Cultura

Rapporto di Legambiente ‘Pendolaria’, Molise agli ultimi posti nel trasporto ferroviario

Non c’è verso, il Molise ancora una volta è agli ultimi posti. È stato pubblicato, come ogni anno, il rapporto di Legambiente “Pendolaria” sui trasporti ferroviari e lo scenario che ne è venuto fuori non è dei migliori.

Il numero dei passeggeri che decidono di utilizzare il treno è aumentato, con 5,699 milioni di persone che ogni giorno scelgono il trasporto su ferro per muoversi, una crescita radicale se si pensa che nel 2014 erano 5,1 milioni. I numeri sono in aumento ma, proprio come afferma il rapporto, dentro questo quadro tendenzialmente positivo vi sono realtà molto diverse che raccontando delle differenze nella qualità del servizio tra le diverse parti d’Italia. In alcune aree il servizio è tra i più competitivi al mondo. Come tra Firenze e Bologna dove l’offerta di treni, per quantità e velocità, davvero non ha paragoni in Europa. Il successo dell’alta velocità è dovuto proprio ad un impressionante miglioramento dell’offerta, sempre più ampia e articolata, di treni nuovi che si muovono tra Salerno, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Milano, Torino e Venezia. Un aumento del 61,2% dal 2010 ad oggi.

Il problema del trasporto ferroviario in Italia è che fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, e dalle Regioni che in questi anni hanno investito, la situazione del servizio è peggiorata, con meno treni in circolazione, e di conseguenza scende il numero di persone che prende il treno. Nel trasporto regionale, ad esempio, calano i treni e passeggeri fino al 2014 mentre si è vista una leggera ripresa tra il 2015 ed il 2018 sul fronte dell’offerta di treni e su quello del numero di passeggeri. . Il numero dei passeggeri sui convogli regionali è aumentato dell’8,9%, ma con numeri molto diversi nelle Regioni in termini di servizio e di andamento dei passeggeri, anche perché il numero delle corse in circolazione ogni giorno è cresciuto solo dell’1,8%. In alcune Regioni il numero di persone che prende il treno è quasi raddoppiato in questi anni. Basti citare la crescita dal 2011 in Emilia-Romagna (passata da 114.000 a 215.000), in Trentino da 13.000 a quasi 27mila, ma questi risultati sono il frutto degli investimenti realizzati e dei tagli evitati in particolare sulle linee a più forte domanda.

In Molise, infatti, il numero è in negativo. Si è passati da 4500 passeggeri a 4000 passeggeri al giorno. Un -11% di passeggeri che proprio come sottolinea il rapporto è dovuto anche alla chiusura della tratta Termoli- Campobasso, crocevia fondamentale per i passeggeri che devono raggiungere la città adriatica, dalla quale transitano i convogli delle grandi direttrici come le frecce.

Una vera e propria spaccatura che divide letteralmente il paese, caratterizzata anche dalla differenza di età tra i treni. Se in Molise l’età media dei treni si attesta intorno ai 17,6 anni, in Veneto siamo a 11,8 anni. E la ragione per cui nelle Regioni del Mezzogiorno il trasporto ferroviario è molto meno utilizzato che nel resto del Paese è dovuta proprio a questo. al Sud circolano meno treni, sono più vecchi e su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate. Complessivamente in Italia sono 19.389 km di linee ferroviarie e la maggior parte della rete ferroviaria in Italia è ancora a binario unico (il 56,7%). Se si guardano le differenze a livello regionale il Sud risulta ancora svantaggiato.

In Molise su 265 km di rete ferroviaria sono solo 23 i km a doppio binario, e 60 quelli elettrificati. Secondo Legambiente il peggioramento della situazione trasporti è dovuto anche al fatto che i finanziamenti statali per il servizio ferroviario regionale hanno visto una diminuzione tra il 2009 ed il 2019 pari a -21,5 %.

La responsabilità – si legge nel rapporto – è anche delle Regioni, a cui da oltre 15 anni sono state trasferite risorse e poteri sul servizio ferroviario locale. In particolare le Regioni hanno la responsabilità di definire il Contratto di Servizio con i gestori dei treni e di individuare risorse nel proprio bilancio da aggiungere a quelle statali per potenziare il servizio. Il problema è che in molte Regioni dopo i tagli statali non sono stati fatti interventi per recuperare le risorse, e da qui vengono le differenze tra le diverse parti del Paese, legate alla diversa spesa prevista dalle Regioni per il servizio ferroviario ed il materiale rotabile ferroviario”.

In Molise nel 2018 la spesa per il servizio ferroviario ammonta a 0 euro. Numeri che fanno comprendere l’urgenza con la quale bisogna invertire la rotta. La speranza è una maggiore concentrazione di investimenti su questo tipo di trasporto che se fosse sostenibile renderebbe possibile quel Green Deal, citato da Pendolaria, in grado di rispondere all’emergenza climatica, rilanciando l’economia e la qualità della vita dei cittadini.

Pierp.Gabr.

Redazione

CBlive

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