi con il centrosinistra e poi nuovamente con il centrodestra.

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