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Pietro Ramaglia fondatore della moderna Scuola Medica Napoletana. Presentazione a Ripabottoni del libro di Gabriella Paduano e Gabriele Tamilia

 di Luigi Pizzuto

C’è un sentiero culturale a tutto tondo che non viene da lontano. Vicino a noi.  Spesso dai più dimenticato. Puntualmente riemerge con la sua voce orgogliosa grazie alle iniziative culturali promosse nel piccolo centro molisano. Un evento culturale di rilievo dunque  si rinnova nel grazioso borgo di pietra’  di Ripabottoni.

Il 22 luglio 2022, alle ore 18.00,  presentazione della monografia su Pietro Ramaglia nella bella chiesa di Santa Maria Assunta a Ripabottoni. Nell’artistica chiesa del Sanfelice finalmente con la presentazione di questa interessante pubblicazione si rende omaggio ad una figura di spicco che si è distinta nella storia e nel panorama della medicina italiana. Non solo. Pietro Ramaglia (1802-1875), sommo clinico, scienziato, medico personale di re Ferdinando II di Borbone del Regno delle due Sicilie, è stato il fondatore della medicina moderna.

Una figura straordinaria dunque. Un esempio di vita.  Un grande scienziato ma anche un grande uomo di fede.  Senza dubbio di alto profilo umano la sua storia personale. Sempre dalla parte dei più deboli. Di chi soffre. Come da più parti rilevano le fonti tra Napoli e Ripabottoni.

L’iniziativa culturale si deve al Comune di Ripabottoni, al Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio delegazione Abruzzo e Molise, all’Associazione Nazionale Cavalieri Costantiniani Italiani, con il patrocinio della Repubblica di El Salvador Consolato di Campobasso, Ordine dei Giornalisti del Molise, Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Campobasso. Moderatore Italo Testa, ex primario chirurgo al Cardarelli, storico della medicina molisana.

Saluti di Orazio Civetta sindaco di Ripabottoni e mons. Gabriele Tamilia, parroco di Ripabottoni. Interverranno l’avvocato Franco Ciufo, Cavaliere di Gran Croce di Grazia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il prof. Gennaro Rispoli, primario chirurgo direttore Scuola ACOI di Chirurgìa colorettale, presidente dell’Associazione “Il faro di Ippocrate”, direttore del Museo Arti Sanitarie di Napoli,  la professoressa Gabriella Paduano e Mons. Gabriele Tamilia coautori del libro.

Si tratta di una pubblicazione ricca di notizie e di non poche curiosità sull’illustre clinico così bravo a tal punto da diventare medico di corte. Il linguaggio del testo e l’articolazione dei contenuti sono capaci di appassionare qualsiasi tipo di lettore. Il dott. Italo Testa nell’introduzione fa i complimenti agli autori  per le loro ricerche che indubbiamente  danno lustro a personaggi della loro terra, spesso ingrata verso i suoi figli migliori. Donato Petti, docente universitario di Filosofia e Scienze Sociali, direttore della Rivista Lasalliana di cultura e formazione pedagogica, autore di numerosi saggi, nell’introduzione  definisce  il libro un autentico tesoro. Vanto della terra molisana. Un dono di valore in un tempo dimentico di radici e modelli.

Pietro Ramaglia nella sua azione professionale si prodigò per soccorrere i bisognosi. Nell’ambiente napoletano si diceva che nessun malato andava via senza ricevere il conforto, l’aiuto e il  sorriso del dottor Pietro Ramaglia. Aveva il suo studio in Via Toledo 424 a ridosso dei Quartieri Spagnoli.

Tante le curiosità e gli aneddoti sull’amore che nutriva per i nullatenenti. Nonostante avesse sposato la baronessa Marianna Tambelli di Vasto, scelse di essere seppellito nel Cimitero delle 399 Fosse a Napoli. Dove ancora riposano le sue ossa. Nel luogo appunto dove venivano seppelliti gli incurabili. Ovvero coloro che non avevano nulla. I malati che aveva curato per tutta la vita. Questo fresco libro di stampa si legge tutto d’un fiato. Ricco il suo apparato documentale. E’ dedicato a tutti coloro che lottano contro un nemico invisibile, le malattie rare. Nelle foto si notano scorci caratteristici di Ripabottoni. A pochi passi dalla caratteristica abitazione in pietra dove nacque Pietro Ramaglia. Qui, sulla facciata della casa di famiglia, un’iscrizione a perenne memoria lo ricorda.

Redazione

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