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Salcito, la borsa lavoro è realtà: una risposta concreta al bisogno di inclusione e presidio del territorio

Domenico Rotondi
Con la deliberazione n. 40 del 31 marzo scorso, la Giunta comunale di Salcito ha dato attuazione a una misura dal forte valore simbolico e sociale: l’istituzione di una borsa lavoro destinata ad attività di supporto alla manutenzione del patrimonio comunale, da svolgersi in coordinamento con l’Area Tecnica dell’Ente. Rivolta a cittadini disoccupati o inoccupati di età compresa tra i 50 e i 67 anni, residenti da almeno tre anni nel Comune, l’iniziativa si è tradotta in un’azione concreta di politica attiva del lavoro, ispirata ai principi di inclusione sociale, riattiva-zione personale e valorizzazione dei beni comuni.
Il progetto – già operativo – si inserisce nel solco di esperienze analoghe maturate in altri contesti territoriali, in particolare nei piccoli comuni montani e nelle aree interne del Paese. Tra i casi più emblematici si ricordano il programma “Borse lavoro over 50” del Comune di Tolmezzo (UD) e l’iniziativa promossa a Rocchetta Sant’Antonio (FG), dove i beneficiari di misure minime sono stati coinvolti in attività di pubblica utilità. Anche in Molise si registrano precedenti significativi: dalla sperimentazione sociale condotta a Sepino al percorso strutturato promosso dal Comune di Agnone, oggi divenuto punto di riferimento per l’Alto Molise grazie all’efficacia e alla continuità amministrativa dimostrate.
In coerenza con queste esperienze virtuose, l’Amministrazione comunale di Salcito ha scelto di intervenire, smentendo con i fatti la retorica dell’abbandono territoriale e riaffermando il ruolo dei piccoli comuni quali presìdi attivi di cittadinanza e dignità. L’accesso alla misura appena attivata ha rappresentato, pertanto, non soltanto una risposta concreta a una condizione di fragilità occupazionale, ma anche un gesto di responsabilità civica e una forma tangibile di presidio del territorio: ritessere la quotidianità dei luoghi marginali attraverso il lavoro, la cura e la partecipazione. Una strategia tanto più rilevante alla luce delle attuali trasformazioni ambientali e demografiche.
Il cambiamento climatico in atto, infatti, ha reso ancor più urgente la rivitalizzazione delle Aree Interne dell’Appennino. A smentita di letture burocratiche e superficiali, questi territori – in cui sorgono i comuni storici di media e alta collina – continuano a confermarsi tra le poche realtà in grado di offrire una qualità della vita realmente sostenibile, fondata su un clima salubre, una fertilità agronomica autentica e una solida coesione comunitaria.
Non è un caso che Fabrizio Barca, economista di riferimento e già coordinatore della Strategia Nazionale per le Aree Interne, abbia più volte indicato proprio nell’Appennino la matrice rigenerativa di un’Italia futura, fondata sull’inclusione, sulla responsabilità condivisa e sulla partecipazione attiva delle comunità locali.
In questa direzione si è espresso anche il sindaco di Salcito, Giovanni Galli, auspicando la definizione di nuove politiche regionali e nazionali capaci di contrastare la piaga dello spopolamento attraverso interventi mirati, sostenibili dal punto di vista finanziario e coerenti con i bisogni concreti espressi dai territori.

Redazione

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