Cronaca

La Corte d’Appello di Campobasso assolve imprenditore molisano, difeso dall’avvocato Luigi Iosa, condannato in primo grado per guida in stato di ebbrezza

L'avvocato Luigi Iosa
L’avvocato Luigi Iosa

La Corte d’Appello di Campobasso, sezione penale, presieduta dalla dottoressa Rossana Iesulauro, ha assolto un noto imprenditore di Campobasso per il reato di guida in stato di ebbrezza, nonostante il tasso alcolemico avesse superato la soglia di 1,5 g/l nel sangue.

La Procura della Repubblica di Campobasso aveva contestato all’imputato l’ipotesi di maggiore gravità tra quelle contemplate dal Codice della Strada.

Il quarantenne imprenditore molisano, difeso dall’avvocato Luigi Iosa, nel giugno 2015 era stato condannato dal Tribunale di Campobasso, in composizione monocratica, ad un mese di arresto e al ritiro della patente di guida per un anno.

La Corte Territoriale di Campobasso, invece, ha applicato ai fini dell’assoluzione un principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione. Secondo le Sezioni Unite della Suprema Corte (sentenza n. 13681 del 6 aprile 2016), la particolare tenuità del fatto si applica anche alla guida in stato di ebbrezza.

Il beneficio della particolare tenuità del fatto scatta a qualsiasi fattispecie criminosa, purché sussistano i presupposti richiesti dalla legge, ovvero se si tratta di ipotesi sanzionata con la pena detentiva inferiore nel massimo a cinque anni, la condotta non sia abituale e l’offensività sia ridotta. È quanto hanno stabilito le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13681 del 6 aprile 2016, secondo le quali, ciò che rileva ai fini dell’applicazione dell’istituto, è la sussistenza dei presupposti di legge e non il valore-soglia.

La Quarta Sezione Penale rimetteva alle Sezioni Unite la questione relativa alla compatibilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ex art. 131-bis c.p., con i reati previsti dall’art. 186, comma 2, lett. b) e c), cod. strad., e con gli illeciti caratterizzati dalla presenza di soglie di punibilità. Secondo un primo orientamento, al quesito occorre dare risposta positiva: si è osservato, infatti, che l’istituto si giustifica alla luce della riconosciuta graduabilità del reato in relazione al disvalore d’azione e d’evento, nonché all’intensità della colpevolezza. Occorre compiere una valutazione relativa al fatto concreto e verificare se la irripetibile manifestazione dell’illecito presenti un ridottissimo grado di offensività.

Non vi è alcun ostacolo, secondo tale impostazione, ad applicare l’istituto anche ai reati di pericolo astratto o presunto.

La previsione di un valore-soglia per la configurazione del reato, come accade nel reato di guida in stato di ebbrezza, svolge la sua funzione sul piano della selezione categoriale, mentre la particolare tenuità richiede un “vaglio tra le epifanie nella dimensione effettuale”.

Conseguentemente l’istituto è applicabile anche in relazione alla più grave fattispecie di guida in stato di ebbrezza, dovendosi considerare non solo l’entità dello stato di ebbrezza ma anche le modalità della condotta e l’entità del pericolo o del danno cagionato.

Relativamente al reato di guida in stato di ebbrezza, appare evidente che il superamento della soglia di rilevanza penale coglie il disvalore della situazione pericolosa o dannosa; quanto più ci si allontana dal valore-soglia tanto più è verosimile che ci si trovi in presenza di un fatto non specialmente esiguo.

Al tempo stesso, secondo gli ermellini, nessuna conclusione può trarsi in astratto, senza considerare le peculiarità del caso concreto, ricordando che l’ambito applicativo dell’istituto è definito non solo dalla gravità del reato desunta dalla pena edittale, ma anche dal profilo soggettivo afferente alla non abitualità del comportamento.

“Soddisfatto – le parole di Iosa –  che l’importante principio di diritto delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione sia stato recepito anche dalla massima Autorità Giudiziaria Giudicante del Molise”

Redazione

CBlive

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