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Crisi post Covid, il 26% delle imprese molisane ha ridotto il personale. Male ristorazione, commercio e servizi

In Italia tre imprese su quattro hanno mantenuto stabile il numero dei propri occupati nei primi sei mesi del 2020. Circa 290mila invece, pari al 21,3% delle aziende italiane con dipendenti, hanno dovuto ridurre i livelli occupazionali mentre altre 36mila (il 2,6%) li hanno aumentati.

E’ quanto risulta dall’indagine Excelsior condotta tra il 25 maggio e il 9 giugno 2020 da Unioncamere in accordo con Anpal, 1 dalla quale emerge, quindi, un saldo negativo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei propri dipendenti pari al -18,7 (con un massimo di -22,7 punti per le imprese con 10-49 dipendenti).

In Molise, la stessa indagine evidenzia una situazione non molto diversa dai risultati nazionali: su circa 6.500 imprese intervistate, il 72% ha dichiarato di aver mantenuto stabile il numero dei propri occupati nei primi sei mesi del 2020. Circa 1.700 imprese invece, pari al 26% hanno dovuto ridurre i livelli occupazionali, mentre il 2% circa li hanno aumentati.

Vanno meglio le imprese esportatrici, le quali hanno dichiarato nell’82,2% dei casi (contro il 72%) un andamento occupazionale stazionario o in aumento. Segnali positivi emergono dall’indagine anche per le imprese molisane già dotate di piani integrati di digitalizzazione, che mostrano una maggiore resistenza occupazionale grazie alle innovazioni precedentemente introdotte.

A risentire maggiormente dello shock senza precedenti legato all’emergenza Covid-19 sono le piccole imprese (10-49 dipendenti) e le micro imprese (1-9 dipendenti). La ristorazione, il commercio, i servizi avanzati di supporto alle imprese e nell’industria le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco e le costruzioni, rappresentano i settori maggiormente esposti in regione alla contrazione dell’occupazione. Meno critica la situazione occupazionale per le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo, per i servizi informatici e delle telecomunicazioni e per i servizi finanziari e assicurativi.

La possibilità di attivare ammortizzatori sociali (come indicato da circa il 40% delle imprese), l’operare in un settore non interessato dal lockdown (il 25,7%) o fare parte delle filiere considerate essenziali (il 22,7%), nonché il lavoro agile (il 9,8%), sono stati tra i principali fattori indicati dalle imprese come determinanti per il mantenimento e, in alcuni casi, l’aumento dell’occupazione nel 1° semestre dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A determinare la contrazione dell’occupazione, riferita quasi esclusivamente a forme di lavoro a tempo determinato che non si sono potute attivare o rinnovare, sono stati il calo della domanda (indicato dal 67,6% delle circa 1.700 imprese con andamento occupazionale previsto in contrazione), lo stop operativo durante la fase di lockdown (48,1%), problemi di debolezza finanziaria (41,9%) e le limitazioni nei movimenti delle persone in conseguenza del rischio sanitario (25,4%).

Spostando lo sguardo sulle azioni da mettere in campo nei prossimi sei mesi, e quindi, in una prospettiva post-Covid19, vi è da parte delle imprese molisane un elevato dinamismo che spinge il 90,7%, pari ad oltre 5.850 aziende, a programmare interventi a fronte del 17% che dichiara di voler attendere l’evoluzione della situazione per poi delineare un piano di attività.

Le imprese, nell’immediata fase post-Covid, sono in primo luogo concentrate sulle misure per ripartire in sicurezza. Circa 75% ha dichiarato di adoperarsi per l’adozione di strumenti atti a garantire il rientro in sicurezza dei lavoratori. Elevata l’attenzione all’adozione di protocolli di sicurezza sanitaria (il 46,9%), la formazione del personale sui DPI (il 47,6%), alla presenza di un responsabile prevenzione Covid-10 o di in punto sanitario di riferimento (il 18,8%), anche a seguito degli adempimenti normativi previsti per la riapertura. La riprogettazione degli spazi per gli uffici e i reparti produttivi, e più in generale, degli spazi dedicati all’attività lavorativa per garantire il rispetto del distanziamento sociale, infine, completano l’articolato quadro delle misure pianificate dalle imprese per poter riprendere in sicurezza l’attività.

Si prevedono in ogni caso tempi lunghi per la ripresa: tra le imprese che hanno segnalato di essere ancora in una fasi di recupero (circa 5.550), al di là di una quota minoritaria (circa 900) che dichiara di non aver subito perdite in questa crisi, il 41,7%, stima che la propria attività potrà tornare ai livelli pre-crisi non prima di giugno 2021; mentre solo circa l’8,4% delle imprese vedono più vicino, tra luglio e ottobre, il ritorno ad una situazione accettabile e il 40,1% traguardano tale obiettivo per fine del 2020.

Redazione

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