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‘La Mantigliana’: a Campobasso vestivamo così. Addolorata Di Cristofaro, Annamaria Mastropietro, Laura e Chiara Di Rito alla riscoperta delle antiche tradizioni cittadine

I due bambini, vestiti con gli abiti del gruppo 'La Mantigliana', hanno accolto a Campobasso Papa Francesco
I due bambini, vestiti con gli abiti del gruppo ‘La Mantigliana’, hanno accolto a Campobasso Papa Francesco

GIUSEPPE FORMATO

Riscoprire la Campobasso che non c’è più, quella che era: è l’obiettivo che si pongono diverse associazioni cittadine. L’ultima, in ordine temporale, sorta nel capoluogo molisano è quella de ‘La Mantigliana’, un termine sconosciuto per la gran parte dei cittadini.

La ‘mantigliana’, infatti, era il tipico e indispensabile copricapo, utilizzato dalle donne campobassane durante tutto il Seicento e fino agli inizi del Novecento.

“La nostra società, affamata di tecnologia, – ha affermato una delle promotrici dell’iniziativa, Laura Di Ritosta dimenticando le tradizioni popolari. Noi stiamo cercando di rivalutare gli usi e i costumi che, purtroppo, col passare degli anni stanno scomparendo, ma non con un’ottica nostalgica, bensì con uno sguardo rivolto al futuro, al fine di preservare l’identità e la cultura cittadina. Il nostro lavoro è iniziato con lo studio di documenti e manoscritti antichi, tratti dai libri di Ada Trombetta, che abbiamo ritrovato nella Biblioteca Provinciale ‘Albino’. Stiamo provando a riscoprire e rivalutare uno scorcio di storia campobassana, della quale non si è più parlato dai tempi del fascismo in poi. Le immagini più note restano una foto e un acquerello di Alfredo Trombetta, che si trovano dal 1911 al museo antropologico di Roma, insieme con un vestito e qualche foto di privati, gelosamente custodite”.

L’idea del gruppo ‘La Mantigliana’ è nata da Addolorata Di Cristofaro, Annamaria Mastropietro, Laura e Chiara di Rito e risale a due anni fa.

“Siamo riuscite a rendere concreta quella era solo un’idea – ha proseguito Laura Di Rito – senza alcun patrocinio, ma in maniera artigianale, cercando di utilizzare materiali e modelli simili, il più possibile, a quelli originali. Laddove non ci si è riusciti, i capi sono stati trasformati con gusto retrospettivo. Scarpe, calze fatte a mano, ricami, lavori all’uncinetto, riadattamento di oggetti di bigiotteria. Un gran lavoro ma, al contempo, anche tanta soddisfazione a lavoro concluso”.

La mostra fotografica, organizzata da 'La Mantigliana', nel fine settimana del Corpus Domini
La mostra fotografica, organizzata da ‘La Mantigliana’, nel fine settimana del Corpus Domini

Il gruppo ‘La Mantigliana’ ha esordito col ‘botto’. Grande successo, infatti, ha riscosso l’iniziativa organizzata durante il Corpus Domini, la mostra fotografica “A Campobasso vestivamo così”,  studio e ricostruzione sartoriale del modo di vestire a Campobasso dal diciassettesimo al diciannovesimo secolo. Due settimane dopo, lo scorso 5 luglio, invece, due bambini con i vestiti tradizionali campobassani di fine ottocento, confezionati da Addolorata Di Cristofaro, coadiuvata dalle sue due figlie, Laura e Chiara Di Rito, e da Annamaria Mastropietro, che ha curato con minuzia tutti gli accessori, hanno accolto Papa Francesco appena atterrato, davanti alla sede dell’Università degli Studi del Molise. I due bambini hanno offerto al Santo Padre un mazzo di fiori e una pergamena, sulla quale c’era la descrizione dettagliata dei loro costumi. Gli abiti storici della Campobasso dei secoli scorsi, dunque, hanno subito guadagnato l’attenzione dei media internazionali, che hanno seguito la visita di Bergoglio in Molise.

“Non poteva esserci un inizio migliore – ha proseguito Laura Di Rito – per la nostra iniziativa. Non nego che abbiamo avuto un pizzico di commozione quando i due bambini, vestiti con i nostri abiti storici, hanno accolto Papa Francesco a Campobasso. Tornando alla realizzazione degli stessi, non possiamo non sottolineare il prezioso contributo della memoria storica di alcune persone anziane della città e le loro foto ingiallite dal tempo. I compiti per la realizzazione dei vestiti sono stati ben ripartiti: io, insieme con Addolorata e Chiara, abbiamo studiato nei minimi dettagli i capi dell’epoca, mentre la confezione degli stessi è stata realizzata da Addolorata con stoffe rinvenute in vecchi bauli di famiglia, in modo da poter ottenere un lavoro prettamente artigianale. Annamaria ha curato gli accessori: gli oggetti in oro e corallo, le calzature, facendo realizzare, da mani esperte ai quattro ferri, calze di cotone e lana”.

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