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Una folla commossa ha preso parte all’ultimo saluto a Fernando di Laura Frattura, l’ex Presidente della Giunta regionale del Molise, scomparso alla Fondazione Giovanni Paolo II ieri mattina, mercoledì 9 settembre 2015.
Nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova, presenti i protagonisti della politica attuale e di quella passata, che contribuì alla nascita della ventesima regione d’Italia. Per l’occasione sono giunti nel capoluogo molisano, non solo i colleghi assessori e consiglieri regionali del figlio Paolo, attuale Governatore, ma anche coloro che condivisero l’esperienza ventennale a Palazzo Moffa dell’onorevole, scomparso in maniera improvvisa e del tutto inaspettata. C’erano, tra gli altri, il Prefetto Francescopaolo Di Menna, il senatore Ruta, l’onorevole Leva, l’eurodeputato Patriciello, l’ex Presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa, e quello attuale, Vincenzo Niro, esponenti della Giunta e del Consiglio comunale di Campobasso, così come non sono voluti mancare i vertici della Cattolica.
Tra i presenti anche i colleghi della figlia, Giuliana, vice-direttore della scuola di polizia ed ex vice Questore.
Padre Lino Iacobucci, che ha officiato la Santa Messa, ha riservato parole di stima e affetto per “un uomo che ha dato tanto alla sua terra. Il suo testamento spirituale – rivolgendosi ai familiari e, soprattutto, ai nipoti – dovrà essere sempre vivo in voi”.
“Aveva il fiuto e il senso di agire – le parole dell’ex consigliere regionale Mario Totaro – ed era pragmatico nel risolvere le questioni che gli si ponevano davanti”.
“Era un buono seppur fumantino” la testimonianza dell’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Campobasso, Vittorio Rizzi; mentre, per Marcello Veneziale, altro ex Presidente della Giunta regionale del Molise, nonché ex sindaco di Isernia, “occorre ricordarlo con rispetto per essere stato uno dei padri della Regione Molise, che contribuì a fondare”.
“Ho avuto la fortuna di collaborare con lui – il ricordo dell’ex Governatore Michele Iorio – e tra di noi c’era stima reciproca e una grande amicizia. È stato uno dei protagonisti principali della storia del Molise, regione per la quale ha continuato a lavorare anche dopo aver lasciato la politica attiva”.
Il feretro di Fernando di Laura Frattura, al termine dei funerali, è stato trasportato ad Alfedena, centro in provincia dell’Aquila, dove l’ex Presidente della Regione Molise nacque nel 1932.
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MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
In principio era ‘parola’, precisamente poesia e letteratura la sua vera passione. Domenico Iannacone si racconta nel caldo ambiente del Teatro del Loto di Ferrazzano, in un incontro pubblico e con la capacità di ricreare un’atmosfera intima, come se fosse una chiacchierata tra ‘amici’, o meglio tra ‘corregionali’.
Iannacone è figlio del Molise, cresciuto a Petrella del Sannio e tornato per quest’occasione a Ferrazzano, dove ha vissuto per quasi 5 anni. Poi è andato via, come succede a molti giovani, precisamente a Roma e lì ha cominciato collaborando con ‘La Tartaruga’, una rivista letteraria che ha consolidato il suo amore per tutto quello che è poesia: ecco che nei suo lavori giornalistici ogni pausa, ogni sguardo è voluto per rendere poetiche le sue denunce sociali. Si avvicina a uno stile che lui stesso definisce «luziano» riferendosi al suo poeta preferito, Mario Luzi e recitando ‘a braccio’ ‘Vola alta parola’.
Diventa così ‘giornalismo d’inchiesta’ la sua voglia di raccontare storie spesso anche ‘difficili’ senza perdere mai di vista la sua terra natìa. Sarà infatti il Molise a ‘raccomandarlo’ in Rai con un lungo reportage dal titolo “Grammatica di un terremoto” su San Giuliano di Puglia. Continuerà a parlare del Molise – risultando anche scomodo per alcuni – con “Oro buttato”, denunciando il degrado di Altilia a Sepino e con “Cemento” dove racconta dell’Auditorium di Isernia.
Continua il suo racconto e la sua escalation professionale: Iannacone diventa il giornalista de ‘I dieci Comandamenti’ su Rai3, co-autore del programma Presadiretta e plurivincitore per i suoi reportage giornalistici del premio Ilaria Alpi. Narra la storia della Mivar che è il racconto dell’ultimo giorno di produzione di una fabbrica di televisori, uno spaccato di vita economica e sociale; parla della storia di Edda e Giulio e di come una famiglia comune vive il dramma della disabilità del proprio figlio fino alla storia/denuncia del collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura ex ‘ndranghetista.
Più di due ore in compagnia di Domenico Iannacone, una full immersion nel significato delle sue parole e delle sue denunce giornalistiche e un incontro che si conclude con un termine non casuale: “Amen”, quello che doveva essere il nuovo titolo del suo programma, quello che, invece, nelle denunce del giornalista molisano sta ad indicare “è così e non può essere altrimenti” in nome della veridicità del giornalismo.
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