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‘Nero a metà’ e ‘Accademia Britannica’, in Molise l’integrazione sociale dei migranti si realizza col calcio. Due squadre e un obiettivo comune: tornare a far sognare chi ha visto i propri sogni infranti

La squadra dei 'Nero a Metà Castelmauro'
La squadra dei ‘Nero a Metà Castelmauro’

GIUSEPPE FORMATO

Due squadre e altrettanti esempi di integrazione sociale. Una regione, la ventesima d’Italia, per istituzione e, per certi versi, anche per sviluppo economico, ma con un cuore da grande potenza mondiale.

Il calcio è il comune denominatore, l’integrazione dei migranti presenti sul territorio l’obiettivo. Ed ecco che, in Molise, nascono, all’inizio della stagione sportiva 2016/2017, due squadre composte esclusivamente dai ragazzi che si trovano nei centri di accoglienza Sprar.

‘Nero a metà’ e ‘Accademia Britannica’ sono i due ‘dream team’ che danno lustro a un Molise dai due volti: c’è chi ritiene che, vista l’esigua popolazione, i migranti presenti sul territorio siano tanti, ma c’è anche chi prova a dare un segno tangibile che, aprendo la mente, ci sia spazio per tutti. A maggior ragione per chi scappa da guerre e persecuzioni, fuggendo, con molta probabilità, da morte certa.

‘Nero a metà’, che parteciperà al campionato di calcio del Centro Sportivo Italiano, è la squadra composta dai ragazzi ospiti della cooperativa ‘Marinella’ a Castelmauro, centro di 1.500 abitanti in provincia di Campobasso, a metà strada tra il capoluogo e Termoli.

Gambia, Costa d’Avorio, Bangladesh, Nigeria e Guinea Conacry sono le nazioni rappresentate nella squadra ‘Nero a metà’, esempio questo che il calcio, in quanto fenomeno sociale, sia in grado di abbattere ogni forma di barriera e differenza. Sul campo si parla una sola lingua: quella del pallone che rotola sul prato verde per essere depositato in fondo al sacco.

Alla diffusione della notizia di questa iniziativa è scattata immediatamente la macchina della solidarietà, quella dell’Italia sana e intelligente.

Il primo problema, affrontato dai dipendenti del centro di accoglienza di Castelmauro, è stato quello economico. Qualche giro di telefonata e, come per magia, si è messa in moto la macchina organizzativa per sopperire al problema principale, tipico di tutte le squadre di calcio.

La Lazio, club di serie A, contattata dal ‘Lazio Club’ di Isernia, ha risposto immediatamente presente e, così, sarà la società di patron Lotito a fornire il materiale tecnico alla squadra ‘Nero a metà’. I ragazzi giocheranno con le divise biancocelesti del team capitolino e avranno anche le tute di rappresentanza della Lazio.

“La Lazio è attenta alle iniziative umanitarie – ha spiegato Gabriele Passaro, vice-presidente del ‘Lazio Club’ di Isernia e fondatore della squadra – per cancellare, nell’opinione pubblica, l’accostamento al razzismo di alcuni gruppi di tifosi”.

Sistemati i primi tasselli con la composizione della squadra e il reperimento delle divise, gli ideatori dell’iniziativa si sono attivati immediatamente per l’organizzazione di una serata dallo scopo benefico, finalizzata a raccogliere i fondi necessari alla squadra per iscriversi al campionato, allenarsi ed affrontare le trasferte.

Quale miglior modo per attrarre persone e raccogliere risorse economiche? In Italia, dopo il calcio, ad aggregare maggiormente i cittadini è, senza dubbio, la tavola. Al tema di “We love football, we fight racism”, dunque, l’organizzazione di una cena etnica.

A Trivento, così, con l’ausilio della Pro Loco ‘Terventum’, al costo di dieci euro, i commensali hanno potuto degustare le pietanze cucinate dagli ospiti del centro di accoglienza di Castelmauro e, dunque, dagli stessi calciatori, visibilmente emozionati per essere i protagonisti indiscussi della serata. Come gli idoli che la televisione ci proietta a ogni ora del giorno.

La presentazione della squadra 'Nero a metà'
La presentazione della squadra ‘Nero a metà’

Nella cittadina trignina, insieme ai ragazzi di ‘Nero a metà’, così si sono ritrovati tanti cittadini e diversi esponenti del mondo istituzionale e politico. Su tutti, il Prefetto di Campobasso, Francescopaolo Di Menna, eletto primo tifoso del team.

