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Giornata mondiale del rifugiato, da Piazzetta Palombo l’invito ad aprirsi alla conoscenza e all’accoglienza

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La Giornata Mondiale del Rifugiato a Piazzetta Palombo

Una domenica pomeriggio di inizio estate dedicata alla Giornata mondiale del rifugiato: spostata da sabato 20 giugno (giornata mondiale del rifugiato, appunto) a domenica 21, l’evento, organizzato dall’associazione Primo marzo, con la collaborazione di Sinistra Ecologia e Libertà, ha richiamato un nutrito gruppo di persone in Piazzetta Palombo, teatro prima di un dibattito sul tema dei flussi migratori originati dalle emergenze umanitarie in atto nel mondo, poi di un concerto dal vivo, in concomitanza con un buffet multietnico.

Il dibattito, animato da Adelmo Di Lembo, dell’associazione Primo marzo, Nico Ioffredi, consigliere regionale Sel, Alessandra Salvatore, assessore alle Politiche per il Sociale del Comune di Campobasso, Hikmet Aslan, presidente dell’associazione Primo marzo, e la moglie Mensure Ahmed, si è incentrato sulla questione legata alla non corretta (in quanto incompleta) informazione veicolata quotidianamente sui mass-media in tema di profughi e richiedenti asilo: tutti sono stati d’accordo nell’evidenziare come si tenda a dare l’dea di una invasione spropositata di migranti richiedenti asilo, rispetto alla quale alzare muri e barriere.
E’ emersa, invece, una realtà ben diversa: a fronte di fenomeno, esaminato nel dettaglio nell’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, che coinvolge complessivamente nel mondo 60 milioni di persone (di cui il 51% di minori), l’Europa e i Paesi occidentali accolgono solo il 14% del totale, mentre l”86% dei profughi viene ricevuto dai Paesi in via di sviluppo. La Turchia, il Pakistan ed il Libano, poco più grande dell’Abruzzo, sono infatti i tre paesi che accolgono il maggior numero di profughi.

I paesi di provenienza dei richiedenti asilo (63.000 quelli giunti in Italia nel 2014, a fronte di un numero complessivo di arrivi pari a 170.000 nello stesso anno) sono caratterizzati da guerre civili e gravi instabilità originate o favorite dai paesi occidentali, che, dopo avere colonizzato e assoggettato a controllo tutte le straordinarie risorse energetiche e minerarie di quegli Stati, continuano oggi a praticare politiche di sostegno ai governi che, di volta in volta, risultano essere funzionali alle proprie strategie commerciali o geopolitiche, anche quando tale sostegno avvantaggia Stati che alimentano dittature e gruppi terroristici.

Il dibattito, la scorsa domenica, ha, però, toccato il momento di maggiore intensità con le testimonianze di Hikmet, di etnia curda, e di sua moglie, oggi cittadini italiani, che hanno ricordato le persecuzioni e le torture subite, nonché il lungo e drammatico viaggio intrapreso per trovare salvezza e per “potere ricominciare a godere di diritti fondamentali, quello alla libertà ed alla integrità psico-fisica, che in Italia si danno per scontati, ma che sono un bene prezioso e – ha dichiarato Hikmet- che vanno salvaguardati”.

Il loro cammino li aveva portati ad ottenere protezione internazionale in Germania, ma alla fine, grazie al contatto con un italiano originario di Ripalimosani, hanno deciso di rinunciare a una serie di vantaggi di natura patrimoniale, per trovare una nuova “patria”, intesa come luogo in cui potere ricreare rapporti umani, dove potersi sentire a casa, proprio a Ripalimosani, dove hanno trovato una comunità che li ha accolti senza pregiudizi e dove è stato possibile creare importanti relazioni umane.

Oggi Hikmet e Mensure, cittadini italiani, mettono, assieme ai tanti volontari del comitato Primo marzo, il loro tempo e la loro umanità a disposizioni di quei migranti che, come loro, cercano di ricostruirsi una vita, dopo avere lasciato a malincuore il proprio paese di origine ed i propri cari. L’invito che ne è venuto fuori a Piazzetta Palombo, rafforzato anche dal giovane iraniano Ahmed, arrivato da minorenne in Italia è quello di  non lasciarsi condizionare da messaggi di paura, che inducono a chiudersi e ad arroccarsi dietro presunte necessità di difendersi da un’invasione quasi militaresca, ma di aprirsi alla conoscenza ed all’accoglienza di persone che cercano legittimamente una pace e una serenità che è l’aspirazione di ogni essere umano.

CRI.SAL.

 

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