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All’Aratro, Galleria Gino Marotta, la mostra antologica di Franco Mulas ‘Storia del Paesaggio’

Inaugurazione 14 novembre 2018 ore 17.30

Si terrà domani, mercoledì 14 novembre 2018, alle 17.30 all’Aratro, l’archivio delle arti elettroniche – museo laboratorio di arte contemporanea, Galleria Gino Marotta, al secondo piano del secondo edificio polifunzionale dell’Università del Molise, l’inaugurazione della sua nuova stagione espositiva. L’occasione sarà quella per presentare la mostra antologica, a cura di Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio – di Franco Mulas (nato nel 1938 a Roma, dove vive), uno dei protagonisti della pittura figurativa italiana degli ultimi decenni, che presenta una selezione di opere che vanno dagli anni Novanta a oggi dedicate al tema del paesaggio, elemento centrale della sua ricerca dopo la sua fase più strettamente figurativa e politica degli anni Sessanta e Settanta.

Alla fine degli anni Ottanta, Mulas ha cominciato a lavorare infatti sulla frammentazione delle immagini di paesaggio, che l’artista, dipingendo, seziona e taglia in lastre e in schegge, per poi ricomporlo come un vero e proprio puntellamento della memoria nel quale recita un ruolo importante il sentimento della perdita delle ideologie e dello smarrimento dell’utopia.

In una sorta di mulinello circolare, Mulas discende a ritroso nel tempo per poi agganciarsi alla contemporaneità, evidenziando la sua attenzione per la Pop Art nella tavolozza acida della pittura che ricorda cromature e colature di acciaio fuso, in un flusso che immerge la sua stesura cromatica in acque della memoria e dell’inconscio, da cui sorgono lastre marmoree dove si innesta il ricordo delle Ninfee di Monet, in opere che appaiono come premonizioni di molte immagini digitali del nostro presente, tra cinema in HD e nuova pittura realizzata al computer.

L’artista compone dunque la sua personale storia del paesaggio, attraversando con coerenza la pittura romantica e le citazioni impressioniste, la Pop Art e l’Informale per costruire un lungo viaggio di sublimazione in cui il paesaggio viene rielaborato in una sorta di décollage iconico fondato sulle basi e sulla trasformazione della sua visione pittorica.

Mulas evoca, così, porzioni di natura rilette dall’occhio artificiale di un’opera che si trasforma in un possibile inventario del reale costruito con gli strumenti archetipi della pittura, ci presenta cataloghi di tramonti e una serie di big bang che mettono l’artista a confronto diretto con il mistero della luce, in lavori dove le immagini si fissano come un codice genetico impresso sull’acqua e sulla pietra e si disfano giungendo al confine dell’astrazione, fino agli ultimi quadri in cui la visione si avvicina alla contemplazione desolata delle macerie culturali di un presente dove l’utopia si è ribaltata nel segno distopico dell’azzeramento e della lacerazione.

Redazione

CBlive

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