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Giornata mondiale del sonno: sintomi, conseguenze e rimedi, la parola agli esperti del Neuromed

sonnoRicorre oggi, venerdì 13 marzo, la Giornata Mondiale del Sonno, promossa dal World Association of Sleep Medicine è stata istituita per aumentare la consapevolezza nella popolazione dell’importanza del dormire bene. Secondo gli esperti, infatti, le conseguenze di un cattivo sonno non solo possono condurre alla sonnolenza diurna, alla stanchezza, alla scarsa concentrazione e alla facile irritabilità, ma anche alla depressione, ai disturbi della memoria e dell’apprendimento con conseguente riduzione di tutte le performance cognitive. Non è tutto, dato che a lungo andare dormire poco e male potrebbe favorire l’aumento di peso, il diabete di tipo II ed essere anche un fattore di rischio per malattie cardio e cerebro-vascolari. Per non parlare poi di come quasi il 20 per cento di tutte le lesioni gravi da incidenti d’auto, nella popolazione generale, sono associati proprio alla sonnolenza di chi guida.

Per l’occasione l’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed insieme all’Associazione Italiana di Medicina del Sonno ha promosso per lunedì 16 marzo dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, visite gratuite con gli specialisti di Pozzilli. A scendere nei particolari di tali disturbi sono stati proprio il responsabile del Centro per la Diagnosi e la Cura dei disturbi del Sonno Neuromed, Andrea Romigi e lo specialista Giuseppe Vitrani.

“Non esiste – spiega Romigi – una definizione universale di sonno di buona qualità. Esiste però la percezione soggettiva, con cui ci svegliamo tutte le mattine, di una qualità ristoratrice del sonno. E – prosegue – neanche possiamo parlare di una durata giusta. Si ritiene, indicativamente, che il termine di sette ore sia la media di durata di un sonno soddisfacente, ma esistono geneticamente corti o lunghi dormitori, che possono avere sufficiente qualità ristoratrice anche in sei ore di sonno o avere necessità di almeno nove ore. È quindi di nuovo la percezione soggettiva che ci dice se il sonno è di buona o di cattiva qualità”.

E quando cominciamo ad avvertire qualcosa di strano nel nostro sonno, non è il caso di attendere troppo, come spiega ancora Romigi. “Quando – sottolinea infatti l’esperto – i sintomi cominciano ad avere una durata che travalica la singola settimana e arriva al mese, comincia a essere un campanello d’allarme. La cartina di tornasole è da una parte la cattiva percezione del sonno, dall’altra la percezione della difficoltà nello svolgere le attività diurne, perché il dormire male si riverbera nell’attività quotidiana. L’insonnia è certamente il disturbo più conosciuto, e sicuramente è quello che viene portato più frequentemente all’attenzione del medico. E’ caratterizzato da quattro aspetti su cui bisogna porre l’attenzione: la difficoltà ad addormentarsi, la difficoltà a mantenere il sonno, il risveglio precoce al mattino e la difficoltà a svolgere le attività diurne”.

La prevenzione può però fare molto. “Noi la chiamiamo igiene del sonno – continua il responsabile del Centro – che consiste nella regolarità degli orari di addormentamento e di risveglio. Può essere utile, inoltre, non svolgere attività fisiche serali, non assumere eccessive quantità di cibo, di alcolici, di bevande che contengono sostanze stimolanti e non fumare. Tutti questi elementi peggiorano la qualità del sonno e ne ritardano l’arrivo. Dobbiamo anche parlare dell’utilizzo di dispositivi tecnologici, come tablet e telefonini, nonché l’utilizzo della televisione nella camera da letto. Tutte cose che dovrebbero essere evitate. Non dimentichiamo che un cattivo sonno, non trattato, può influenzare negativamente la vita di tutti i giorni quindi la sfera lavorativa, sociale, affettiva fino ad arrivare alla sonnolenza diurna, che significa rischio di incidenti stradali e sul lavoro”.

