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La lezione civile di Tito Barbieri, patriota dimenticato. A Pietracatella il ricordo di un rivoluzionario molisano

Domenico Rotondi

È stato presentato domenica 15 giugno, presso la Biblioteca comunale di Pietracatella, il volume Tito Barbieri. Un turbolento mazziniano di Gabriella Paduano, pubblicato da Lampo. All’evento, introdotto dal sindaco Antonio Tomassone e dalla presidente della Pro Loco Paola Pasquale, è seguito un dialogo tra l’autrice e il professor Luciano Pasquale, docente di storia e filosofia, che ha contribuito a delineare con lucidità il contesto storico e umano in cui si colloca la vicenda di Barbieri.

Il volto nascosto del Risorgimento

Il libro – frutto di un meticoloso lavoro d’archivio e arricchito da un’intelaiatura narrativa solida – riporta alla luce la figura di Tito Barbieri (Ripabottoni, 1821 – Campobasso, 1865), patriota molisano che fu protagonista, ancorché marginale nelle cronache ufficiali, della lunga stagione risorgimentale. Condannato alla pena capitale per attività cospirative contro il regime borbonico, visse gran parte della sua vita in esilio: da Marsiglia a Londra, da Parigi a Costantinopoli, fino a Malta e all’Egitto. Fu amico e collaboratore di Giuseppe Mazzini, militante nella Giovine Italia, combattente nella spedizione dei Mille e alla battaglia del Volturno.
Rientrato in patria nel 1863, fu eletto consigliere provinciale di Campobasso. Morì due anni dopo, a soli 44 anni, dopo un’esistenza interamente consacrata alla causa dell’unità e della libertà d’Italia. La sua casa natale, oggi sede municipale di Ripabottoni, è ancora testimone di una memoria civile che il libro di Paduano restituisce con rigore e passione.

Una biografia morale

L’opera non si limita a registrare date e avvenimenti: è, piuttosto, il ritratto morale di un uomo fuori dagli schemi. Barbieri appare come una figura dalla fisionomia sfaccettata: fervente mazziniano e al tempo stesso uomo di profonda fede, rivoluzionario irregolare e spirito inquieto, combattente e pensatore. Non a caso l’autrice lo definisce “un uomo che voleva fare l’Italia a colpi di sciabola”, ma che visse il proprio impegno con una coerenza interiore che si traduceva in sacrificio concreto, non in retorica.
Particolarmente efficaci risultano le pagine dedicate all’esilio: non come semplice condizione geografica, ma come condizione esistenziale. La biografia restituisce il senso profondo di un impegno civile radicale, privo di concessioni all’opportunismo, vissuto in prima persona fino all’estremo.
Una storia minore che illumina la grande storia
Nel panorama di una storiografia risorgimentale spesso dominata dalle grandi figure istituzionali, il libro di Paduano ha il merito di riportare l’attenzione su uno dei tanti protagonisti “minori” che ne hanno rappresentato la linfa più autentica. Con prosa limpida, sorretta da un lessico preciso e mai pedante, l’autrice costruisce una narrazione che parla al lettore contemporaneo, restituendo umanità e complessità a un’epoca che troppo spesso è stata semplificata.

Tito Barbieri. Un turbolento mazziniano si impone così come un testo di riferimento per chi voglia interrogarsi sul senso profondo dell’identità nazionale, attraverso il prisma di una biografia che è, in fondo, anche una parabola etica. Non un’agiografia, ma una restituzione storica fedele e partecipe, capace di tenere insieme tensione ideale e radicamento locale.

Redazione

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