Cronaca

Tra il 2014 e il 2015 hanno seminato il panico negli istituti di credito di Campobasso: sette le persone finite in manette. Con l’aiuto di una basista, dopo il colpo, restavano in città

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Un momento della conferenza stampa nella Caserma di via Mazzini a Campobasso

Sgominata la banda che a partire dal mese di aprile dello scorso anno ha seminato il terrore negli istituti di credito del capoluogo. Sette le persone finite in manette a seguito dell’operazione ‘La sfida’ condotta dai Carabinieri di Campobasso.

Associazione a delinquere finalizzata al compimento di rapine, con pistole e cutter, tentata rapina in concorso, le accuse, a vario titolo, a carico di sette indagati. Cinque uomini e due donne di origini molisane e campane: G.G. (classe 1958, di origini campane, custodia cautelare in carcere); I.R. (classe1987, di origini campane, arresti domiciliari con braccialetto elettronico); M.R. (classe1982, di origini campane, custodia cautelare in carcere) V.I. (classe 1990, campobassana, arresti domiciliari) P.P. (classe 1975, campobassano, custodia cautelare in carcere) P.N. (classe 1982, di origini campane, divieto di dimora in Campobasso) C.P. (classe 1964, di origini campane, divieto di dimora in Campobasso)

30 gli uomini dell’Arma impiegati nel corso delle indagini, durante le quali sono state disposte intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e perquisizioni. Tra i 200 e i 210 mila euro il bottino totale ottenuto dai malviventi. La somma non è stata ancora recuperata e per farlo, proseguono i controlli sui conti correnti degli arrestati.

Sono state le ricerche degli inquirenti avviate a seguito della rapina al furgone portavalori, avvenuta il 27 ottobre 2014, nei pressi della banca Bnl Paribas, durante la quale venne ferita una passante, a permettere ai Carabinieri di poter far luce su ben nove episodi delittuosi, consumati e tentati, portati a termine non solo nel capoluogo ma su tutto il territorio nazionale che possono essere così riepilogati.

Il primo colpo della banda avvenne all’ufficio postale di Ferrazzano nell’aprile dello scorso anno. Un episodio durante il quale gli uomini dell’Arma riuscirono a intercettare in un primo momento, attraverso i riflessi della vetrata visibili dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza, la vettura utilizzata. A ciò seguì, il 23 luglio del medesimo anno, il colpo nella Banca Popolare delle Province Molisane. Solo un mese più tardi fu la volta della Banca Unicredit.

Sempre agli esponenti della banda è poi riconducibile la tentata rapina alla Banca Popolare di Ancona il 15 settembre 2014. Solo un mese dopo fu la volta di quella avvenuta alla Bnl di via XXIV Maggio. Sempre agli uomini e alle donne finite in manette gli inquirenti riconducono anche la tentata rapina alla Banca dell’Etruria avvenuta a Perugia il 9 gennaio 2015. Un colpo questo impedito dal dispositivo approntato dai militari del capoluogo con l’aiuto della Compagnia Carabinieri di Perugia.

Oltre tali episodi, alle sette persone finite in manette si addebita anche la tentata rapina alla Banca Popolare di Puglia e Basilicata di Campobasso del 26 gennaio scorso e quella avvenuta nella Banca Popolare di Novara di Termoli il 6 marzo, durante la quale finirono in manette due persone.

Il modo in cui i malviventi agivano era sempre lo stesso: individuavano i loro obiettivi che nelle loro comunicazioni telefoniche divenivano “appartamenti da rifare” o “la signora da cui dobbiamo tinteggiare”, si accertavano preventivamente delle vie di fuga e si assicuravano sul posto un luogo sicuro dove poter rifugiarsi sia prima che dopo il colpo.

Durante le rapine, inoltre, i componenti della banda utilizzavano Walkie talkie per comunicare senza correre il rischio di essere intercettati.

I due che il 6 marzo furono arrestati a Termoli, entrambi di origini campane, erano coloro che facevano le irruzioni armati di taglierino negli istituti di credito, quando ormai tutto era stato pianificato.

Soggiornavano alcuni giorni in un domicilio trovato per l’occorrenza nel comune dove la banda avrebbe operato senza uscire di lì, in modo da non essere sottoposti ad eventuali controlli da parte delle Forze di Polizia, se non per fare i sopralluoghi necessari a portare a segno la rapina una volta eseguito il quale rientravano nel domicilio “pulito” e sicuro.

“La banda – le parole del Procuratore Capo armando D’Alterio nel corso della conferenza stampa di oggi – era pronta per eseguire ulteriori rapine ma il loro continuo monitoraggio ha fatto sì che i loro intenti criminosi non potessero essere portati a termine. Il gruppo ha avuto infatti – ha proseguito – una prima battuta d’arresto proprio con l’esecuzione della prima ordinanza di custodia cautelare in carcere del “braccio armato”, mentre la seconda è quella inferta oggi”. Sempre secondo D’Alterio le “modalità d’intervento realizzate costituiscono un modello operativo, da confermare in futuro, in cui la finalità d’indagine si è svolta in piena sinergia con quella preventiva e repressiva, e soprattutto con l’esigenza di salvaguardare l’incolumità delle potenziali vittime”.

Redazione

CBlive

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