Impara l'arte con... CBlive e Sergio Marchetta

‘Impara l’arte’ presenta AFRA: cultura in fermento

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Un momento dell’incontro nella sede AFRA

SERGIO MARCHETTA

Il centro storico di Larino è una rete di stradine in cui a quest’ora del pomeriggio gli odori prevalgono sui rumori. Quello dei miei passi si ferma davanti alla sede di ‘AFRA’: un luogo che rimanda a una casa di accoglienza per la cultura e per l’arte; un progetto nato per mantenere vivo il ricordo di Antonella Franceschini, precocemente scomparsa nel 2009. Antonella era un’insegnante di Lettere, una donna ricca di valori, un’amante dei libri e della lettura; ma soprattutto, cosa poco consueta,  un’insegnante amata dai suoi studenti. E questo piccolo tempio della cultura a lei dedicato è un punto di incontro e di confronto per la diffusione del libro e dell’arte in genere; un’iniziativa semplice ma incisiva portata avanti in una sorta di mirabile conduzione familiare da Caterina Franceschini (sorella di Antonella), dai suoi figli e dal marito.

La mia chiacchierata inizia con Gianluca Venditti, uno dei nipoti di Antonella. Gianluca è una persona che ama le parole e le sa dosare con saggezza. Gli domando: Chi visita per la prima volta questo Centro vive l’impatto di oltrepassare la soglia di un santuario del sapere intimo, di un luogo che custodisce qualcosa di sacro. Cosa racchiudono queste pareti?
“AFRA custodisce innanzitutto uno spirito di condivisione; uno spirito che a nostra volta vogliamo comunicare e diffondere all’esterno. Una scia eclettica ma silenziosa che attraverso il ricordo vivo di Antonella ha lasciato frammenti di sé. E dal 2010, attraverso le nostre iniziative,  abbiamo scelto di seminare quegli stessi frammenti in nome dei valori che portiamo avanti: la cultura, la compagnia, la vitalità. Il nostro Centro rappresenta una sorta di “quartier generale” per il quale il concetto di ‘movimento’ è una condizione imprescindibile: in questo luogo ospitiamo ma da questo luogo ci muoviamo in direzione dei talenti che di volta in volta incontriamo”.

Stiamo vivendo una coincidenza particolare: maggio è il mese dedicato alla cultura del libro e questo Centro è stato inaugurato proprio nel maggio di cinque anni fa; qual è il valore del libro rispetto ai propositi di AFRA?
“Il libro è un punto di partenza che va letto ma soprattutto raccontato e condiviso. Non mi piace l’idea della polvere che copre le pagine; il valore della lettura sta nella conoscenza, nelle storie, nello spirito e nelle persone che creano possibilità di crescita attraverso i testi che vengono proposti. Sotto questo aspetto AFRA è anche una meravigliosa casualità. Quasi mai i nostri eventi e appuntamenti sono frutto di una programmazione studiata a tavolino. Dunque il libro crea occasioni che innescano l’incontro di persone diverse e la scoperta di situazioni nuove”.

La vostra mission è soprattutto quella di avvicinare alla lettura: qual è il segreto per sstimolare a leggere senza risultare noiosi?
“Farlo sempre con spunti nuovi e con il desiderio del confronto. Come accennavo prima il libro va raccontato in quanto il suono è una dimensione fondamentale per comunicare e trasmettere ciò che è scritto nero su bianco. La lettura condivisa è una delle nostre sperimentazioni che ci ha insegnato una cosa meravigliosa: l’effetto terapeutico del libro stesso e la potenza della parola scritta e raccontata”.

Questo ‘contagio terapeutico’ della lettura può diventare anche stimolo per la scrittura?
“Assolutamente sì! Recentemente abbiamo intapreso un’azione di poesia che rimanda a un progetto nazionale: un’esperienza che ci ha confermato la possibilità che da uno stimolo comune può sfociare anche un contributo personale di scrittura che emerge dopo la lettura condivisa”.