“Una idea superlativa – le parole del Prefetto Di Mennaperché credo che questa iniziativa rappresenti il massimo nel processo di accoglienza e integrazione, cui devono mirare i centri dove sono ospitati i richiedenti asilo. È stato un grande successo per chi opera nella cooperativa di Castelmauro, perché inizialmente in quella cittadina c’era stata qualche perplessità nell’accogliere i migranti”.

Tra un intervento e l’altro, tra una portata e l’altra, è toccato a Giovanni Tomasso leggere alcuni brani, tratti dal ‘Sogno’ di Martin Luther King.

“I molisani sono un popolo aperto all’accoglienza e questa ne è la dimostrazione – le affermazioni dell’assessore comunale di Castelmauro, Gianfranco SciarrettaAnzi, ne approfitto per scusarmi con i nostri ospiti, perché inizialmente nel nostro paese si era creato un comitato volto a ostacolare questo processo di ospitalità. Abbiamo dimostrato con i fatti che i castelmauresi e i molisani hanno ben altra sensibilità e, soprattutto, hanno un altruismo fuori dal comune”.

A mettersi a disposizione della squadra anche l’ex calciatore professionista, Carmelo Parpiglia, in carriera  318 presenze e 20 gol in serie B, oggi consigliere regionale, entusiasta del progetto: “Mi sento ancora calciatore e mi ritengo un allenatore mancato. Per questo motivo, vorrei partecipare a qualche allenamento, al fine di dare un contributo personale ai ragazzi, trasferendo loro la mia esperienza di vita e sui campi da calcio”.

Se ‘Nero a metà’ parteciperà al campionato amatoriale Csi, un’altra squadra molisana, invece, proverà l’esperienza nel campionato federale di Seconda categoria.

Si tratta dell’Accademia Britannica, squadra composta dai migranti dei centri di accoglienza di Campobasso e Castellino sul Bifernino, allenata dall’ex calciatore professionista Ugo Armanetti, difensore e bandiera del Novara tra serie C1 e C2, con 143 presenze 29 gol realizzati con gli azzurri tra il 1990 e il 1994 e un totale di oltre 250 partite nel mondo ‘prof’.

Problemi economici qui non ce ne sono: la squadra porta il nome del main sponsor, la scuola privata di lingua inglese del capoluogo molisano, ed è stata costituita per volontà dell’ortopedico Angelo Di Stefano, un passato in politica da assessore regionale alla Sanità e diverse esperienze nel mondo dei calci d’angolo, da dirigente e medico, anche col Campobasso in Lega Pro.

Il campo di gioco è quello di Petrella Tifernina, terra battuta. Poco male. Le idee sono chiare: giocare a calcio, provare a vincere qualche partita e dare l’opportunità ai calciatori di realizzare il sogno tramontato in Patria, ma che potrebbe tornare in auge nel Belpaese.

“Mi è venuta questa idea – ha spiegato il ‘deus ex machina’ Angelo Di Stefanoperché sono convinto che il calcio possa rappresentare un veicolo di riscatto sociale per questi ragazzi. Molti di loro hanno un potenziale inespresso e noi siamo tenuti a dar loro l’opportunità di esprimersi secondo le proprie attitudini. Abbiamo fatto una vera e propria selezione per comporre la squadra, aiutati dal nostro allenatore, Ugo Armanetti, che ha giocato tanti anni a calcio a ottimi livelli. Ci sono diversi buoni calciatori in squadra e il nostro obiettivo, oltre a quello di far divertire i migranti, è provare a dar loro un futuro attraverso lo sport e, nel caso specifico, il calcio. Abbiamo fornito a questi ragazzi uno strumento per dimostrare il proprio valore. Sono certo che l’anno prossimo vedremo qualcuno di loro in categorie superiori. Saremo felici di contribuire a scrivere una bella storia umana e sportiva. Ognuno di loro aveva un sogno. Speriamo di riavvolgere il nastro e far tornare i ragazzi a immaginarsi su un campo da calcio in una categoria importante, davanti a migliaia di tifosi impazziti”.

Da mesi è in voga il tormentone “il Molise non esiste”, ma questi due esempi dimostrano, ancora una volta, che la ventesima regione d’Italia sia viva e vegeta con una forza e un cuore inversamente proporzionali alla sua estensione geografica.

Redazione

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