Salute Molise

Covid-19 e cuore, una convivenza difficile. Il cardiologo dello ‘Spallanzani’ Gianluigi Biava: “Condizione frequente è il cuore polmonare acuto”

Al via la rubrica sanitaria curata da Carola Pulvirenti

CAROLA PULVIRENTI*

Covid-19 e malattie del cuore: insieme aumentano il rischio di morte. Lo dicono i dati finora raccolti e presentati dai ricercatori dell’INMI “L.Spallanzani” nell’informativa quotidiana al personale interno. Il grafico descrive le cinque patologie croniche maggiormente presenti nelle persone decedute per Covid-19. Tutte interessano il sistema circolatorio: ipertensione, cardiopatia ischemica, diabete mellito tipo 2, insufficienza renale e fibrillazione atriale, come complicanza dell’ipertensione arteriosa e della cardiopatia ischemica.

Sappiamo che il Covid-19 provoca una Sindrome Acuta Respiratoria Severa (SARS) e, così, si è pensato fosse questa la causa della morte per migliaia di persone. Oggi, però, stanno emergendo nuovi dati, che collegano la malattia anche a un problema cardiocircolatorio.

“Il Covid-19 può determinare un peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti con patologie preesistenti quali ipertensione, diabete, cardiopatia e fibrillazione atriale permanente. Questo avviene a causa di tre condizioni principali: la forma interstiziale della polmonite da Covid-19, la conseguente scarsa ossigenazione e le microembolie diffuse, che ulteriormente peggiorano l’ossigenazione del sangue”, questo il commento del dottor Gianluigi Biava, cardiologo dell’INMI Spallanzani che da 11 anni segue tutti i pazienti cardiopatici dell’Istituto.

La microembolia è l’ostruzione del flusso ematico e provoca ischemia, ovvero ridotta ossigenazione del tessuto a valle, con conseguente morte cellulare. Nei pazienti Covid-19 questa embolia sembrerebbe interessare diversi organi, soprattutto i polmoni.

Nell’interstiziopatia gli alveoli, microsacche d’aria che sono parte funzionale dei polmoni, sono circondate da uno spazio chiamato interstizio; è all’interno di questo, dove si trovano i capillari polmonari, che avvengono gli scambi respiratori che permettono l’ossigenazione del sangue.

Lo spazio interstiziale, nella polmonite da Covid-19, è colpito da una grave infiammazione che provoca un accumulo di liquido infiammatorio e tessuto fibroso, impedendo così il passaggio di ossigeno nel sangue. Dunque a causa della Sindrome Acuta Respiratoria Severa (SARS), dovuta al Covid-19, gli organi e tessuti ricevono poco ossigeno.

Quando il Covid-19 colpisce il cuore, in che modo lo fa? “Una condizione che ho trovato di frequente è il cosiddetto ‘cuore polmonare acuto’ (vedi Grafico 2), confermato dalle indagini ecocardiografiche che, in molti casi, hanno mostrato una fibrillazione atriale dovuta a dilatazione delle cavità destre, con insufficienza della valvola tricuspide e aumento della pressione polmonare. Questo fa peggiorare il quadro clinico con insufficienza cardiaca congestizia, che si manifesta con affanno, dispnea anche a riposo, turgore delle giugulari, stasi venosa a livello epatico, edemi degli arti inferiori. Questo scompenso cardiaco, però, non è globale, perché interessa soltanto il cuore destro”.

Uno studio pubblicato l’8 aprile su The New England Journal of Medicine presenta tre casi clinici di coagulopatia in pazienti Covid19. La coagulopatia è un tema cruciale nei pazienti Covid? Questo non è confermato, è vero che i pazienti manifestano delle microembolie ma il motivo principale sembra essere l’importante ruolo giocato dalla grave forma infiammatoria polmonare che aumenta il rischio di trombosi e quindi di microembolie polmonari”.

Dal punto di vista cardiologico, ci sono dei farmaci specifici? Gli anticoagulanti si usano come terapia preventiva in tutti i pazienti ricoverati per Covid-19, si possono usare anche i diuretici e tutti gli antipertensivi noti in caso di ipertensione”.

Qual è dunque il problema principale delle persone ricoverate per Covid-19? Il problema principale è la grave infiammazione dovuta all’infezione e questa si cura sostanzialmente con il cortisone e con un anticorpo monoclonale (Tocilizumab) e il virus stesso, contro il quale vengono usati farmaci antivirali, ma questa è materia tutta infettivologica”.

Le persone che hanno una patologia cronica, per cui assumono cortisonici e anticoagulanti, in caso di infezione Covid-19, potrebbero essere in qualche modo protette dalle proprie terapie? In teoria sì. Ma al contempo, il cortisone può ridurre la capacità dell’organismo di combattere il virus abbassando le sue difese immunitarie”.

Quali sono gli altri argomenti su cuore e Covid-19? La miocardite fulminante, che è patologia grave ma molto rara”.

La buona notizia è che queste conoscenze, sulla malattia da Covid-19, stanno permettendo ai medici di mettere in atto interventi maggiormente appropriati ed in tempi più veloci. Dunque il nostro punto di vista è che chi si ammala oggi ha maggiori possibilità di cure rispetto a chi, purtroppo, si è ammalato all’inizio della pandemia.

 

*Inizia una rubrica sanitaria curata da Carola Pulvirenti, Patient Advocate, Patient Engagement Officer, Paziente Esperto certificato EUPATI (Accademia Europea dei Pazienti), Infermiera presso Dermatologia e Dermochirurgia INMI “L. Spallanzani”, Master in Management, Master in Nutrizione Clinica.

Redazione

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