“L’insonnia non è una vera e propria malattia, – spiega poi Vitrani – ma può essere un sintomo di svariate condizioni patologiche, oppure secondaria a particolari situazioni familiari o ambientali. Ne soffre circa il 10-15 per cento della popolazione e ne sono più colpite le donne rispetto agli uomini. Questo è legato sicuramente alla ciclicità ormonale, ma soprattutto al ruolo che oggi la donna riveste sia in famiglia che nel lavoro, con notevoli responsabilità associate. Tutto questo si traduce in un maggiore tasso di stress che si ripercuote negativamente sulla qualità del sonno. A sua volta tale disturbo può interferire con il benessere psicofisico della persona che ne è affetta con sintomi quali sonnolenza, stanchezza, difficoltà di concentrazione, per dirne solo alcuni”.

Fondamentale è non lasciare che un’insonnia transitoria diventi cronica, in quanto quest’ultima sicuramente sarà più difficile da trattare. Ma i disturbi del sonno non si limitano alle classiche notti in bianco della letteratura. Così Vitrani ci guida in una ampia panoramica.
Per quanto riguarda la Sindrome delle gambe senza riposo può essere definita come quel disturbo caratterizzato da un bisogno irrefrenabile di muovere le gambe, a causa di una sensazione di fastidio, dolore o formicolio agli arti inferiori. I sintomi vengono peggiorati dal riposo e si presentano prevalentemente nelle ore serali, quando il soggetto va a letto per dormire. Bisogna dire che spesso è presente una familiarità, mentre a volte la sindrome invece è secondaria a determinate condizioni, quali la gravidanza, la carenza di ferro, l’insufficienza renale, il diabete, o la Malattia di Parkinson. Nella maggioranza dei casi, però, si tratta di un disturbo ‘idiopatico’, cioè non riconducibile a una causa effettiva. Da recenti studi sembra, poi, che la causa della malattia sia da ricercare nell’alterazione del metabolismo di un particolare neurotrasmettitore, la dopamina, in alcune parti del sistema nervoso centrale, quali il tronco dell’encefalo o il midollo spinale”.

Altro frequente e comune disturbo è il russamento. Colpisce il 50 per cento degli uomini ed il 30 per cento delle donne fra i 40 e i 60 anni. A ognuno può capitare di russare di tanto in tanto, ma se il fenomeno si presenta di frequente, può influenzare la qualità del sonno, oltre che diventare un problema sociale e infastidire i propri compagni di stanza. Fattori che tendono a peggiorare tale disturbo sono il sovrappeso, la posizione supina, il fumo, l’alcool.

Ma quando bisogna iniziare a preoccuparsi? “Il russamento – dice ancora Vitrani – associato a pause respiratorie più o meno lunghe durante il sonno, potrebbe celare una Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, che va rapidamente diagnosticata e trattata, e mai sottovalutata.”

Anche il sonnambulismo ha da sempre destato una certa curiosità, popolando l’immaginario collettivo. Fa parte dei disturbi del sonno classificati come parasonnie. Nonostante possa impressionare i più, è però del tutto benigno e a risoluzione generalmente spontanea. Colpisce prevalentemente i bambini tra i 4 e i 12 anni, tendendo a scomparire spontaneamente con la pubertà.
“Chi ne soffre – spiega Vitrani – compie dei movimenti o comportamenti, a volte anche complessi, senza averne coscienza: in realtà sta continuando a dormire. Si siede sul letto con gli occhi aperti, oppure si alza, cammina, compie comportamenti automatici come lavarsi o vestirsi, accendere la tv, aprire e chiudere porte o finestre. Tutto ciò senza che al mattino ricordi nulla di quanto accaduto. Al termine di ogni episodio, di solito, il soggetto torna spontaneamente a letto a dormire. Una cosa importante è quella di non provare mai a svegliare un sonnambulo, poiché ciò potrebbe scatenare comportamenti aggressivi da parte dello stesso. Inoltre, una soluzione per evitare spiacevoli inconvenienti è quella di proteggere gli ambienti in cui la persona dorme, magari bloccando porte e finestre. Non è ancora perfettamente chiaro – conclude l’esperto – il meccanismo alla base del sonnambulismo, certo è che si transita da un sonno molto profondo ad un’attività che somiglia a quella di veglia dal punto di vista Elettroencefalografico. In sostanza il cervello dei sonnambuli è un cervello molto attivo”.

 

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