A questo punto mi rivolgo a Caterina. Per chi non la conosce lei è una donna che incarna la genuinità del sorriso, la semplicità del cuore e la forza leggera di un’animo saldo. Lei rappresenta la volontà che regge in piedi questo progetto.
Caterina, raccontaci le radici di questo luogo.
“Le radici di AFRA sono nel cuore. Questo posto è nato prima ancora che si concretizzasse materialmente e la sua vera ragione sta nella necessità di dover riscattare un ideale. Realizzare questo progetto non è stato semplice: ha portato con sé tantissime gioie ma anche molti dolori. Tra coloro che hanno accolto e reso materialmente possibile la nascita di AFRA c’è il professor Paolo Pizzolongo il quale ha messo a disposizione questo luogo aperto, a piano terra, senza barriere architettoniche, posto sulla strada, di libero accesso. Non cerchiamo grandi numeri, platee ‘importanti’ e non abbiamo la pretesa di imbastire grossi eventi; a noi piace condividere i nostri principi con le anime belle che vengono a farci visita”.

Gli affezionati che partecipano alle vostre iniziative si sono lasciati coinvolgere dagli ideali di AFRA ma rappresentano anche un pubblico attivo ed esigente che desidera essere soddisfatto culturalmente.
“Il nostro pubblico si sta legando nel tempo a quelle che sono le caratteristiche che ci contraddistinguono. La maggior parte dei nostri affezionati è costituita da donne e questo conferma un’avanguardia femminile della cultura che si traduce puntualmente in amicizia e rapporti sinceri che trascendono gli eventi culturali in sé. I partecipanti alle nostre iniziative sono casalinghe, professionisti, insegnanti, studenti e anche bambini quando organizziamo eventi specifici per loro”.

Si riescono a coccolare i piccoli attraverso la lettura?
“Certo. I bambini ci hanno donato dei momenti magici sperimentando una grande libertà di movimento che spesso non si può attuare nelle biblioteche. La loro attenzione è andata via via maturando e ci ha coinvolto moltissimo”.

Ora mi rivolgo a Teresa, altra figlia della famiglia Venditti ed attivamente coinvolta nei progetti del centro. Ho di fronte una giovanissima donna che rispecchia e conferma nelle sue parole quanto si è affermato finora.
Quanto è difficile convincere i giovani ad avvicinarsi alla cultura intesa come interesse non prettamente scolastico?
“Penso che ci voglia coraggio per costruire cultura; coraggio e sacrificio. E in questo percorso il primo muro contro il quale bisogna confrontarsi, senza necessariamente scontrarsi, è proprio quello dei giovani. La cultura non è una proposta selettiva, ma è una sorta di educazione che non tiene conto dell’età. La cultura rappresenta un’opportunità di crescere e di affrontare la vita in modo migliore e meno superficiale”.

Quanto è vero che nei piccoli centri ‘fare cultura’ è ancora più complicato?
“Credo che questo sia un luogo comune da smentire. Nel piccolo paese è più facile “lanciare la moda”, siamo tutti sotto gli occhi di tutti, il confronto è costante. La cultura è una occasione dinamica attraverso cui poter esternare tutte le forme di arte; e questo prescinde dalle realtà piccole o grandi che siano”.

Torno ad intervistare Gianluca prima di concludere questo piacevolissimo incontro. Cosa lasciano gli artisti che passano nei luoghi di AFRA?
“Ricchezza. Come la condizione principale di sussistenza delle nostre attività. Lasciano una traccia per il futuro, un’amicizia, un frammento di sé che noi custodiamo e rispettiamo”.

AFRA è anche un’occasione per promuovere la rete degli artisti e della cultura sul territorio?
“Fare rete implica innanzitutto il rischio di rimanerci impigliati dentro; soprattutto se si tratta di rete telematica. Noi non escludiamo questa modalità ma il nostro obiettivo principale è quello di attirare le persone fisicamente, attraverso gesti e proposte. Poi ciascun nostro ospite, attraverso le emozioni che ha vissuto, può creare movimento, contagio, rete. Senza troppi schemi formali, ingessati e statici”.

L’intervista si conclude qui e io lascio AFRA con il sorriso nel cuore e con il desiderio di tornare a respirare l’aria fresca e leggera di cui solo in pochi angoli di semplicità come questi si riesce a godere. Chiunque ami il fascino del libro, dell’arte e della condivisione farebbe bene a programmare una visita in questa culla della cultura. AFRA è cibo per chi vuole “conoscere” e fame per chi ha da “donare”. Un esempio di saper fare memoria viva e vivificante di una donna che ha lasciato il segno sorridente all’interno di una famiglia; una famiglia che ha seminato un desiderio, lo coltiva con passione e dispensa buoni frutti di emozioni ad ogni stagione: questo è AFRA!

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