Polizia Locale in presidio a Montecitorio. Il vigile urbano Pino Marrone: “A Campobasso non esiste un’efficace organizzazione interna e i ruoli non sono chiari”

Il vigile urbano Pino Marrone
Il vigile urbano Pino Marrone

Gli operatori di polizia locale in presidio a Roma, in piazza Montecitorio davanti al Parlamento, per rivendicare il riconoscimento di quanto, ogni giorno, svolgono a favore dei cittadini e per la sicurezza del territorio, nei grandi e piccoli comuni. Chiedono a tutti i capigruppo di Camera e Senato di essere ricevuti e hanno sollecitato l’intervento di Anci, Upi e Conferenza delle Regioni.

Da tempo, infatti, il sindacato confederale chiede di modificare la legge, vecchia di trent’anni, che regola il lavoro degli oltre 60mila operatori di Polizia Locale. I vigili urbani si occupano di sicurezza e di tutela del territorio, ma svolgono anche altre molteplici attività: da quella di polizia stradale, amministrativa e urbana, ai controlli in materia di edilizia e ambiente, dal lavoro di polizia commerciale, antiabusivisimo e giudiziaria, alle altre attività strategiche per il buon funzionamento della città.

Il sindacato ha sempre sostenuto l’iter parlamentare di numerose leggi di riordino della legge 65 del 1986, naufragate fra i mille veti imposti a livello istituzionale a causa dell’incapacità di governare l’integrazione fra le diverse forze di polizia.

Nel frattempo gli operatori di Polizia Locale si sono visti ridurre diritti quali la malattia, la causa di servizio e l’equo indennizzo, senza alcuna considerazione per la particolarità e pericolosità dell’attività svolta, neppure in materia assicurativa e previdenziale (con palesi disparità di trattamento con gli altri Corpi di polizia dello Stato). A questo si aggiunga, come per tutti gli altri dipendenti pubblici, il blocco del rinnovo contrattuale nazionale e il limite finanziario nella contrattazione decentrata. Non è stato così possibile assicurare efficacemente risposte di flessibilità ed urgenza necessarie rispetto alle attività svolte.

“In questo quadro nazionale complicato, in molti comuni molisani le cose vanno addirittura peggio. Si pensi, per esempio – commenta Pino Marrone, delegato sindacale della UIL, vigile urbano a Campobasso – che nel comune capoluogo il servizio di polizia municipale non è strutturato, non esiste un’efficace organizzazione interna, i ruoli non sono chiari, non è mai stato articolata una chiara funzione di comando, non c’è una vera programmazione del servizio. Questo comporta disfunzioni, la dispersione di risorse strumentali ed una inefficace utilizzazione del personale. Si potrebbero, invece, impiegare risorse (derivanti dai proventi delle multe per il codice della strada) per specifici progetti, per forme di incentivazione a favore dei vigili urbani, con effetti positivi per i diritti dei cittadini e per garantire la sicurezza del territorio. In questi anni non ci sono state nuove immissioni in servizio anche se, in questo settore dell’amministrazione, non opera il blocco del turn over. Il risultato: pochi operatori di polizia locale, male utilizzati e stressati, funzioni svolte in modo carente e inefficace”.

“Abbiamo più volte posto il problema ai tavoli della contrattazione – commenta Tecla Boccardo, leader del sindacato molisano – ma ancora un confronto vero nel merito non è stato nemmeno avviato, nonostante io sia certa della sensibilità e attenzione per la tematica da parte del sindaco Battista. Altrettanto abbiamo fatto con altri comuni molisani dove abbiamo verificato problemi similari. Siamo, infatti, convinti che, incrociando il cambiamento normativo che pretendiamo dal Parlamento con le possibilità di adozione di decisioni operative in tutte le diverse amministrazioni comunali, potremmo davvero dare maggiori sicurezze agli operatori della polizia locale, offrire nuove opportunità occupazionali, fornire un servizio di migliore qualità a tutti i cittadini”.

Redazione

CBlive

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