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Foibe, l’appello di Meffe: “Vietato abbassare la guardia”

“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del Ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Con queste parole dell’articolo uno della Legge 30 marzo 2004 n. 92, nota anche come “Legge Menia”, dal nome del suo primo firmatario l’On. Roberto Menia, in Italia è stato istituito il “Giorno del Ricordo”, che dopo una battaglia parlamentare lunga legislature ha riconosciuto e onorato la memoria delle vittime dei massacri delle Foibe e l’Esodo giuliano dalmata. Furono anni duri quelli che si vissero al confine orientale dell’Italia dopo l’8 settembre 1943, anni che rappresentano una delle pagine più buie e tristi della nostra storia, pagine che troppi hanno provato a strappare e che ancora oggi provano a nascondere, con tentativi di revisione inaccettabili e spesso basati su improbabili giustificazioni e attenuanti.

“Ogni anno, con l’avvicinarsi del 10 febbraio, ci troviamo a riscontrare il ritorno di negazionisti, censuratori e quanto di peggio la nostra democrazia possa annoverare. La cosa che preoccupa maggiormente – dichiara Gianni Meffe, coordinatore per il Molise dell’Unione degli Istriani – è che dietro questi tentativi di revisione storica, si celano spesso veri e propri nostalgici di Tito e delle sue attività di sterminio etnico nei confronti degli italiani”.

Una scuola che, dietro una rivolta ideologica, di sinistra, annulla l’evento con un Senatore della Repubblica, quale Roberto Menia, figlio di esuli e padre della Legge che istituisce il Giorno del Ricordo, rappresenta un pericoloso campanello di allarme per la pacificazione storica, per la memoria delle vittime delle Foibe e degli attentati avvenuti al confine orientale e per tutti coloro che hanno dovuto subire il sacrificio dell’esodo.

Se poi vogliamo aggiungere l’oltraggio perpetrato l’altro ieri ai danni della Foiba di Bassovizza, Monumento Nazionale dove le vittime molisane sono rappresentate dal Maresciallo della Guardia di Finanza Nicola Ciarlante, nato a San Martino in Pensilis e ucciso nella Foiba nota come “Abisso di Roditti”, il timore di avere di fronte anni di rinnovato negazionismo e nostalgia verso la dittatura comunista.

Far conoscere la storia e difenderla da chi vuole tornare a cancellarla, conclude Meffe, è un impegno civico che tutti noi siamo chiamati a portare avanti e mi auguro che, soprattutto nelle scuole, non ci siano censure o tentativi di “mescolare” il Martirio delle Foibe e l’Esodo Giuliano-Dalmata-Istriano per far venire meno colpe e colpevoli. Come Unione degli Istriani siamo sempre pronti a difendere la verità storica senza compromessi e senza versioni di convenienza, anche in Molise.

Redazione

CBlive

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