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Giuramenti in assetto di guerra nel ‘Ver Sacrum e rituali dei Sanniti’: in scena a Bojano, il 13 agosto, la XXI edizione

“Alleati nella Lega Sannitica, contro Roma, consapevoli della comune discendenza Safina, i popoli stanziati lungo l’Appenino centrale e meridionale contrastarono duramente le mire espansionistiche della giovane Repubblica romana, nel corso di lunghi ed estenuanti conflitti, passati alla storia con il nome di “guerre sannitiche. Sconfitti, ma indomiti, e sempre fieramente ostili ai romani, i Sanniti non si rassegnarono mai alla perdita dell’indipendenza, neppure di fronte alla vittoria definitiva di Roma. E furono in prima linea quando si trattò di rivendicare con forza i diritti politici e civili negati alle popolazioni italiche assoggettate a Roma. Nel settembre del 91 a. C., il tribuno della Plebe Marco Livio Druso, da sempre, presso il Senato Romano, favorevole agli Italici, presentò una legge per il riconoscimento dei loro diritti, ma il giorno stesso venne accoltellato nell’atrio di casa. La notizia si diffuse fra gli italici e la decisione fu quella di coalizzarsi per muovere guerra a Roma” [da “Ver Sacrum e rituali dei Sanniti”].

A convalidare le radici sacrali del potere civile e militare, nel Sannio antico, intervengono i riti legati ai trattati, ai giuramenti, alla guerra. Traendo ispirazione dalla rievocazione storica “Ver Sacrum e rituali dei Sanniti” di cui si terrà la XXI edizione, a Bojano, il 13 agosto p.v., ci piace qui istituire un parallelo, fra il giuramento della “Lega Italica” (avvenuto nel 90 a.C.) e quello della “Legio Linteata” (293 a.C.), risalente questo nella seconda guerra sannitica, all’incirca 2 secoli prima. Sul rovescio di un notissimo denario italico del 90 a.C., otto guerrieri, equamente disposti ai lati sinistro e destro, giurano con le spade puntate su un maialino tenuto da un personaggio in ginocchio (un feziale, un soldato?). Dietro, un’asta, un’insegna.

Presso le popolazioni italiche, le alleanze omoetniche (fra popoli dalla medesima origine) venivano giurate secondo un cerimoniale ben documentato nelle fonti antiche, nella letteratura come nella numismatica. Si tratta di una procedura che per le sue caratteristiche particolari, come la segretezza, la pratica di sacrifici umani e cruenti, il coinvolgimento esclusivo del “popolo in armi” e l’uso di spade (invece che della pietra di selce, affermatosi in epoca successiva) rivela tratti di evidente arcaicità; in altri temini, si tratta di una procedura che gli italici conservarono, nel tempo, senza soluzione di continuità, anche nella romanizzazione, e che poi convintamente riesumarono nell’insurrezione, per ribadire ancora e per l’ultima volta la dignità e l’indipendenza della loro civiltà:

Vitelios, giuriamo! Su Giove Ottimo Massimo, su Vesta, su Marte, sugli Dèi che hanno generato i nostri popoli, sugli eroi che ci assistono in battaglia, combatteremo fino all’ultimo sangue per l’indipendenza. E se mai rinnegheremo questo giuramento possano le nostre vite, le nostre famiglie, le nostre proprietà, i nostri figli, esserci tolti” [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]

Il recupero arcaizzante emerge con chiarezza, se procediamo (mutatis mutandis) al confronto con quanto Livio (Ab Urbe condita, 10, 38) descrive del solenne giuramento che i capi sanniti prestarono alla vigilia della battaglia combattuta ad Aquilonia (contro Roma) nel 293 a.C. (ovvero la Legio Linteata). Il rito si svolge al centro dell’accampamento, in un vasto ambiente costruito proprio per l’occasione e coperto con teli di lino. Un sacrificio compiuto da un anziano sacerdote nel rispetto di un antico cerimoniale, precede il giuramento che viene prestato dai «più nobili per stirpe ed imprese» alla presenza del sacerdote medesimo, del comandante supremo della Lega sannitica e di soldati schierati tutt’intorno con le spade sguainate:

“Giuro di combattere per amor di libertà. Giuro di allontanare da me la paura, il desiderio di fuga, l’ira delle divinità celesti ed infernali. Giuro di andare in battaglia ovunque il mio comandante voglia condurmi. Giuro di non ritirarmi mai dalla lotta e di uccidere immediatamente chiunque tenti di fuggire. La maledizione degli Dei discenda sul mio capo, sulla mia famiglia, sulla mia stirpe, qualora io venga meno a questo giuramento” [da Ver Sacrum e rituali dei Sanniti]

 

(Mariantonietta Romano – Associazione “Ver Sacrum-Bojano)

Redazione

CBlive

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