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Premier League, analisi tattica dell’Everton di Ancelotti, l’outsider del campionato

Lo spettacolo del grande calcio europeo è iniziato da circa un mese. Tutti i maggiori campionati del Vecchio Continente sono in corso di svolgimento e in alcuni di essi le sorprese non sono mancate. Tra questi c’è, di diritto, la Premier League. La massima serie inglese, infatti, ha regalato risultati inaspettati nelle prime giornate. Come la classifica, che vede in testa una vera e propria outsider. Parliamo di Carlo Ancelotti e del suo Everton delle meraviglie. Un lavoro di cui andrebbe fiero il suo ex storico procuratore Ernesto Bronzetti. Il tecnico italiano ha prelevato la squadra in corso d’opera nella passata stagione e, per la prima volta in estate, ha avuto modo di effettuare l’intera preparazione con la formazione di Liverpool.

Un ruolino di marcia sinora impeccabile che in molti si chiedono quanto potrà durare. Le quote di calcio sui prossimi match non danno l’Everton sempre favorito, eppure lo stato di forma dei ragazzi di Ancelotti è strepitoso e non è detto che possano stupire ancora. Specie grazie ai nuovi arrivati. Su tutti Allan, prelevato dal Napoli, e James Rodriguez, arrivato in prestito gratuito dal Real Madrid. In difesa, poi, Ancelotti può contare sull’aiuto di Ben Godfrey, 22enne acquistato dal Norwich per la cifra di 27,50 milioni di euro. Da non dimenticare, infine, l’arrivo di Abdoulaye Doucouré dal Watford per 22 milioni. Insomma, acquisti mirati a rinforzare una rosa già competitiva lo scorso anno. Parliamo di una squadra che ha come scopo principale il dominio del pallone in fase di possesso palla. La continua ricerca della costruzione dal basso è una costante fondamentale nel gioco dell’allenatore italiano.

Il contesto situazionale più frequente vede il mediano Delph scendere esternamente ad impostare in linea con i due difensori centrali, ricoprendo il ruolo temporaneo di terzino sinistro e formando una linea a tre di difesa, con i terzini titolari che hanno libertà di salire fino alla trequarti campo per dare ampiezza alla squadra e liberare i due esterni offensivi.  Questi ultimi, così, hanno l’opportunità stringere al centro per sfruttare le loro qualità tecniche. Grazie alla costruzione dal basso, in cui ha ruolo più che attivo anche il portiere Pickford, si forma un 3-1-4-2, con i due attaccanti scaglionati che hanno un ruolo differenziato tra loro, per arrivare in porta con maggior facilità.

Anche la difesa è un marchio di fabbrica tipico di Ancelotti. Tutto parte dal pressing alto sull’uomo, con i due attaccanti che formano la prima linea di pressione, bloccando ai difensori avversari tutti gli scarichi in verticale verso mediani e giocatori tra le linee. In generale, la linea difensiva rimane alta, per accorciare il più possibile con il reparto davanti e con una propensione al rientro anche dei giocatori più offensivi. Tipico, in questo senso, è il raddoppio degli esterni d’attacco insieme ai rispettivi terzini.

Tra i punti di forza dell’Everton si possono annoverare l’abilità dei terzini nell’uno contro uno, la pericolosità su palle inattive, la capacità di alternare i ritmi di gioco in base alle situazioni e recuperare molti palloni bassi nella metà campo avversaria. In poche parole, imprevedibilità, duttilità e aggressività. Tra le debolezze, invece, si riscontra una certa sofferenza in velocità sia sugli esterni che al centro, specie se i difensori centrali vengono pressati in disimpegno. Sembra risolto, invece, il problema delle tante ammonizioni a partita. Nella sfida vinta contro il Tottenham alla prima di campionato per 0-1, ad esempio, nessuno dell’Everton è stato ammonito. Un fattore che fa ben sperare per il futuro in Premier League.

Redazione

CBlive

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