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Autista Seac licenziato, viene reintegrato dalla Corte d’Appello

Pedinato da un investigatore privato, un dipendente è stato condannato al licenziamento per ‘uso illegittimo’ dei permessi. La sentenza della Corte d’Appello, però, ribalta la vicenda e l’autista viene reintegrato

Battaglia legale vinta in Appello per il dipendente della Seac e per i suoi legali. La sentenza della Corte d’Appello ha, infatti, ribaltato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale del Lavoro nello scorso febbraio 2015 quando, un autista della azienda di trasporto pubblico urbano era stato licenziato per ‘uso illegittimo e arbitrario dei permessi’.

Soddisfazione per gli avvocati Nicola Criscuoli e Gianlivio Fasciano che hanno sostenuto legalmente il dipendente della Seac e “sono riusciti a dimostrare l’innocenza dell’autista e sindacalista della Uil”.

La condanna in primo grado era arrivata dopo un’indagine compiuta dalla stessa società campobassana che, con l’ausilio di un investigatore privato, aveva pedinato il proprio dipendente.

I legali Criscuoli e Fasciano hanno, invece, sostenuto e provato giudizialmente che il lavoratore avesse, effettivamente, fruito in modo del tutto legittimo dei permessi sindacali richiesti.

Pertanto, la Corte d’Appello ha ritenuto che l’avvenuto utilizzo dei permessi richiesti nel caso in esame, per svolgere propriamente attività sindacale, non lede il vincolo fiduciario tra le parti e, quindi, non giustifica il licenziamento ma, eventualmente, una sanzione conservativa.

E dunque, accogliendo la tesi degli avvocati incaricati, la Corte molisana ha ritenuto sproporzionato il licenziamento disposto, sul presupposto che, ai sensi del contratto nazionale di lavoro “applicato e della normativa in tema, l’assenza sino a tre giorni, anche qualora fosse considerata arbitraria, è comunque punita con una sanzione conservativa, derivandone anche per tale motivo la nullità del recesso”.

Redazione

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