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Cinquanta anni fa moriva il Senatore Renato Angiolillo, precursore della televisione privata

LUIGI IOSA

È a Roma, nel dicembre del 1956, che si fa avanti il primo imprenditore italiano con una proposta di tv privata. Lui è il Senatore Renato Angiolillo, storico fondatore e direttore del quotidiano Il Tempo, plenipotenziario del Vaticano, della DC e di molte altre consortorie americane e la sua Tempo TV dovrebbe coprire, con il suo segnale, Lazio, Campania e Toscana, mentre a Napoli ci penserà il comandantissimo Achille Lauro con una tv tutta per il Sud. Tutto questo sulla base di precedenti europei, come quello che autorizza, nel 1955, la nascita nel Regno Unito della tv commerciale ITV (Independent Television). A Milano qualcuno storce il naso per tutta questa intraprendenza e, bruciando sul tempo Tempo TV, nel 1957 costituisce Televisione Libera (Tvl), società per azioni che vede riunirsi il gotha dell’imprenditoria, della finanza e della politica milanese per i capitali e di know how statunitense per quanto riguarda la fornitura degli impianti e di alcuni programmi.

Il factotum di questa operazione segretissima è William A. Berns, dirigente americano della Rca e del network tv Nbc, in odore di Cia. Dopo aver contribuito all’installazione della rete commerciale inglese e a quella pubblica della Jugoslavia, Berns allaccia trattative con Spagna e Grecia. In Italia prende contatto con Attilio Volontieri – che aveva creato il Centro Milanese Cinetelevisivo per produrre filmati pubblicitari per Carosello -, Giovanni Vittorio Figari, industriale, figlio di primo letto dell’editore del Corriere della Sera Giuseppina Crespi. Per ottenere il superamento degli ostacoli di natura giuridica attraverso iniziative parlamentari, Berns si affida a un certo Umberto Ortolani, proprietario di Telemediterranea, società con le stesse finalità di Tvl. Viene selezionata anche una “signorina buonasera”, la graziosa Nataniela De Micheli, già volto della Rai di Milano sin dalle prime trasmissioni sperimentali di Corso Sempione.

Passa un anno e si avvicina la data dell’inaugurazione programmata per il 6 novembre 1958 con uno spettacolo addirittura di Frank Sinatra. Ma qualcuno spiffera tutto al Ministero delle Poste e un grigio ufficiale giudiziario si presenta davanti alla sede di Tvl con un ordine di sequestro firmato dalla Procura della Repubblica, eseguito il 24 ottobre 1958. L’operazione salta, Sinatra rimane in Florida e Berns riesce a sfuggire all’arresto tornando negli Stati Uniti con tutta l’attrezzatura che, nonostante i sigilli in ceralacca, viene trafugata non si sa come durante la notte dall’ultimo piano del Pirellone. Detto così, sembra una barzelletta, ma si trattò di fatto di prove generali, decisamente troppo in anticipo sui tempi “democristiani” dell’Italia pre-boom, tant’è che sarà una sentenza della Corte Costituzionale nel 1960 – sulla scorta del decreto governativo del 1952 che dava una concessione di 20 anni al servizio pubblico – a riaffermare il monopolio della Rai (la sentenza n. 59 del 1960 commentata dalla dott.ssa Luana Leo, allieva del prof. Enrico Cuccodoro, docente di Diritto Costituzionale dell‘Università degli Studi del Salento).

Ma chi era quell’Umberto Ortolani? Non è un omonimo, è proprio lui, il vice di Licio Gelli che contribuirà a scrivere il Piano di Rinascita Democratica della P2 che prevedeva anche la fine del monopolio Rai con la creazione di un network commerciale con finalità politiche in chiave ultra-liberista.

Ci riuscirà, come sappiamo, Silvio Berlusconi battendo tutti i concorrenti, compresa la tv del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera travolto nel 1980 dallo scandalo P2. A fargli strada nella capitale sarà Gianni Letta, amico e depositario dei segreti di Renato Angiolillo, proprietario del Tempo TV.

https://www.filodiritto.com/difesa-del-monopolio-pubblico

Renato Angiolillo Jr

Redazione

CBlive

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