Referendum anti-trivelle, la riflessione di Simone Coscia: “Votiamo sì e raggiungiamo il quorum”

TRIVELLEIn questi giorni c’è una flebile voce che si alza per far conoscere alla popolazione l’esistenza di un referendum riguardante alcune regole sulle trivellazioni petrolifere in mare. A scriverlo, in una nota stampa, Simone Coscia, già candidato sindaco al Comune di Termoli con il centrosinistra.

I grandi media ne parlano pochissimo. Quando lo fanno è solo per riportare la voce di potenti lobby che vogliono continuare a sfruttare senza regole e tutele il nostro territorio e, finanche, il nostro mare.

Dei sei quesiti referendari proposti, la Consulta ne ha risparmiato solo uno, che si riassume nel chiedere ai cittadini di permettere le trivellazioni esistenti entro le dodici miglia marine dalla costa per tutta la durata di vita utile del giacimento. Però, nonostante tale quesito lo si voglia far apparire innocuo, in verità non è così privo di conseguenze. Ma vi pare normale concedere alle sole compagnie petrolifere il diritto di poter continuare la propria attività estrattiva senza alcun vincolo temporale e, quindi, di  limitare gli enti pubblici preposti ad un reale controllo?

In base a quale principio di diritto nazionale, comunitario o anche metagiuridico ad una compagnia petrolifera viene concessa una posizione giuridico-economica di supremazia rispetto a tutti agli altri concessionari di questo mondo sublunare? Ebbene, sarebbero sufficienti queste semplici riflessioni per recarsi alle urne e rispedire a mare,  in senso metaforico,  i proponenti di questa normativa e i loro beneficiari. Ma c’è di più oltre la giustizia e l’imparzialità normativa.

Perché, dunque, è importante andare a votare, votare sì e raggiungere il quorum per il referendum del prossimo 17 aprile? Chiede l’avvocato di Termoli.

I nostri governanti e le lobby a loro collegate, come dimostrano i recenti fatti di cronaca, ci rassicurano sulla assoluta impossibilità di incidenti correlati a queste attività estrattive, dimenticando ad esempio il disastro del Golfo del Messico o quello di pochi giorni fa in Tunisia. L’ulteriore aggravante per il nostro mare Adriatico in particolare è l’altissimo tempo necessario al rinnovo completo delle sue acque, essendo esso un mare praticamente chiuso.

Alcune semplici domande: Vi tuffereste in un mare inquinato? Prenotereste una vacanza in un posto simile? Eppure le nostre coste potrebbero diventare proprio così dopo un incidente ad una piattaforma petrolifera. Quanti posti di lavoro si perderebbero? Di più o di meno di quelli legati al petrolio?

Un assordante silenzio sulla questione trivelle proviene purtroppo dalla nostra marineria. Se il pesce diventasse come in questa foto a chi lo venderebbero? Quanti di loro diventerebbero disoccupati?

Eppure sono tutti in silenzio, dal sindaco Sbrocca (ex ecologista pentito) ai nostri roboanti parlamentari, che promettono fondi, sviluppo e tutela della pesca e poi corrono a Roma a votare le trivelle governative.

In attesa di risposte chiare e atti concreti da chi ha responsabilità politica, invitiamo tutti i cittadini che hanno a cuore il nostro mare, la nostra pesca e soprattutto la nostra futura salute ad andare a votare sì al prossimo referendum del 17 aprile.

Solo lanciando questo forte segnale ai nostri governanti potremo sperare di cambiare la direzione dello sviluppo futuro del nostro paese, così da lasciare ai nostri figli un ambiente sano come quello che abbiamo ricevuto dai nostri avi.

Redazione

CBlive

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